Tumore all’esofago scoperto dopo due anni di diagnosi sbagliate: quali sono i gli esami a cui sottoporsi?

Un architetto australiano di 36 anni ha scoperto di soffrire di un tumore all’esofago solamente dopo due anni, durate i quali i medici continuavano a sbagliare diagnosi. Il reflusso, di cui ha cominciato a soffrire nel 2021, è uno dei sintomi da non sottovalutare così come la peristalsi di peso o la disfagia.
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Kevin Ben Alì Zinati 20 Settembre 2023
* ultima modifica il 29/09/2023

Sono trascorsi due anni prima che Anthony Vecchio, architetto di 36 anni originario di Sydney (Australia) ricevesse finalmente una diagnosi per il suo continuo malessere.

Una risposta certo non piacevole visto che si trattava di un tumore all’esofago. Quando però si ha anche fare con malattie, specialmente con le neoplasie, il terrore dettato dalla consapevolezza è preferibile – e decisamente più utile – della relativa tranquillità del non sapere.

Anthony aveva cominciato a soffrire di reflusso gastroesofageo e indigestione nel 2021 ma tutti i medici che lo visitavano lo rimandavano a casa senza risposte precise e specifiche e con l’unico consiglio di modificare la propria dieta.

Alla fine però ha preso in mano la situazione, si è sottoposto a un’endoscopia e a una colonscopia e dopo due lunghi anni è riuscito finalmente a scoprire che i suoi problemi non erano legati a ciò che mangiava ma alla massa tumorale che stava crescendo nel suo esofago, precisamente nella giunzione inferiore del tubo esofageo.

La storia di Anthony, sebbene apparentemente costellata di errori medici e diagnosi quantomeno superficiali, aiuta a riflettere su alcuni aspetti: l’attenzione ai sintomi, il ruolo decisivo degli esami cui sottoporsi in caso di sospetto e, ovviamente, l’importanza della prevenzione del tumore all’esofago.

Il reflusso, per esempio, è uno dei segnali che non va sottovalutato perché può davvero anticipare la presenza di una simile neoplasia, oltre ad altre condizioni come la disfagia (la difficoltà a deglutire) e la perdita di peso.

Oggi non esistono esami di screening aperti a tutta la popolazione e in grado di intercettare il tumore dell’esofago ma la diagnosi precoce non è impossibile. A questo scopo è decisivo sottoporsi con regolarità a controlli specifici, specialmente per chi è più a rischio.

Come per la maggior parte dei tumori, per arrivare a una diagnosi in tempi brevi è necessaria un’attenta analisi del quadro clinico così come della storia personale e familiare del paziente.

In caso di sospetto è raccomandabile sottoporsi a una radiografia dell’esofago con mezzo di contrasto e, come ha giustamente fatto Anthony, a un’endoscopia esofagea, in grado di mostrare l’eventuale lesione e di consegnare del materiale per la biopsia.

Altri esami utili sono l’eco-endoscopia, tecnica che permette di determinare la profondità dell’infiltrazione del tumore negli strati della parete esofagea (e quindi anche l’eventuale presenza di metastasi) e anche la tomografia computerizzata e la tomografia a emissione di positroni: entrambe sono in grado di fare luce sull’estensione della neoplasia.

Fare prevenzione verso il tumore dell’esofago, invece, significa sicuramente evitare il consumo di alcol e fumo, così come seguire una dieta con abbondanti quantità di frutta e verdura, mantenere un peso nella norma e svolgere attività fisica in maniera continuativa e regolare.

Fonte | Airc; Iss 

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