Via i giganti dalla laguna di Venezia. Ma quando e come?

Un decreto le ha allontanate definitivamente da Venezia, ma la soluzione non dovrebbe essere immediata. Ne abbiamo parlato con l’attivista Jane da Mosto.
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Gianluca Cedolin 19 Maggio 2021

La scorsa settimana il Parlamento ha approvato definitivamente l'allontanamento delle grandi navi dal centro storico veneziano. Adesso, entro sessanta giorni, l'Autorità di sistema portuale dovrà avviare un concorso di idee, con lo scopo di elaborare delle proposte alternative all'attracco delle grandi navi dentro Laguna di Venezia. È una vittoria dei tanti attivisti che da anni denunciano i danni ambientali (a livello di inquinamento atmosferico, danneggiamento dei fondali e dell'ecosistema laguna in generale) causati dai transatlantici, ma è ancora presto per capire se e quando si arriverà a una soluzione definitiva. Per Ohga, abbiamo fatto qualche domanda sulla questione a Jane da Mosto, attivista e consulente internazionale in tema di sviluppo sostenibile, che vive a Venezia da venticinque anni ed è amministratrice esecutiva dell'associazione We are here Venice.

Jane, quanto la soddisfa l'approvazione del decreto?

"Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, e purtroppo conosciamo la situazione in cui Venezia è oggi: ci sono ancora dei provvedimenti della prima legge speciale del 1973 che devono essere applicati. Finché non avremo chiarezza sul come e sul quando il decreto verrà applicato, possono fare quello che vogliono. Entro sessanta giorni cominceranno a pensarci, poi voglio vedere cosa faranno e come imposteranno questo concorso di idee, e perché stanno ignorando il lavoro fatto in questi ultimi anni con le varie proposte che già esistono per porti fuori dalla laguna".

Per lei, quale sarebbe la soluzione definitiva al problema?

"In pochi finora hanno affrontato la questione dell'insostenibilità del gigantismo navale di per sé. Se le grandi navi stanno creando problemi enormi per Venezia e per i veneziani, mica faranno bene altrove. Questi mostri bianchi causano guai non solo ambientali, sociali e giuridici in tutto il mondo, ma anche a livello finanziario. Se costruiremo questo porto off-shore, lo finanzieremo noi, con le nostre tasse, ma chi ci guadagnerà? Le grandi compagnie. Gli imprenditori delle crociere non stanno facendo il minimo sforzo per ridurre l'impatto ambientale dei transatlantici e non investono abbastanza nell'efficienza energetica".

La pandemia ha cambiato qualcosa?

"Molti lavoratori si sono ritrovati senza un impiego, li conosciamo, ci siamo confrontati con loro, ma non bisogna per forza far tornare tutto com'era prima. Adesso il costo marginale di un cambiamento sarebbe minore, perché tante persone sono già in difficoltà. I soldi da spendere ci sono, vanno solo investiti bene nella transizione ecologica. L'amministrazione deve favorire i cambiamenti, ci sono degli spazi vuoti in città, si possono creare dei laboratori, investire sulla ricerca scientifica, invece di andare a versare del cemento nel mare, usando tecnologie vecchie".

Come vede la situazione delle grandi navi in laguna tra dieci anni

"Rischiamo che non succederà niente, perché abbiamo già fatto dieci anni di stallo dall'approvazione del decreto Clini-Passera (che dal 2012 aveva già vietato il passaggio delle grandi navi per il Bacino di San Marco, ndr). Sono delusa dalla mancanza di lungimiranza".