Durante un’uscita con la loro barca due pescatori di Milazzo, in Sicilia, sono stati attirati dalla piccola berta minore che, con difficoltà, galleggiava in acqua. Questa specie appartiene a una delle categorie “Vulnerabili” della Red List IUCN, la lista rossa che dal 1964 classifica le specie minacciate dall’estinzione. Avvicinandosi a lei si sono accorti che era rimasta impigliata in una mascherina monouso. Ancora una volta, una vita innocente ha rischiato la vita a causa dell'inquinamento provocato dall'uomo.
I dati parlano chiaro: nel maggio 2021 Legambiente ha rinvenuto dispositivi di protezione individuali (DPI) sul 72% dei lidi monitorati. A livello globale, infatti, vengono utilizzate circa 129 miliardi di mascherine al mese, l’equivalente di 3 milioni al minuto. L’articolo del 2021, invece, della rivista Environmental Advances, parla di 3,4 miliardi di mascherine ritrovate in mare. Portate dal vento o gettate di proposito, poco conta davanti ai pericoli che sono ancora chiari a pochi: ogni singola mascherina infatti può rilasciare fino a 173 mila microfibre al giorno, in un processo di degradazione che può durare per decenni, se non per secoli.
Il video della berta che rischia di morire strozzata da una mascherina è stato condiviso sui social, per dimostrare che l’uomo è il principale responsabile di questo bilancio così terribile. Dal 1995 al 2015, infatti, il 159% in più di specie marini sono vittime della plastica in mare e la pandemia non ha fatto altro che peggiorare la situazione.
Ma davanti a un disastro del genere, impareremo a migliorare i nostri comportamenti? Eppure a noi costerebbe davvero poco, solo un pizzico di attenzione in più, ma quel minimo di sensibilità da parte nostra potrebbe contribuire a salvare una vita.