Pfas in Veneto

Molte famiglie venete non hanno ancora accesso all’acqua pulita a causa dei Pfas

Greenpeace Italia denuncia la “situazione inaccettabile” che si vive in una vasta zona del Veneto per via del grave inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche e porta a esempio la storia di una famiglia.
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Roberto Russo 6 Marzo 2023

C'è una zona rossa in Veneto che non ha a che fare con la pandemia da Covid-19, ma viene da molto più lontano. Si tratta di un'ampia zona di quella regione, in cui vivono decine e decine di famiglie, che risulta inquinata da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas).

E oggi, a un decennio dalla scoperta della zona inquinata, Greenpeace Italia si trova costretta a denunciare il fatto che diverse famiglie non hanno ancora accesso all'acqua pulita dell'acquedotto (secondo i dati ufficiali regionali, sarebbero circa 18mila i residenti dell’area rossa non allacciati alla rete acquedottistica).

La storia di Antonietta che vive a Lonigo (Vicenza)

Greenpeace ha portato come esempio la storia di Antonietta e dei suoi familiari, che vivono a Lonigo, in provincia di Vicenza. L'intera famiglia da anni è esposta a un alto rischio ambientale e sanitario non solo attraverso l’acqua del loro rubinetto, ma anche attraverso gli alimenti coltivati nel loro orto.

I dati, incontrovertibili, dell'impatto sulla salute provengono dalle analisi del sangue effettuate dalla stessa Regione al figlio di Antoniettta. “Poiché la famiglia beve acqua in bottiglia da molti anni significa che è esposta a queste sostanze in un altro modo: calpestano Pfas, probabilmente li respirano con la polvere e quando c’è nebbia, e sicuramente li mangiano dai prodotti del loro orto", ha commentato Sara Valsecchi, ricercatrice del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) che per prima, insieme alla sua équipe, ha scoperto nel 2008 la contaminazione da Pfas in Italia e ha eseguito le analisi di via Lore. E ha poi precisato: “Si tratta di concentrazioni che indicano una contaminazione ambientale diffusa e storica, che continua a causa dell’uso di acqua contaminata”.

Cosa sono i Pfas?

Per capire meglio cosa siano di preciso i Pfas, guardiamo alla definizione che ne dà Legambiente Veneto: “Sono composti chimici utilizzati in campo industriale per la loro capacità di rendere i prodotti impermeabili all’acqua e ai grassi”. L'origine di queste sostante risalgono agli anni Cinquanta del secolo scorso quando erano usate per produrre diversi prodotti commerciali: impermeabilizzanti per tessuti; tappeti; pelli; insetticidi; schiume antincendio; vernici; rivestimento dei contenitori per il cibo; cera per pavimenti e detersivi. “L’utilizzo più noto di questi composti è probabilmente per il rivestimento antiaderente delle pentole da cucina (Teflon®) e nella produzione dei tessuti tecnici (GORE-TEX®, Scotchgard™)”, precisa Legambiente.

Tutto bene, quindi? Nient'affatto! “Le loro proprietà e caratteristiche chimiche hanno però conseguenze negative sull’ambiente e a causa della loro persistenza e mobilità, questi composti sono stati rilevati in concentrazioni significative negli ecosistemi e negli organismi viventi”, avverte ARPA Veneto.

L'esposizione umana a queste sostante avviene soprattutto per via alimentare, per inalazione e ingestione di polveri. I PFAS, in particolare, possono alterare tutti quei i processi dell’organismo che coinvolgono gli ormoni, responsabili dello sviluppo; del comportamento; della fertilità e di altre funzioni cellulari essenziali. Ricordiamo che vietare i Pfas è una priorità dell'Unione Europea.