Terre rare e minerali critici, il Ministro per l’Ambiente Fratin svela la posizione dell’Italia

Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Pichetto Fratin – durante il Forum di Ryad in Arabia Saudita – sui minerali critici, illustra la posizione che l’Italia avrà in futuro. Ecco la strategia su cui il governo italiano vuole puntare per attuare la conversione di uno dei settori più importanti, ovvero quello dell’automotive.
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Mattia Giangaspero 11 Gennaio 2024

Adesso è stato ufficialmente dichiarato dal governo: ‘l'Italia punterà sui minerali critici'‘. In ottica di una maggiore e veloce transizione energetica in alcuni dei settori strategici europei, nei prossimi anni il focus si sposterà dalla creazione di nuovi gasdotti all'estrazione di minerali dalle terre rare, come il litio. Uno dei settori di cui si parla è quello dell'automotive chiaramente e quindi, produzione, costruzione, smaltimento delle batterie per i veicoli elettrici. Per attuare una reale conversione del compartimento serve ovviamente una strategia nazionale ed europee che sia in grado di rispondere alle esigenze non solo dei consumatori, ma anche dei dipendenti.

In occasione del Forum sui minerali del futuro, in corso a Riad in Arabia Saudita, il ministro dell'Ambiente e della sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin ha dichiarato che:

Il nostro Paese è pronto ad essere l'hub del Mediterraneo, ponendosi come ponte tra Europa, Africa e Medio Oriente per favorire una transizione energetica sicura e sostenibile.

Le parole ovviamente non bastano, serve che venga esplicitata questa strategia. Serve capire come il nostro Paese ha intenzione di muoversi per diventare l'Hub del Mediterraneo. Basterà continuare a sottoscrivere patti bilaterali con altri Paesi? E per la situazione delle Terre rare, verranno presi accordi con Paesi, quali la Cina?

A chiarire la linea forse potrebbe essere stata una frase pronunciata dal Ministro Fratin, durante sempre il Forum:

l'Italia guarda al settore dei minerali critici, su cui annuncio che ci sarà un focus anche nel programma della nostra Presidenza G7. D'altra parte, l'Italia è da sempre culla di scienza, tecnologia e capacità industriale.

Esiste allora una strategia che possa portare l'Italia a essere leader nel campo dei minerali critici, sin dalla prima fase, ovvero quello dell'estrazione di questi?  Esistono terre rare nel nostro Paese? 

Di tutto questo ne avevamo già parlato, soprattutto in merito al litio e alle batterie per le auto elettriche. Ohga aveva sentito il ricercatore e Geologo del Cnr Andrea Dini per capire che ruolo strategico può avere in futuro l’Italia in merito al litio e se nel nostro Paese si può procedere a estrazione di questa fonte primaria (senza intaccare sull’ambiente). Riportiamo un estratto dell'intervista completa

Secondo lei, l'Italia ha la possibilità di procedere con l'estrazione di litio sul suo territorio, e se si dove?

"Quel che sappiamo ora è che è presente un potenziale minerario di litio contenuto all'interno di fluidi geotermici. Questi fluidi geotermici, fluidi caldi, si trovano a grandi profondità. Ti parlo di 1500-3000 metri. In questi fluidi geotermici abbiamo un potenziale. E questo si trova tra il Sud della Toscana e i campi Flegrei, il Vesuvio. Si tratta di una fascia di una centinaia di chilometri che finisce con un vulcano che è ancora attivo. Sotto queste terre ci sono delle camere magmatiche, delle zone dove si è accumulato del magma caldo e le temperature sono molto elevate, più di quelle presenti all'interno della crosta terrestre.

Per questo motivo l'acqua meteorica che si infiltra fino a grandi profondità, viene scaldata fino a temperatura di 300 gradi e siccome l'acqua viene considerata come un solvente, soprattutto quando è calda, scioglie degli elementi chimici presenti sulle rocce che attraversa. In particolare se c'è il contatto con queste rocce vulcaniche ricche di litio, questi stessi fluidi si arricchiscono di litio. Questo è quello che sappiamo del potenziale di estrazione di litio in Italia. Negli anni 80 poi, molte compagnie energetiche, facevano esplorazioni cercando fluidi geotermici per fare energia elettriche. A quei tempi il litio non era importante. Comunque, quello che hanno individuato è stato acqua calda ricca di sali e anche di litio fino a 500 milligrammi per litro."

Qual è l'impatto ambientale? 

"L'attività che è legata all'estrazione del litio non ha un altissimo impatto ambientale."

Per esempio in Australia viene estratto dalle rocce, che sono piene di litio. Ci sono delle cave a cielo aperto e l'impatto in quel caso è paesaggistico. Dove c'era una collina, adesso c'è una cava. La roccia che presenta il litio però non presenta anche metalli pericolosi, tossici che possono essere dispersi nell'ambiente.

"L'altra zona di produzione del litio è nelle Ande e anche in Tibet e lì invece sfruttano dei laghi salati di alta quota dove il litio è stato sciolto dalle acque meteoriche. Lì anche l'impatto paesaggistico è importante, si trasforma comunque un ecosistema, ma non si inquina con metalli pericolosi."

Il discorso in Italia sarebbe ancora diverso. Non apriremo una cava di roccia, non ci sarebbero bacini di acque salate dove è presente il litio, ma si aprirebbero dei pozzi dove quel che vedresti è un tubo che esce fuori da un campo.

"Un tubo da cui viene estratto il fluido caldo e che poi entra direttamente in un impianto industriale. Si estrae il litio, si può estrarre il calore (per l'energia elettrica e per il teleriscaldamento). Il sistema che si potrebbe sviluppare in Italia sarebbe molto virtuoso e sostenibile e potrebbe portare tre effetti positivi."

Energia elettrica, energia per il teleriscaldamento e litio per le batterie elettriche per le auto. L'acqua che rimane alla fine di questo processo poi verrebbe re-inniettata alla profondità da cui è stata estratta e quindi non rimarrebbe nulla dalla superficie.

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