Nel 2020 l’Amazzonia continua a bruciare ed è anche colpa del Covid-19

Meno controlli sul territorio, meno agenti impiegati, ma stesso numero di illeciti contro la foresta amazzonica e meno possibilità di arginarli. Solo a marzo 2020, sono stati spazzati via dagli incendi 520 km quadrati di alberi.
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Sara Del Dot 6 Maggio 2020

Si parla sempre di come il lockdown causato dal Covid-19 abbia avuto un effetto estremamente benefico sulla natura e sull’ambiente, che per qualche mese hanno potuto tornare a respirare. Tuttavia non in tutte le parti del mondo è stato così. Il polmone verde del Brasile, infatti, a causa della diffusione del Coronavirus si è trovato ancora più indifeso ed esposto a chi ogni giorno agisce per distruggerlo.

Una situazione anche dovuta al fatto che i guardiani preposti alla protezione della foresta amazzonica sono stati messi fuori gioco dalla quarantena. Riducendo la loro presenza sul territorio, hanno quindi concesso ai distruttori degli ecosistemi di agire indisturbati, aggirandosi tra gli alberi e appiccando fuochi o proseguendo pratiche di disboscamento illegale. Oltre a rischiare di portare il virus nelle comunità indigene che non sono assolutamente in grado di proteggersi o di arginare i contagi.

Gli effetti sono ben visibili e misurabili, come sottolinea l’Inpe, istituto nazionale per la ricerca spaziale. Soltanto nei primi tre mesi del 2020, infatti, sembra che la foresta amazzonica sia stata sottoposta a una distruzione del 50% maggiore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Soltanto a marzo, sono 520 i km quadrati di alberi che sono stati spazzati via, un dato che si attesta come il peggiore (mensile) degli ultimi 10-12 anni.

Per contrastare tutto questo, purtroppo c’è poco da fare. Secondo un’intervista rilasciata a un funzionario di Ibama (Istituto brasiliano dell'ambiente e delle risorse naturali rinnovabili) alla Reuters, i fondi destinati alle autorità in difesa della foresta non sono sufficienti per assumere nuovo personale, ma gran parte di questi professionisti in questo momento si trovano in quarantena dal momento che circa un terzo di loro ha un’età prossima ai 60 anni o condizioni di salute cagionevole. Questo naturalmente ha comportato una maggiore libertà di azione per tutti gli individui e le organizzazioni illecite. E un pericolo sempre più reale e concreto per il polmone verde del mondo.