Una tassa su rutti e flatulenze di mucche e pecore: il piano della Nuova Zelanda contro il cambiamento climatico

Quasi la metà dei gas serra emessi in Nuova Zelanda provengono dal settore agricolo: il Paese conta circa 10 milioni di mucche e 26 milioni di pecore, responsabili di aggravare l’inquinamento da metano attraverso i gas prodotti dal loro stomaco e dal loro intestino, motivo per cui il governo vuole introdurre dal 2025 una tassa per gli allevatori.
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Martina Alfieri 13 Giugno 2022

A primo impatto il nuovo piano contro il cambiamento climatico – l’Emissions Reduction Plan – presentato dalla Nuova Zelanda nei giorni scorsi potrebbe farti sorridere: tra le proposte, c’è infatti anche quella che consiste nel tassare, di fatto, rutti e flatulenze, cioè gas intestinali, emessi dagli animali d’allevamento, in particolare bovini e ovini.

Le emissioni di gas serra da parte della Nuova Zelanda sono per almeno la metà causate proprio dal settore agricolo e dagli allevamenti: il Paese, infatti, con soli 5 milioni di abitanti ospita addirittura 10 milioni di bovini e 26 milioni di ovini. Principalmente la manovra ha l'obiettivo di contenere i livelli di metano, il secondo gas serra più diffuso dopo la CO2, ed è la prima volta che il governo neozelandese decide di intervenire per limitare l’impatto sul clima del settore agricolo.

Questa tassa sulle emissioni inizierebbe a gravare sulle tasche degli allevatori a partire dal 2025. Il piano prevede inoltre degli incentivi per gli agricoltori in grado di tagliare le emissioni attraverso l'utilizzo di particolari additivi per mangimi, mentre un'altra proposta per contenere le emissioni è quella di piantumare alberi all'interno delle aziende agricole.

"Non c'è dubbio che dobbiamo ridurre la quantità di metano che immettiamo nell'atmosfera, e un sistema efficace di tariffazione delle emissioni per l'agricoltura svolgerà un ruolo fondamentale nel raggiungimento di questo obiettivo", ha dichiarato – come riporta l’agenzia Reuters – il ministro per i Cambiamenti climatici neozelandese James Shaw.

Alla Cop26 di Glasgow oltre 100 Paesi, tra cui la Nuova Zelanda, avevano concordato di ridurre le emissioni di metano del 30% entro il 2030. Con questa nuova e originale proposta la Nuova Zelanda è però il primo Paese a intervenire con una tassa direttamente sulle emissioni “naturali” degli animali. Se il piano si dimostrerà efficace, è possibile che nei prossimi anni anche altri Paesi possano scegliere di tassare le emissioni legate all’allevamento, soprattutto quello intensivo, responsabile di aggravare i livelli di inquinamento anche in Italia.