Inquinamento

Slitta di 10 anni la Direttiva Europea sulla qualità dell’aria: si rischiano 120mila morti in più solo in Italia

L’Unione Europea è a lavoro per una nuova direttiva sulla qualità dell’aria. Doveva essere pronta per entrare in vigore nel 2030, ma per adeguarsi ai nuovi limiti imposti dall’Oms ogni Stato membro ha chiesto più tempo, almeno dieci anni in più. Quali sarebbero i rischi di questo ritardo?
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Mattia Giangaspero 2 Febbraio 2024

Nel caos generale di questi giorni creato dagli agricoltori con lo sciopero e le loro manifestazioni a Bruxelles, la Commissione Europea sta provando a lavorare, più in silenzio, a una nuova Direttiva da recepire come legge da ogni Paese membro sulla qualità dell'aria. 

Si tratta di un piano che deve essere approvato per mettere in linea tutte le istituzioni con le nuove normative redatte dall'Oms nel settembre del 2021.

Il problema, perché sì esiste un problema, è che questo piano anche se verrà completato entro questo 2024, potrebbe essere messo in atto non prima del 2040 a causa dei paletti stringenti che dovrebbero far adeguare gli Stati ai nuovi limiti sulla qualità dell'aria imposto. Farlo partire prima, per la Commissione, non sarebbe una bella idea perché non verrebbe applicato da nessuna Nazione.

Ma cosa prevedono questi limiti imposti dall'Oms a cui l'Europa deve adeguarsi? 

I nuovi limiti OMS per i PM2.5 prevedono una soglia annuale dimezzata a 5 μg/m3 mentre il limite sulle 24 ore scende da 25 a 15 μg/m3. Per i PM10 il limite annuale passa da 20 a 15 μg/m3. L’NO2 scende a 10 μg/m3 su base annua e a 25 μg/m3 come limite giornaliero, l’ozono (O3) passa a 60 μg/m3 mentre la soglia sulle 24 ore per il monossido di carbonio (CO) è fissata a 4 μg/m3.

Ora l'Unione Europa ha pronto un testo che vede i target su i Pm10 e Pm 2.5 e l'Ossido d'Azoto (No2) più alti, quasi il doppio rispetto all'Oms. Restano pur sempre target più stringenti rispetto a quelli attualmente in vigore, però quello che manca è una road map per abbassare le soglie e per questo motivo eurodeputati e i singoli Paesi hanno scelto di far slittare l'approvazione del testo dal 2030 al 2040, quindi dieci anni dopo. 

Cosa vuol dire questo? Avremmo un altro problema e molto più grave rispetto a quello precedente. Un ritardo di dieci anni potrebbe causare, stando allo studio emanato dall'European Environmental Bureau (EEB), la morte prematura di 327.600 persone esposte ai livelli di Pm 2.5.

Tra i paesi che sarebbero più penalizzati c’è anche l’Italia: ogni 100mila abitanti, i decessi prematuri sarebbero 195 in più. E sempre per il nostro Paese il calcolo complessivo vedrebbe un + 120mila decessi prematuri. 

Fonti | Direttiva UEOms

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