Quanti miliardi di euro costerà l’alluvione? I danni causati dal clima estremo in Emilia Romagna

Le alluvioni in Emilia Romagna hanno causato danni disastrosi non solo alle persone, ma anche all’agricoltura, all’allevamento e alle infrastrutture. Quanti e quali sono i problemi a cui bisognerà rimediare?
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Video Storie 31 Maggio 2023

Le macchie azzurre nelle immagini qui sotto rappresentano l’acqua che ancora non è stata assorbita dal terreno dopo le alluvioni. I punti arancioni sono edifici danneggiati: case, uffici, stabilimenti produttivi. Ci sono in giro più di 100 mila tonnellate di rifiuti: una quantità che, in quest’area, viene prodotta in 10 mesi. L’Emilia Romagna è tuttora sommersa dall’acqua e per giorni fango e detriti sono defluiti in mare.

Credit: Copernicus

Le vittime, gli sfollati e i danni causati nell’immediato sono stati solo l’inizio di una serie di conseguenze disastrose. Vediamo, numeri alla mano, in cosa consistono questi danni, che coinvolgono la regione a 360° e hanno letteralmente stravolto la geografia del territorio.

La strage degli alberi: i danni all'agricoltura

Le stime complessive dei danni sono ancora provvisorie, ma sono già salite a 7 miliardi di euro. Un volume così grande di acqua è stato il colpo di grazia per centinaia di campi agricoli e frutteti dell’Emilia Romagna già provati dalla siccità. Da una parte, il terreno troppo secco non è riuscito ad assorbire l’acqua. Dall’altra, l’acqua che è rimasta in superficie sta “soffocando” le radici degli alberi da frutto, facendole marcire – un eccesso d’acqua fa marcire le radici perché la pianta non riesce più a nutrirsi adeguatamente e diventa facilmente vittima di infezioni causate da batteri e funghi.

Circa il 42% dell’area agricola è stata infatti colpita dalle alluvioni. Delle cause – e della stretta correlazione con la siccità – ne abbiamo parlato qui. In alcuni punti, nei pressi di Forlì, il fango si è addirittura solidificato, rendendo ancora più difficile ripulire l’area. Parliamo di 10-15 milioni di alberi danneggiati in modo irrimediabile e che dovranno essere estirpati. Si tratta di piantagioni particolarmente sensibili all’acqua come il kiwi, l’albicocca o le susine. Ci vorranno giorni prima di riuscire a drenare tutta l’acqua ancora presente sul territorio e questo mette a rischio anche altri 40 milioni di alberi più resistenti come il melo, il pero, l’olivo, la vite e il ciliegio.

Il decreto approvato dal governo per far fronte all’emergenza prevede 100 milioni di indennizzi per le aziende agricole e 75 milioni per rimediare ai macchinari danneggiati, ma la maggior parte dei danni sono irreparabili e ci vorranno almeno 4-5 anni prima di recuperare il regime produttivo precedente. C’è infatti bisogno di tempo per piantare di nuovo gli alberi e trovare un numero così elevato di piante per sostituire gli alberi sradicati non sarà facile.

Alluvioni e allevamenti intensivi

Altrettanto tragica è la situazione degli allevamenti. Parliamo di migliaia di animali morti a causa dell’alluvione – solo a Faenza, in provincia di Ravenna, sono morti 600 maiali. Le perdite dovute alle alluvioni si intrecciano poi col fatto che l’Emilia Romagna è una delle regioni italiane col maggior tasso di allevamenti intensivi. Al di là delle considerazioni etiche su questo tipo di allevamenti, è un dato di fatto che non ci sono piani di evacuazione per gli animali né è vietato continuare a costruire altri allevamenti in una regione così esposta al rischio di alluvioni. In un caso di emergenza come quello che è avvenuto a maggio tutto ciò si traduce in un elevato rischio di morte per questi animali: ammassati in spazi angusti e recintati proprio per evitare che scappino, in caso di allagamento gli animali non hanno modo di mettersi in salvo.

Un problema anche sanitario

Oltre a danni economici, ciò comporta anche dei rischi sanitari. I cadaveri degli animali travolti dalla pioggia e i rifiuti degli stabilimenti possono contaminare l’acqua e aumentare il rischio di prendere malattie entrandoci a contatto. In generale, alluvioni violente come quelle che hanno colpito l’Emilia Romagna possono aumentare il rischio di infezioni a causa dell’acqua stagnante e dei rifiuti che trasporta: parliamo di tetano, epatite A o gastroenterite. Per fortuna le autorità sanitarie hanno dichiarato che, da questo punto di vista, la situazione è sotto controllo. È però necessario essere prudenti e anche per questo sono state organizzate campagne straordinarie di vaccinazione contro il tetano. È poi stato pubblicato un vademecum per spiegare come proteggersi o cosa evitare: è infatti importante usare indumenti e calzature resistenti e lavarsi accuratamente dopo essere entrati in contatto con acque contaminate.

Devastazione dalle strade ai libri

Ma i danni delle alluvioni non riguardano solo agricoltura e allevamenti. I danni alle strade raggiungono quasi i 2 miliardi e 476 di queste sono inagibili. Anche la cultura è stata messa in pericolo: oltre alle centinaia di libri distrutti per l’allagamento di biblioteche e librerie, sono a rischio anche 1381 testi del ‘500 che erano conservati a Forlì. Grazie alla collaborazione di alcune aziende alimentari, sono ora conservati in celle frigorifere per evitare la proliferazione di funghi in attesa che vengano restaurati.

I provvedimenti per rimediare al disastro

Il decreto maltempo approvato dal governo, oltre a stanziare fondi per i settori produttivi, punta a tamponare la situazione con provvedimenti come la sospensione delle tasse fino a fine agosto e la cassa integrazione per i lavoratori dipendenti fino a 90 giorni. Superata la fase d’emergenza dovranno poi seguire i finanziamenti per ricostruire e rimediare ai numerosi danni. In questo senso anche l’Unione Europea ha manifestato il suo sostegno, con 2,5 miliardi provenienti dal Pnrr per contrastare il dissesto idrogeologico e 6,5 miliardi per la tutela del territorio, cioè per evitare alluvioni e frane. Una serie di rimedi indispensabili per far fronte a una crisi che ha messo in ginocchio un’intera regione, e per mettere le basi di una più sicura convivenza tra essere umano e territorio nel prossimo futuro.