Il tumore dell’esofago: quali sono i fattori di rischio e qual è la terapia che si usa oggi

Il tumore dell’esofago è una malattia che colpisce frequentemente i maschi dopo i 60 anni, sebbene l’incidenza stia aumentando anche nelle femmine. I fattori di rischio principali sono il fumo, l’alcol e il reflusso gastro-esofageo e la terapia è l’intervento chirurgico, quando l’estensione e l’infiltrazione lo permettono.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Dott.ssa Roberta Kayed Medico chirurgo
31 Ottobre 2020 * ultima modifica il 31/10/2020

Il tumore dell'esofago è una malattia aggressiva dovuta alla crescita disordinata e incontrollata delle cellule della mucosa esofagea. La sua identificazione è spesso tardiva e per questo motivo, al momento della diagnosi, il tumore è già cresciuto.

Cos'è

L’esofago è un canale che origina dalla gola, attraversa il torace e una piccola porzione dell’addome per poi continuarsi con lo stomaco. È lungo circa 25-30 centimetri e largo 2-3 centimetri e, attraverso i muscoli che circondano la sua parte più esterna, spinge il cibo verso lo stomaco per la digestione. La parte più interna dell’esofago è chiamata mucosa, ed è formata da cellule con caratteristiche proprie, tra le quali la produzione del muco per facilitare la progressione del cibo e difendersi dal reflusso acido dello stomaco.

Alcune situazioni, come è il caso del reflusso gastrico, possono trasformare le cellule della mucosa in risposta al contatto prolungato del succo acido, contribuendo così allo sviluppo dei tumori. Come tutti i tumori, anche quelli dell’esofago sono distinti in benigni e maligni. All’interno di queste due categorie poi esistono altri tipi di tumore.

I tumori benigni

I tumori benigni dell'esofago sono:

  • Leiomioma (il più comune)
  • Lipoma Tumore a cellule granulari o mioblastoma granulare (tumore di Abrikosov)
  • Papilloma a cellule squamose

I tumori maligni

I tumori maligni dell'esofago sono più frequenti nei maschi dopo i 60 anni.

  • Carcinoma squamocellulare o anche chiamato epidermoide (il tumore maligno più frequente). Origina spesso nella parte superiore e centrale dell’esofago).
  • Adenocarcinoma (rappresenta il 20% dei tumori maligni dell’esofago). Origina dalla parte inferiore dell’esofago, vicino alla giunzione con lo stomaco.

Sebbene lo squamocellulare rimanga il tipo più comune, si è visto invece che l’incidenza dell’adenocarcinoma sta aumentando negli ultimi anni, anche nelle femmine, soprattutto nei paesi dell’Europa occidentale e del Nord America.

I sintomi

I sintomi del tumore all’esofago sono dovuti alla crescita della massa all’interno dell’organo. Più il tumore è grande e più il lume sarà ristretto, impedendo così al cibo di scendere verso lo stomaco.

I sintomi più comuni sono la disfagia e la perdita di peso.

  • Difficoltà nella deglutizione (detta disfagia): è un sintomo abbastanza comune ed è dovuto alla difficoltà nella progressione del cibo dentro l’esofago. Se il tumore occupa il lume dell’esofago, essendo questo un organo cavo, è possibile che il cibo progredisca con difficoltà verso lo stomaco. Più il lume dell’organo si restringe e maggiore sarà la difficoltà a deglutire i bocconi di cibo. Per questo motivo la disfagia può iniziare solo per i cibi solidi e successivamente progredire anche per i liquidi se il tumore non viene asportato.
  • Perdita di peso: anche questo è un sintomo abbastanza comune dopo la disfagia ed è dovuto sia a quest’ultima, perché appunto non si riesce a deglutire bene, ma anche all’effetto del tumore stesso sul metabolismo dell’organismo.
  • Sanguinamento: il tumore può erodere i vasi sanguigni della mucosa e portare a delle perdite di sangue, anche invisibili, che però a lungo andare possono provocare anemia da carenza di ferro (perché viene perso con il sangue).
  • Dolore: nella zona dello stomaco o dello sterno.
  • Abbassamento della voce (raucedine): se il tumore coinvolge il nervo laringeo ricorrente che è responsabile del movimento delle corde vocali.
  • Tosse persistente: nei casi più avanzati può esserci il rigurgito di liquidi o cibo che dall’esofago si spostano nelle vie aeree, causando irritazione e tosse.
  • Ingrossamento dei linfonodi ai lati del collo e sopra la clavicola.
  • Sintomi da metastasi: nei casi molto avanzati possono comparire delle metastasi alle ossa, provocando dolore osseo, oppure al fegato con ingrossamento (epatomegalia).

 Le cause e i fattori di rischio

I tumori dell’esofago sono dovuti dalla crescita incontrollata delle cellule della mucosa, la parte più interna dell’organo. Le cause che provocano la crescita sono diverse e possono dipendere da fattori genetici, alimentari, di stile di vita e infiammatori.

I fattori di rischio più importanti sono il fumo di tabacco e l’alcol. Chi fuma ha un rischio di sviluppare il tumore che è 5-10 volte più alto rispetto ai non fumatori. Chi fuma e beve alcol vede aumentare ancora di più il rischio tumorale poiché l’alcol non solo è una causa tumorale diretta, ma potenzia il danno del fumo sulla mucosa.

