Per l’energia del futuro, 13 Paesi europei puntano sui mini-reattori nucleari modulari: cosa fa l’Italia?

Negli scorsi giorni è andata in scena a Bruxelles una riunione dell’alleanza europea sul nucleare promossa dalla Francia, al termine della quale è stato firmato un accordo per promuovere un quadro industriale e finanziario favorevole allo sviluppo di progetti nucleari come gli Smr. Al tavolo era presente anche l’Italia che, però, ha fatto solo da Paese osservatore.
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Kevin Ben Alì Zinati 4 Aprile 2023

L’Europa punta anche sul nucleare, e questo ormai lo sai. La novità è che i nuovi promettenti alleati per spingere la transizione energetica saranno i mini-reattori modulari.

È il senso della riunione dell’alleanza europea sul nucleare andata in scena nelle scorse ore a Bruxelles. Tredici Stati membri «pro nucleare» si sono seduti al tavolo del Consiglio europeo per discutere le risorse da impiegare nella rivoluzione energetica in contrasto alla crisi climatica e oltre alle rinnovabili è stato deciso di includere in maniera importante anche i famosi reattori a fissione nucleare di piccola taglia.

La richiesta è chiara: “serve un quadro industriale e finanziario favorevole per promuovere progetti nucleari, la ricerca e l’innovazione”, in particolare appunto, per gli Smr. Tra i firmatari della dichiarazione ci sono Bulgaria, Croazia, Finlandia, Francia, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Slovenia insieme alla Commissione europea.

Nonostante non abbia ancora preso una posizione chiara e univoca in merito al nucleare, anche l’Italia era presente alla riunione. E questa è una notizia.

Il ruolo dell’Italia

A rappresentare Roma al Consiglio dei ministri dell’Energia di Bruxelles c’era l’ambasciatore Stefano Verrecchia, inviato “su istruzione" del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin.

La presenza italiana fa rumore perché, se ti ricordi, lo scorso febbraio il Mite aveva pubblicamente annunciato che non sarebbe stato presente alcun nostro rappresentante alla prima riunione dell’alleanza.

Questa volta però il nostro Paese ha partecipato alla seduta, ma solo come osservatore (insieme ai Paesi Bassi). Fonti ministeriali, racconta Ansa, hanno infatti confermato che l’Italia non avrebbe firmato alcun documento.

Il piano

La volontà di una buona fetta d’Europa, insomma, è sempre chiara. Per consentire un cambiamento trasformativo della nostra economia e “rendere l'Europa il primo continente climaticamente neutro – si legge nella nota diffusa dalla Commissione europea – garantendo al contempo la sicurezza dell'approvvigionamento energetico, l'autonomia strategica e la resilienza dell’UE” serve vagliare tutte le possibili soluzioni. Tra cui, appunto, il nucleare e i mini-reattori modulari.

Una scelta, quella dell’Europa verso l’atomo, che era già stata chiara l’anno scorso, quando aveva deciso di approvare la tassonomia per la finanza sostenibile concedendo al nucleare e al gas l’etichetta «green».

Nelle parole della Commissione, quella atomica è "una tecnologia chiave, insieme alle energie rinnovabili, per raggiungere i nostri obiettivi climatici e la neutralità del carbonio nel 2050. In questa prospettiva i rappresentanti dell'alleanza ritengono essenziali il rafforzamento della cooperazione industriale, delle catene del valore europee e l'agevolazione delle capacità finanziarie”.

I mini-reattori modulari

Gli Smr, o mini-reattori modulari, sono impianti nucleari a fissione, basati quindi sulla stessa tecnologia di quelli tradizionali.

A differenza delle strutture atomiche costruite finora, però, hanno delle dimensioni decisamente inferiori dal momento che occuperebbero circa il 10% dello spazio di una centrale tradizionale, potrebbero generalmente essere impiegati all’interno di grandi navi e, soprattutto, sarebbero macchine “modulari”: assemblabili cioè in fabbrica e facilmente trasportabili da un luogo all’altro per l’installazione.

Strutture più piccole, disponibili sul territorio e modulari permetterebbero quindi di realizzare impianti nucleari in diversi luoghi con una gestione più semplice e in tempi più rapidi.

Secondo le previsioni, gli Smr sarebbero in grado di produrre circa 300 MegaWatt (contro i 1700 MW dei reattori più potenti oggi funzionanti, quindi circa un terzo) ma, dall’altra parte, genererebbero un quantitativo davvero contenuto di scorie: uno scotto che la tecnologia nucleare continua a pagare ancora oggi.