M49 e quella libertà agognata che potrebbe non durare: cosa può accadergli una volta catturato ancora?

La sua sete di libertà lo ha sottratto nuovamente al recinto del centro faunistico Casteller, ma il radio collare permetterà di recuperarlo più facilmente delle altre volte. Cosa potrebbe succedergli una volta catturato ancora? La risposta potrebbe trovarsi nel piano d’azione per la conservazione dell’orso bruno, il Pacobace.
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Sara Del Dot 28 Luglio 2020

La seconda fuga di M49 ha scatenato varie reazioni, aprendo nuovamente lo scenario di cosa può accadere a un orso come lui, alla costante ricerca di una libertà che non può che essergli negata dal momento che il suo comportamento poco schivo e dannoso nei confronti di beni materiali e degli spazi dell’uomo gli ha conferito la definizione di orso “dannoso”. Una definizione che non ci siamo inventati noi, ma che è indicata nel “Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali” (Pacobace), che rappresenta il piano d’azione formale condiviso da tutte le amministrazioni che hanno a che fare con l’orso bruno e la sua gestione.

Lo stesso documento che l’Oipa, l’Organizzazione italiana protezione animali, ha citato in un comunicato stampa di difesa di Papillon, affermando che all’interno del testo, per gli orsi come lui, sono previste varie opzioni di azione, che non riguardano soltanto la cattura permanente ma possono anche prevedere il rilascio in altre zone, lontane da quella attuale, dove può essere monitorato.

Ma facciamo insieme un passo indietro per capire bene in quali conseguenze potrebbe incorrere M49 una volta catturato di nuovo, secondo il testo del documento.

L’orso bruno, infatti, è una specie protetta a livello sia nazionale che internazionale, dalla legge quadro 11 febbraio 1992 n.57, dalla Convenzione di Berna e dalla direttiva comunitaria 92/43/CEE, chiamata anche direttiva “Habitat”. La conservazione di questo animale va preservata e tutelata come un tesoro di biodiversità, quindi, sebbene nelle zone in cui è presente uno dei sentimenti prevalenti sia il desiderio di allontanarlo definitivamente.

A questi divieti di cattura e uccisione, però, sono naturalmente previste alcune deroghe, che riguardano casi di particolare dannosità o pericolo per la sicurezza pubblica e soprattutto a condizione che non esistano alternative praticabili. Si tratta di deroghe che possono essere applicate solo ed esclusivamente con un’autorizzazione del Ministero dell’Ambiente espressa sulla base di una valutazione tecnica dell’INSF, l’Istituto nazionale per la fauna selvatica, oppure in casi di pericolo estremo in cui un rallentamento dovuto a procedure burocratiche potrebbe provocare danni irreparabili alla sicurezza pubblica.

Proprio a questo proposito, quello che interessa M49 ed è stato citato nello specifico da Oipa è il capitolo 3 del Pacobace, che riguarda “Criteri e procedure d’azione nei confronti degli orsi problematici e di intervento in situazioni critiche”. In questo capitolo viene effettuata subito una distinzione tra orso “dannoso”, ovvero un orso che arreca “ripetutamente danni materiali alle cose” come predazione, distruzione di alveari, danni alle coltivazioni e alle strutture, o che si appropria di alimenti dell’uomo o dei suoi animali (il caso appunto di M49), e orso “pericoloso” che invece rappresenta un pericolo per l’essere umano magari perché lo attacca senza ragione o si introduce in un’abitazione in cui sono presenti persone. Anche qui, naturalmente, il grado di pericolosità varia a seconda della motivazione e delle circostanze. Ad esempio un’orsa come Gaia (JJ4) che attacca per difendere i suoi piccoli ha un grado di pericolosità di un certo tipo ma spinto da una ragione naturale e istintiva di protezione.

Per la gestione di questi orsi, il piano indica come soggetto decisore dell’intervento da attuare l’autorità competente sul territorio, in questo caso la Provincia Autonoma, che agisce però sempre di concerto con INFS e Ministero dell’Ambiente. Ed è il motivo per cui, nel caso di M49, il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti sia in costante comunicazione con il ministro dell’Ambiente Sergio Costa.

Ma cosa può accadere quindi a un orso considerato “dannoso” e problematico come M49, che rischia di reiterare i comportamenti che lo hanno reso celebre portandolo fino a qui?

Secondo il Pacobace, le azioni che è possibile intraprendere per la gestione di un plantigrado come lui sono diverse e di diversa entità, e si suddividono in azioni di controllo leggere, come l’informazione degli abitanti del luogo, la sensibilizzazione sul modo di comportarsi e la protezione dei propri beni e bestiame ed energiche, che coinvolgono invece operazioni più radicali come la cattura con rilascio, la cattura per captivazione permanente (quella che tutti temono possa interessare proprio M49 e Gaia JJ4) e l’abbattimento.

Per quest’ultima estrema soluzione è fondamentale avere l’autorizzazione del Ministero dell’Ambiente, concessa su base di una valutazione di INFS e deve avvenire qualora qualunque alternativa sia stata scartata perché ritenuta impraticabile.

Le alternative davanti a cui si troverà Papillon sono quindi diverse, anche se alle associazioni ambientaliste, animaliste e anche al ministro dell’Ambiente non sembrano esserci minimamente i presupposti per l’applicazione di quelle più estreme. Tuttavia, non siamo nuovi ad azioni radicali nella gestione di orsi che non si comportano come vorremmo, come Daniza e Kj2 ci insegnano. Questa volta, speriamo di aver imparato qualcosa.