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Una nuova cultura, i Solar Punk e la crisi climatica che da problema diventa conseguenza di un problema

Perchè parlare solo di arte in contrapposizione all’ambiente? Esiste un movimento che invece promuove azioni ecologiste proprio utilizzando il linguaggio dell’immagine: i Solar Punk. Vediamo insieme chi sono.
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Mattia Giangaspero 23 Marzo 2023
Intervista a Solar Punk Italia movimento culturale

Cosa sono i Solar Punk?

Il solarpunk è un genere letterario ed è un’estetica. È anche un movimento: immagina un futuro migliore e costruisce strategie operative per renderlo possibile. Nato negli anni ’10 di questo secolo, il solarpunk si fa interprete di sentimenti e istanze che chiedono un progresso collettivo, organico, equo, ecologico, inclusivo.
Fin dai suoi inizi esprime una visione politica complessa e aperta, ma chiara: inclusiva, femminista, ecologista, utopista, anarchica, organicista.
Anticapitalista, antirazzista, antipatriarcale, antispecista.

Noi di Ohga abbiamo provato a entrare dentro questa nuova concezione di realtà, parlando direttamente con i fondatori e soci del movimento in Italia.

Come siete nati e come vi siete strutturati in Italia?

"Siamo nati all’inizio di gennaio 2021 e per quanto riguarda la nostra struttura, non abbiamo una vera e propria sede fisica. Riusciamo a organizzare tutti i nostri eventi sul Web. A livello geografico noi ci ritroviamo prevalentemente nel Nord Italia tra Piemonte e Lombardia, ma su tutto il territorio abbiamo molti collaborativi soprattutto nei pressi di Roma. Noi non ci strutturiamo diversamente a livello geografico, ma diversamente a livello di competenze."

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L’arte e l’ambiente, per voi non è protesta, ma simbiosi. Perché?

"Al di là delle singole specificità dei singoli progetti futuri volviamo fare una premessa su quale sarà il nostro obiettivo da qui in avanti. L’asse portante per tutto sarà la ricerca e l’interpretazione di nuovi linguaggi, per comunicare con persone e gruppi che già ci seguono e che ci seguiranno. I linguaggi sono molti e quel che ci interessa è integrarli tutti tra loro. Uno di questi linguaggi è quello dell’immagine e adesso te ne racconto una. Questa vignetta illustra come dovrebbe essere un futuro solar punk, un futuro sostenibile. C’è un auto prestata dal Comune e c’è una persona in carrozzina che scende da quest’auto, ma si riesce a capire come la gestisca in toto, autonomamente e c’è un signore non vedente con un bastone tecnologico che segue una striscia che comunica informazione e lo dirige. La si vede e comprende a primo impatto, ma se la dovessi raccontare, come poi ho fatto c’ho impiegato cinque minuti. Questo per dirti come la forza dell’immagine e il suo linguaggio diretto sia incisivo su tutti."

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Questa vignetta che città del futuro esprime?

"Secondo me il messaggio finale è che si può fare, si può vivere insieme considerando molte persone con necessità diverse, che in questo caso si fa risalto sull’aspetto motorio, ma in altri casi si può pensare anche all’inclusività di genere. Possiamo dipingere dei mondi possibili che fanno intravedere un futuro migliore. Adesso però ti voglio raccontare anche come il valore comunicativo delle metafore sia importante per l’ambiente. Nel 1966 Kennet Building usò la metafora del Cowboy e dell’astronauta per illustrare i due tipi di economia che avevamo d’avanti."

Quella del Cowboy indicava come il soggetto avanzava nella prateria ed era seguita dalle sue mandrie che nel frattempo avevano lasciato alle spalle terra bruciata senza preoccuparsi perché c’è ancora tanta prateria da poter devastare. Quella dell’astronauta invece indica un sistema chiuso e tutto ciò che all’interno di questo sistema esiste è una risorsa che va trasformata, va riconvertita.

"Questa metafora ha una grandissima efficacia perché tocca il punto nevralgico dell’economia circolare raccontata come un sistema che si va a inserire ai tanti altri esistenti, come se fosse un tassello. Non si tratta di tassello, ma del nocciolo della questione. Questo è il cambio di paradigma che dobbiamo fare rispetto all’attuale modello di sviluppo che abbiamo."

Illustrazione e ambiente, proviamo a chiudere il cerchio di questa simbiosi che volete creare. Qual è il vostro messaggio finale da questo punto di vista?

"I messaggi finali possono essere tanti. Si entra in Solar punk da tante porte diverse. C’è chi ci arriva perchè legge un racconto, perché gli interessa la fantascienza utopica, c’è chi ci arriva perchè vuole autoprodursi il cibo, c’è chi ci arriva perché vuole riciclare e cosi via. Noi cerchiamo di ospitare una pluralità di voci, ma un messaggio condiviso da tutti è uno di sistema ed è ampio e radicale."

Nella fattispecie del Climate Change, per me non c’è climate change, non si può parlare di climate change. Il clima forse non cambia, forse è sempre cambiato. Qui il problema è che c’è un sistema economico che sta devastando l’ecosistema.

"Poi che questa devastazione si trasformi in aumento della temperatura o un aumento delle plastiche… Questi sono fatti che dobbiamo rilevare, ma sono conseguenze del sistema. Secondo noi sbagliamo l’utilizzo della parola, del linguaggio. Il clima non è in crisi, il problema è un sistema, per lo più economico che produce cambiamento climatico."