Qualche aspetto dell’inquinamento da microplastiche che potresti non conoscere

Gli oceani (insieme a tutti i suoi abitanti) non sono le uniche vittime delle piccolissime particelle disperse dai rifiuti plastici prodotti dalle attività umane. La presenza di microplastiche si registra anche nel suolo. Inoltre, un recente studio mette in evidenza che la principale fonte inquinante è legata all’usura dei pneumatici.
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Federico Turrisi 17 Luglio 2020

Non c'è modo di evitarle: le microplastiche sono ovunque, e non solo in mare. Diversi studi hanno confermato che gli ecosistemi marini non sono necessariamente la destinazione finale delle micro-particelle e delle nano-particelle (non visibili dall'occhio umano) di plastica. Queste ultime contaminano anche gli ambienti terrestri. Come? Semplice, attraverso l'azione del vento che trasporta le microplastiche anche nelle regioni più remote del pianeta, incluso l'Antartide.

Due mesi fa avevamo poi analizzato il caso della brezza marina che, secondo uno studio realizzato dai ricercatori dell'università di Strathclyde in collaborazione con l'Observatoire Midi-Pyrénées dell'università di Tolosa, rilascia nell'atmosfera qualcosa come 136 mila tonnellate di microplastiche. Infine, a depositare le microplastiche in montagne e in aree protette ci pensano anche le pioggecome ha messo in evidenza il ricercatore Gregory Wetherbee che ha esaminato alcuni campioni di acqua piovana recuperati sulle Montagne Rocciose, negli Stati Uniti.

La cosa che più dovrebbe preoccuparti è che le microplastiche entrano nella catena alimentare e raggiungono dunque anche l'uomo. Gli effetti sull'organismo sono ancora sconosciuti e in fase di studio, ma a nessuno fa piacere sentirsi dire che in media ingeriamo cinque grammi di microplastica a settimana, un quantitativo pari a una carta di credito.

Come saprai, le microplastiche sono presenti nei pesci, nei molluschi, nei crostacei. Ma non solo. In un recente studio un gruppo di ricerca dell’Accademia Cinese delle Scienze ha preso in considerazione le coltivazioni di lattuga e grano e ha fatto notare che le radici delle piante sono in grado di trattenere particelle di dimensioni micrometriche di materiali plastici come il polistirene e il polimetilmetacrilato contenute nelle acque utilizzate per l'irrigazione agricola. Insomma, anche i vegetali non sono esenti da questo problema.

Siamo abituati a pensare che le microplastiche siano il frutto della degradazione dei rifiuti di plastica abbandonati in mare, nei laghi e nei fiumi (stoviglie monouso, cannucce, cotton fioc, bottiglie e imballaggi di vario tipo), oppure che vengano rilasciate attraverso le acque di scarico dai vestiti in fibre sintetiche durante i lavaggi. Tutto corretto. Ma sapevi che la principale fonte di inquinamento da microplastiche sono i pneumatici? Hai capito bene, proprio le gomme dei veicoli. Lo conferma una nuova ricerca austro-norvegese. Mediamente nel suo arco di vita un pneumatico, usurandosi, perde 4 chilogrammi di materiale e gli esperti sono arrivati a stimare che il traffico stradale sia responsabile del rilascio in atmosfera di circa 200 mila tonnellate di microplastiche. Un motivo in più per lasciare l'auto in garage e spostarsi con un mezzo più ecologico come la bicicletta o il treno.

Fonti | "Microplastic in terrestrial ecosystems", pubblicato su Science il 26 giugno 2020 + "Effective uptake of submicrometre plastics by crop plants via a crack-entry mode", pubblicato su Nature Sustainability il 13 luglio 2020 + "Atmospheric transport is a major pathway of microplastics to remote regions" pubblicato su Nature Communications il 14 luglio 2020.