Perché tutti dovrebbero imparare a dire di no e non cedere ai sensi di colpa

Dire di no può essere molto difficile, tanto nelle relazioni interpersonali quanto sul lavoro, e per alcuni è quasi impossibile. Ma, come ci spiega la psicologa, far valere i propri sentimenti e il proprio volere è segnale di maturazione, di rispetto per sé stessi e di autostima. Se non siamo in grado di farlo, c’è un disagio su cui dobbiamo intervenire.
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Evelyn Novello 31 Ottobre 2023
Intervista a Dott.ssa Giulia Minuti Psicoterapeuta di Milano Psicologo

Ti è mai capitato di essere in difficoltà nel dire di no a una persona? Magari per quell'uscita che non avevi proprio voglia di fare o per quegli orari di lavoro infiniti che vanno ben oltre le 18. Far valere la propria volontà non è sempre facile, soprattutto se sei molto empatico e sai quanto l'altro ci tenga che tu faccia quella cosa. D'altra parte, sai anche che se non lo facessi non solo causeresti un dispiacere, ma saresti anche divorato dai sensi di colpa. E così, finisci per farti andare bene qualsiasi cosa, o almeno, qualsiasi cosa ritieni che sia importante per chi ami. Ma nel farlo, sei felice? Ci viene insegnato che dobbiamo essere sempre disponibili e accondiscendenti ma ciò che dovrebbe avere la priorità è il nostro benessere e il rispetto per la nostra salute mentale. Porre dei limiti, a volte più che sacrosanti, non deve essere un atteggiamento tacciato di egoismo e nemmeno motivo di vergogna o disagio emotivo. Oggi ne parliamo meglio con la dott.ssa Giulia Minuti, psicologa e psicoterapeuta.

Perché si fa fatica a dire di no

Chi ha forti sensi di colpa nel dire di no agli altri di solito, nella vita, ha avuto bisogno di mettersi da parte

Sappiamo che dalle nostre scelte, a volte, dipende la felicità altrui. Aiutare gli altri fa stare bene anche noi, non a caso, chi fa volontariato ha, secondo molti studi, alti livelli di autostima e di appagamento. Quando, però, soddisfare le aspettative altrui diventa la nostra priorità, ci va di mezzo il nostro benessere. Imparare a far valere i nostri desideri vuol dire sia volersi bene sia evitare quelle relazioni che o non funzionano o sono tossiche. Ma perché sembra così difficile dire di no? "Con il tempo, alcune persone hanno imparato a essere compiacenti – spiega Minuti –  e fanno fatica a togliersi da situazioni spiacevoli per mantenere quella relazione o per la paura di essere giudicati. Chi ha forti sensi di colpa nel dire di no agli altri di solito, nella vita, ha avuto bisogno di mettersi da parte, di non sentire i propri bisogni per adeguarsi alle figure di riferimento. Si tratta di una caratteristica di adattamento perché il no è visto come una minaccia alla relazione".

Intendiamoci, provare dispiacere nel dire di no è del tutto normale, anzi, il dispiacere ha a che fare con l’empatia quindi ciò significa essere persone ematiche e sensibili, ma provare senso di colpa è tutt'altra cosa. "Il senso di colpa apre altri scenari e rimanda a difficoltà personalispiega l'esperta – vuol dire che ci sono questioni irrisolte dietro. Se affermando i propri sentimenti ci si sente una persona cattiva, allora bisogna scavare dentro di sé e indagare la propria storia personale. Far rimanere male qualcuno non è piacevole ma è legittimo e ognuno ha il diritto di far rispettare i propri voleri".

dire di no come imparare

Dire di no per rispetto verso sé stessi

Dire no va di pari passo con autostima, fiducia  e felicità

Come abbiamo detto, un comportamento sempre compiacente non è sano e porta a ritrovarsi in relazioni che non soddisfano. "Non parliamo solo di infelicità e frustrazione ma anche, nei casi più gravi, di dipendenza affettiva precisa la psicologa – questo meccanismo porta a un legame che non è soddisfacente e che può diventare tossico. Una relazione sana è, invece, quella in cui posso permettermi di dire no quando qualcosa non mi sta più bene".

Dire no, in alcuni casi, vuol dire legittimare i propri bisogni e necessità, vuol dire riuscire ad autoaffermarsi e non compiacere gli altri. "É una conquista evolutiva e segno di maturazione – spiega Minuti – si cresce opponendosi, il bambino ha fiducia in sé stesso quando inizia a opporsi e in adolescenza serve a diventare adulti. Dire no va di pari passo con autostima, fiducia  e felicità".

Quando neghiamo la nostra disponibilità a qualcosa che non ci va di fare, e ciò capita molto di frequente, più che concentrarci sul momento isolato dovremmo chiederci se quella relazione sta funzionando, se ha senso continuarla. Soprattutto se l'altro non accetta il nostro no. "Se ci stiamo confrontando con una persona che non è disponibile e aperta siamo in una relazione che non funziona. Dovremmo poter essere liberi di essere ciò che siamo, senza seguire modelli" conclude la psicologa.

dire di no adolescenti

Dire di no sul lavoro senza sentirsi in colpa

Se l'ambiente non contempla la possibilità di esprimere dissenso allora è un ambiente tossico

Ma trasferiamo questo discorso sul piano professionale. Ti sarà sicuramente capitato di dover svolgere alcuni compiti che proprio non ti andava di fare, o di dover adempiere a regole non scritte che però tutti in ufficio seguivano. La cultura tossica del lavoro a oltranza, fino alle 10 di sera ogni giorno, e senza possibilità di replica perché, altrimenti, si viene tacciati di essere nullafacenti o svogliati. Dire di no, in questi casi, è ancora più dura perché in gioco c'è il posto di lavoro. "Se l'ambiente non contempla la possibilità di esprimere dissenso allora è un ambiente tossico – avverte Minuti. – Certo, non bisogna nemmeno essere oppositori a tutti i costi, tutto va adeguato a un contesto e a un ruolo, ma dire sani no e motivarli è lecito".

Quando tutti si comportano in un certo modo non è facile essere la pecora nera del gruppo ma il malessere che stai provando è un campanello d’allarme. "Vale la pena fermarsi a riflettere, così come nelle relazioni. Se proviamo spesso disagio a seguire alcune regole allora, forse, non è un contesto adeguato per le nostre esigenze. Un momento di sopportazione ha senso che ci sia, anche per capire se si tratta solo di un breve periodo, ma un malessere continuativo può dar luogo a disturbi d’ansia. Continuare a farsi andare bene tutto e a reprimere la sofferenza può portare, alla lunga, al burnout" conclude la psicologa.

Per quanto non sia sempre facile e immediato, tutto sta nel valutare quanto sia appropriato adeguarsi all'ambiente e alle richieste altrui. Se è indispensabile sopportare, almeno per un certo tempo, o se il clima sta diventando per noi non più sostenibile. In quel caso dire di no agli altri equivale a dire di sì a sé stessi.