Vaccinarsi serve. Per proteggersi dall’influenza, dai virus stagionali, dalla polmonite. E come ti abbiamo spiegato, può aiutare te ma soprattuto i medici a non confondere le diagnosi di influenza e di infezione da Coronavirus. Ora però la vaccinazione potrebbe diventare importante anche per la salute del tuo cuore. Una puntura di vaccino contro l'influenza e la polmonite sarebbero associate, infatti, a un minor numero di decessi ospedalieri nei pazienti colpiti da un'insufficienza cardiaca. Se pensi che, in media, una persona su cinque rischia di svilupparla nel corso della sua vita, capisci che i risultati di uno studio su quasi 3 milioni di americani presentato oggi al Congresso della Società europea di Cardiologia (ESC) 2020 potrebbero rafforzare ulteriormente il ruolo del vaccino antinfluenzale e contro la polmonite.
Secondo le stime presentate dal gruppo di ricercatori dell’Università del Connecticut, in tutto il mondo ci sarebbero più di 26 milioni di persone affette da insufficienza cardiaca. È una condizione grave che porta il cuore in sofferenza, al punto da renderlo incapace di pompare il sangue agli organi: a questo punto, poi, i polmoni si riempiono di liquido causando mancanza di respiro e tosse e a volte costringendo anche a un ricovero urgente.
Finora l’equazione era chiara: le infezioni respiratorie legate a influenza o polmonite possono aggravare l'insufficienza cardiaca, quindi vaccinarsi annualmente e proteggersi da questi rischi era una scelta fortemente raccomandata, soprattutto nei pazienti a rischio. Mancavano però degli studi che confrontassero i risultati dei pazienti vaccinati rispetto a quelli non vaccinati nel contesto dell’insufficienza cardiaca. I ricercatori americani, quindi, hanno riempito questo vuoto. Hanno esaminato 2.912.137 pazienti con scompenso cardiaco e ricoverati in ospedale dal 2010 al 2014 (l’età media era di 70 anni) e hanno provato a osservare se la vaccinazione avesse qualche legame con l’alto rischio mortalità.
Che cosa sarebbe emerso? Che solo l’1,4% dei pazienti dello studio aveva fatto il vaccino antinfluenzale e l'1,4% aveva il vaccino contro la polmonite. E che i tassi di mortalità erano significativamente più bassi nei pazienti vaccinati contro l’influenza (1,3%) rispetto a quelli che non l’hanno ricevuto (3,6%). Stesso discorso per la vaccinazione contro la polmonite: la mortalità era più bassa in chi era stato “punto” contro la polmonite (1,2%) rispetto a quelli che avevano scelto di non farlo (3,6%). A studio concluso, i ricercatori hanno spiegato che questi dati potrebbero e dovrebbero spingere ulteriormente i cittadini verso la vaccinazione annuale, specialmente quelli con una salute cardiaca precaria o già colpiti da scompenso cardiaco.
Fonte | "Vaccines against respiratory infections linked with less heart failure deaths" pubblicata il 28 agosto 2020 al Congresso Esc 2020