
A volte essere accolti è il primo passo per riuscire ad affrontare ed elaborare un momento di difficoltà o, semplicemente, di fragilità. Sembra essere questa la filosofia che ha ispirato "AccogliMi", il progetto di assistenza e ascolto psicologico gratuito avviato nel maggio 2022 dal Comune di Milano e rivolto a quella fascia di età in cui per definizione ci si scontra con le proprie fragilità e insicurezze: l'adolescenza.
Oggi, a distanza di un anno dall'inizio di attività di "AccogliMi", un primo report ne conferma il successo: sono stati più di sei mila i ragazzi, tra i 14 e i 18 anni, residenti nel comune di Milano, assistiti.
Grazie a una rete di operatori specializzati nel Terzo settore, tra psicologi ed educatori, il progetto della sezione Welfare e Salute del Comune di Milano dimostra, ancora una volta, quanto sia forte la domanda di un servizio di supporto psicologico, anche tra i più giovani.
I dati raccolti durante quest'anno raccontano un'esigenza diffusa, che riguarda ogni ambito e non solo certi contesti, quelli tradizionalmente considerati "difficili".
Su un dato tra tutti puntano i promotori del progetto: degli oltre sei mila interventi – su una platea di circa 60mila residenti – la maggior parte sono stati effettuati su ragazzi che non avevano mai ricevuto assistenza: otto su dieci per l'esattezza. Nell'83% dei casi i ragazzi provengono da famiglie italiane.
I numeri testimoniano però anche quanto sia fondamentale lo sguardo dei genitori e la disponibilità a chiedere aiuto: nel 67% dei casi sono stati loro a fare il primo passo, mentre solo nel 16% dei casi sono stati i ragazzi, la maggior parte dai 16 anni in su a chiedere aiuto. Infine, nel 10% dei casi, le richieste sono partite da segnalazioni degli insegnanti.
Anche un altro dato merita attenzione: occuparsi della salute mentale non deve essere più un tabù, né tanto meno si deve pensare di chiedere assistenza solo nelle situazioni evidenti o critiche. Il benessere psicologico si garantisce con la prevenzione.
"AccogliMi, evidentemente – ha commentato l'assessore al Walfare Lamberto Bertolé – raccoglie un bisogno che non riesce a essere intercettato dal servizio sanitario regionale, per mancanza di informazione o di offerta adeguata. Per troppi anni la salute mentale è stata considerata di serie B rispetto a quella fisica".
"Siamo abituati – scrive su Facebook Francesco Renato Caroli, che si occupa di salute e qualità della vita per il Comune di Milano – a servizi sanitari che aspettano che sia il cittadino a raggiungerli, ma per la salute mentale questo non basta: occorre andare ad intercettare il disagio e le difficoltà anche nei casi di isolamento e nelle famiglie dove ancora esiste lo stigma e il tabù su questi temi".
Fonti | Comune Milano