Il perfezionismo è un caratteristica personale che impone standard elevati, idee rigide rispetto ai comportamenti che devono essere attuati, critiche frequenti rispetto gli stessi e punizioni qualora non si riesca a raggiungere il risultato che ci si era prefissati. Il soggetto cerca quindi di ottenere sempre il massimo in tutto quello che fa cercando di controllare ogni errore e incertezza.
Hewitt e Flett suddividono il perfezionismo in tre categorie:
Quello che li differenzia è l’oggetto verso cui è diretto il comportamento.
Nel perfezionismo autodiretto il soggetto pone standard elevati per se stesso ed è estremamente attento e motivato a raggiungere i propri obiettivi e a non fallire. Il perfezionismo autodiretto può provocare ansia, anoressia nervosa, depressione e bassa autostima.
Nel perfezionismo orientato agli altri si pongono standard molto elevati per l’operato altrui con valutazioni rigide e critiche se non vengono raggiungi i risultati attesi con conseguente colpevolizzazione, mancanza di fiducia e sentimenti di ostilità verso gli altri. Questo atteggiamento, se portato allo stremo, rende difficile instaurare buone relazioni con gli altri con conseguenti sentimenti di solitudine, ma se ben dosato può contenere doti di leader e motivazionali.
Infine il perfezionismo socialmente prescritto è caratterizzato dalla credenza che gli altri si aspettino grandi risultati da noi e che li deluderemo in caso di fallimento. Il soggetto non si sente in grado di raggiungere quei risultati che gli altri si aspettano da lui e vivono costantemente preoccupati. Questo può portare a sentimenti di rabbia, ansia e depressione.
La caratteristica base della persona perfezionista è quella di porsi obiettivi irraggiungibili senza averne consapevolezza.
Si ha quindi la convinzione che bisogna impegnarsi di più per raggiungere un obiettivo e che se non ci si riesce è perché non ci siamo impegnati abbastanza, senza mai mettere in dubbio la raggiungibilità della prestazione.
Si diventa ipercritici verso il proprio e altrui operato e ci si sente costantemente sotto pressione e impossibilitati a rallentare. La preoccupazione viene mantenuta sotto controllo attraverso regole rigide e doveri. Nel tentativo di controllare tutto si pensa di poter raggiungere il proprio obiettivo ed evitare contrattempi. L’autocritica è una componente chiave cosi come la paura patologica del fallimento.
Gli aspetti negativi del perfezionismo sono molteplici e possono includere stress cronico, ansia e depressione, sentimenti di autocritica e autovalutazione negativa oltre che problemi relazionali soprattutto se queste aspettative irrealistiche si estendono agli altri.
Vi sono però anche degli aspetti positivi nel perfezionismo, se non viene portato all’eccesso, che includono un’alta motivazione e impegno che può portare successi in ambito lavorativo. Il cercare di raggiungere buoni risultati ma realistici mette infatti al riparo da sentimenti di ansia e stress.
Percorsi di terapia possono aiutare a ridimensionare questi sentimenti di perfezionismo, lavorando su standard personali realistici nel caso di un perfezionismo autodiretto e eterodiretto e per ridurre la paura del giudizio nei casi di perfezionismo socialmente prescritto.
Si andrà quindi a lavorare sulle motivazioni e sui bisogni interpersonali sottostanti che alimentano questo comportamento in modo da rendere le azioni più flessibili e meno autodistruttive e rendere il paziente consapevole del suo valore a prescindere dai risultati che ottiene.