Una domenica in Brianza: i posti belli che non ti aspetti

Dal paese abbandonato di Consonno alle piramidi di Montevecchia, due luoghi improbabili ma suggestivi poco lontani dalla metropoli, in cui poter godere di aria pulita e del silenzio che i viali trafficati difficilmente concedono.
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Sara Del Dot 23 Novembre 2018

La Brianza, possiamo dirlo, nell’immaginario collettivo non rappresenta esattamente il luogo dei sogni in cui trascorrere un bel weekend in famiglia. Forse uno dei motivi per cui d’estate tutti i milanesi si riversano in Liguria alla ricerca di un raggio di sole non filtrato da una patina di smog e polveri sottili, è proprio che i dintorni di Milano non sembrano offrire l’alternativa perfetta a un fine settimana trascorso tra le mura di casa o, ancora peggio, per le vetrine del centro, galleggiando confusamente nell’idea di non dover andare a lavorare. Eppure, là intorno, qualcosa di affascinante c’è e vale la pena di essere visto. Io una possibilità alla Brianza gliela ho data. E devo ammettere che mi è piaciuta.

Consonno

Prima tappa Consonno, frazione del Comune di Olginate, in provincia di Lecco. Oggi, Consonno è un insieme di edifici incredibili in completo stato di abbandono. Vuoti, sventrati, pieni di graffiti e scritte lasciate dai vari avventori, è il luogo ideale per gli amanti dei luoghi misteriosi. E la sua storia non è da meno.

Consonno, a inizio ‘900 era un minuscolo borgo abitato da 300 anime, appoggiato sulle pendici del Monte di Brianza, raggiungibile da Olginate attraverso una mulattiera. C’erano una chiesa, un cimitero, una bottega, l’osteria, la piccola struttura che ospitava gli uffici comunali, poche strade, qualche corso d’acqua, le case e, tutto intorno, 170 ettari di terreni, prati e boschi. I pochi abitanti si occupavano del luogo e della sua economia, ma tutte le case e i terreno erano di proprietà non di chi ci viveva, bensì di due ricche famiglie, Anghileri e Verga, che possedevano tutto il paese attraverso la società “Immobiliare Consonno Brianza”. Già negli anni Sessanta, gli abitanti di Consonno si erano ridotti a una sessantina, dal momento che in molti erano stati attratti dalle nuove grandi industrie e si erano sposati in città alla ricerca di lavoro e fortuna. E a questo punto, accadde qualcosa che segnò la fine di quel luogo fuori dal tempo.

Il conte Mario Bagno, un ricco imprenditore di Vercelli, decise che avrebbe trasformato quel borgo in una piccola Las Vegas brianzola. Ai suoi occhi, era il luogo perfetto per un progetto del genere: pochi abitanti, splendida vista, facilmente raggiungibile da Milano. Così, nel 1962 il conte acquistò dalle famiglie Anghileri e Verga l’intero paese di Consonno, al presso di 22.500.000 lire. All’inizio le sue intenzioni non erano così palesi, e gli abitanti accettarono di buon grado l’idea che il loro paese potesse diventare meta turistica. Ma ben presto divenne chiaro che la loro vita sarebbe stata distrutta. Il conte infatti iniziò a demolire ogni cosa per far spazio a strutture dalle caratteristiche architettoniche più strane ed eccentriche. Alcuni abitanti raccontarono che le ruspe demolivano case e stalle quando c’erano ancora dentro persone e animali. Alla fine dei lavori, rimasero in piedi soltanto la chiesa e il cimitero.

Anche la collina adiacente fu abbassata con ruspe ed esplosivi, per migliorare la visuale sulle montagne del Resegone. Tutto questo naturalmente causò diversi dissesti idrogeologici, ma il progetto continuò. Gli abitanti si trasferirono a vivere in baracche nei cantieri di Consonno. Il paese era scomparso, era diventato un piccolo paese dei balocchi. Ma il sogno del conte non durò molto. Dopo la grande attenzione e partecipazione iniziale, nel 1976 una grossa frana isolò completamente il paese, che lentamente cadde del dimenticatoio. Il conte provò a rilanciarlo una decina di anni dopo, ma senza successo, e morì nel 1995. Oggi, Consonno è un vero e proprio luogo fantasma, tenuto in vita dall’associazione Amici di Consonno, composta da persone del posto, loro discendenti e volontari che organizzano attività, come la tradizionale sagra di San Maurizio, tengono curate le aree verdi e restituiscono vita alle strade e ai vecchi edifici. Inoltre, Consonno ospita ogni anno i campionati mondiali di nascondino.

Montevecchia e le sue piramidi

In Val Curone, a metà strada tra Lecco e Milano, c’è un piccolo borgo arroccato su una collina, che già in epoca romana veniva utilizzato come torre di segnalazione dei nemici. Lì, a Montevecchia, è possibile visitare un magnifico santuario, il santuario della Beata Vergine del Monte Carmelo, raggiungibile attraverso una scalinata alberata di quasi 200 gradini. Ma non è l’unica cosa che rende Montevecchia un luogo magico e speciale. Nell’enorme parco naturale che la circonda, ci sono ben undici percorsi per scoprire tutte le meraviglie architettoniche e naturali che questo luogo offre. Proprio qui, infatti, nasce l’antico mistero delle piramidi di Montevecchia, tre alture simili a colline che un giorno, nel 2001, tramite osservazione satellitare l’architetto Vincenzo di Gregorio ha riconosciuto essere invece tre strutture piramidali con caratteristiche molto molto simili alle piramidi egizie della piana di Giza. Infatti, si suppone che siano state modellate dall’uomo dai 3 ai 10.000 anni fa. La prima piramide presenta sulla cima dei cipressi, la terza delle querce e quella centrale, rinominata Belvedere di Cereda, si suppone fosse utilizzata come sito astronomico e utilizzato per attività agricole.

Foto di Sara Del Dot