  • Fattori di rischio per il tumore squamocellulare:
  1. Consumo di alcolici
  2. Fumo di tabacco
  3. Sostanze cancerogene. Alcuni esempi di sostanze cancerogene sono i nitriti, utilizzati nella conservazione della carne e degli insaccati (fattore di rischio anche per il tumore allo stomaco), il fumo di oppiacei e alcune micotossine (delle sostanze tossiche prodotte da alcuni funghi)
  4. Ingestione di caustici
  5. Radiazioni che provocano il restringimento dell’esofago
  6. Malattie dell’esofago come la Sindrome di Plummer-Vinson e l’acalasia cronica
  • Fattori di rischio per l’adenocarcinoma:
  1. Reflusso gastrico. La risalita prolungata del succo gastrico acido può modificare le cellule dell’esofago che cominciano così ad assomigliare a quelle dello stomaco per “proteggersi” dal reflusso. Questo processo prende il nome di metaplasia intestinale ed esofago di Barrett.

La diagnosi e la stadiazione

 Per fare diagnosi di tumore dell’esofago, in presenza dei sintomi di sospetto, sono necessari prima di tutto due esami fondamentali:

  • Radiografia dell’esofago con mezzo di contrasto
  • Esofagogastroscopia

Questi esami permettono di escludere la presenza di altre malattie ma soprattutto di visualizzare la mucosa dell’organo e di prelevarne una piccola porzione per poi studiarla in laboratorio (biopsia).

Radiografia ed endoscopia non sono gli unici esami necessari, infatti, si utilizzano anche:

  • Eco-endoscopia
  • TAC
  • PET
  • Laparoscopia
  • Broncoscopia

 Queste metodiche hanno lo scopo di determinare l’estensione locale e a distanza del tumore in modo da poterlo suddividere in stadi (stadiazione), per consentire il corretto trattamento.

In base all’estensione della malattia, il tumore si classifica in stadi in ordine crescente. Più il tumore è cresciuto e più lo stadio sarà alto:

  • Stadio 0: il tumore si dice che è “in situ”, cioè è iniziale, molto piccolo e interessa solo la mucosa.
  • Stadio I: il tumore interessa gli strati sottostanti la mucosa.
  • Stadio IIA: è interessato il muscolo che avvolge all’esterno l’esofago.
  • Stadio IIB: il tumore raggiunge i linfonodi regionali.
  • Stadio III: il tumore si è esteso alla parete esterna e può aver coinvolto i tessuti vicino.
  • Stadio IV: sono presenti delle metastasi a distanza.

 Infine ricordiamo che i tumori possono localizzarsi a vari livelli dell’esofago. La posizione, insieme allo stadio, guidano la scelta terapeutica.

  • Tratto cervicale: è la parte più alta dell’esofago. Da questa origina il 15% dei tumori.
  • Tratto toracico: è la parte media dell’esofago da cui origina il 50% dei tumori.
  • Tratto toraco-addominale: è la giunzione esofago-gastrica da cui origina il 35% dei tumori.

 La cura

La terapia del tumore dell’esofago è l’intervento chirurgico di rimozione della massa e dei linfonodi vicini, seguito dalla ricostruzione della continuità dell’organo. La tecnica più adeguata si sceglie in base allo stadio del tumore e alla sua posizione.

Più il tumore è piccolo e localizzato, più la chirurgia è capace di eliminare quanto più possibile la malattia. Al contrario, più la diagnosi è stata tardiva, più il tumore è infiltrato e tanto maggiore sarà l’aggressività della terapia, e minore la percentuale di sopravvivenza. Nei casi avanzati, in cui non è possibile operare per rimuovere il tumore si utilizza la chemioterapia.

Si può guarire?

Il tumore all’esofago è una malattia aggressiva. Sebbene si possano eliminare alcuni dei fattori di rischio per la sua insorgenza, non esiste uno screening oncologico cui le persone sane si possono sottoporre (come accade ad esempio per il tumore alla mammella o al colon). Questo rende difficile la diagnosi precoce e, per questo motivo, non tutti possono essere candidati all’intervento chirurgico e la mortalità risulta perciò generalmente alta.

Detto questo, per i tumori diagnosticati in fase molto precoce si può guarire, ma le probabilità si abbassano in base allo stadio del tumore: nei casi avanzati la sopravvivenza a 5 anni è del 5-15 %. Nei casi scoperti precocemente la percentuale è più alta.

La prevenzione

 Per il tumore esofageo non esiste uno screening periodico come invece è disponibile per altri tumori (come ad esempio il tumore al collo dell’utero). La prevenzione del tumore all’esofago si basa sul controllo dei fattori di rischio che abbiamo elencato, quindi:

  • Abolizione del fumo
  • Cessazione del consumo di alcol
  • Prevenzione e trattamento precoce del reflusso. Alcol, caffè, sigarette, cibi grassi, sovrappeso e obesità sono tutti fattori di rischio per il reflusso gastrico e andrebbero limitati il più possibile. In alcuni casi nei quali il reflusso si sia già instaurato, può essere anche indicato l’intervento chirurgico di plastica anti-reflusso. Infine, se la mucosa esofagea si è già trasformata in mucosa gastrica, è consigliata l’endoscopia periodica (esofagogastroscopia) per controllare l’evoluzione.

Fonti| Grieco M. Chirurgia generale. Manuale CTO di Medicina e Chirurgia. Madrid, CTO EDITORIAL, S.L. (2019), IV ed.; MedscapeAIRC

Medico-Chirurgo, specializzanda in Anestesia-Rianimazione, Terapia intensiva e del dolore, ha lavorato per diversi anni negli ambulatori di Medicina Generale. Nella pratica altro…
Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.