Autopalpazione del seno: come farla nel modo corretto e perché è importante

L’autopalpazione del seno consiste in una serie di manovre su seno, capezzolo e ascella, effettuate in posizioni differenti, che si esegue periodicamente per identificare dei cambiamenti della forma o della consistenza della mammella. Insieme alla visita senologica e agli esami strumentali può ridurre il rischio di diagnosticare dei tumori in fase avanzata.
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Dott.ssa Roberta Kayed Medico chirurgo
10 Dicembre 2020 * ultima modifica il 19/04/2022

Per alcune può risultare un'abitudine imbarazzante, o comunque una pratica scomoda e macchinosa, ma con il tempo l'autopalpazione del seno, se eseguita periodicamente e con regolarità, può diventare un'abitudine come quella di andare in bicicletta, con il vantaggio di acquisire familiarità verso il proprio corpo e perseguire la tutela della salute.

Cos'è

L’autopalpazione del seno è la pratica che permette alla donna di “conoscere” il proprio seno, autonomamente, comodamente a casa e senza alcun costo.

Nell’era della prevenzione e della diagnosi precoce, è bene ricordare che l’autopalpazione da sola non può in alcun modo sostituire la visita senologica e gli esami come l’ecografia mammaria o la mammografia, che scovano noduli anche di piccolissime dimensioni.

Nonostante questo, è importantissimo che tutte le donne imparino e applichino regolarmente le semplici regole dell’autopalpazione, cosicché possano riconoscere quando il proprio seno cambia forma e consistenza.

L’autopalpazione, insieme alle tecniche di prevenzione oncologica, è quindi un fondamentale alleato della donna nel campo della diagnosi precoce del tumore al seno.

A cosa serve

 L’autopalpazione consiste nell’osservare e palpare:

  • Seni
  • Capezzoli
  • Ascelle

Imparare a riconoscere manualmente e visivamente come è fatto e come appare il proprio seno è un atto di cura nei confronti di sé e della propria salute, poiché permette di allenarsi a identificare i campanelli d’allarme e ridurre così il rischio di diagnosticare un tumore in stadio avanzato.

D’altra parte, se è vero che ogni nodulo o irregolarità sospetta richiede il consulto del medico, non tutto ciò che si discosta dalla “normalità” è considerato pericoloso.

Proprio per questo l’autoesame permette di sottoporsi senza indugi alla visita medica e capire perciò se fare degli esami più specifici oppure no.

Quando farla

L’autopalpazione deve essere fatta periodicamente e con regolarità per riconoscere ad esempio eventuali noduli che magari non erano presenti qualche settimana prima, e non perdere tempo per consultare il medico. Si consiglia di prendersi del tempo per la palpazione ogni mese, circa dai 20 anni di età in su.

Durante le mestruazioni è normale che il seno possa essere gonfio e dolente, per questo motivo il periodo ottimale per l’autopalpazione è una settimana dopo la fine del ciclo per diminuire il rischio di sentire fastidio o un po’ di dolore e per aspettare che il seno ritorni alla consistenza abituale. In gravidanza o in menopausa il momento è invece indifferente.

Come si fa e a cosa prestare attenzione

Fare l’autoesame al seno è veramente molto semplice, basta ricordarsi di seguire pochissime semplici regole, ma bisogna farlo bene e con calma.

Prima di spiegare tutti i passi da seguire, ecco dei piccoli accorgimenti:

  • Scegliere una stanza bene illuminata: l’esame prevede di osservare seno, capezzoli e ascelle, per questo motivo è bene stare in un ambiente illuminato.
  • Dedicare il tempo che ci vuole: per lo stesso motivo per cui è importante avere la giusta luce, è fondamentale avere la giusta concentrazione ed evitare le distrazioni inutili. Se siete abituate a preoccuparvi di tutto e solo in un secondo momento di voi, ricordatevi che questo è un momento per voi. È giusto prendersi tutto il tempo e lo spazio necessari e dedicarli esclusivamente all’autopalpazione, mettere in pausa tutto il resto, ed evitare gesti frettolosi che vanifichino l’importanza della pratica.
  • Svestirsi: l’osservazione e la palpazione vanno fatte senza maglia e senza il reggiseno, in modo tale da essere precise.
  • Anche sotto la doccia: l’umidità della doccia tende a rilassare i tessuti e la pelle bagnata rende per alcune la palpazione più agevole.

Una volta che siete riuscite a trovare le condizioni ideali, potete cominciare con l’esame davanti allo specchio, così da vedere i profili e la superficie dei seni.

Ecco le posizioni da adottare:

  • Di fronte con le braccia distese lungo i fianchi: scrutate la forma e i profili del seno in posizione di riposo.
  • Di fronte con le mani sulla vita: spingete bene le mani sul bacino in modo tale da contrarre i muscoli pettorali (i muscoli sottostanti la ghiandola mammaria) e osservate come il seno si muova in seguito alla contrazione dei muscoli del petto.
  • Di fronte con le braccia alzate per scoprire bene le ascelle: analizzate la zona ascellare.
  • Di profilo: osservate i profili e le forme del seno.
  • Braccio destro piegato dietro alla testa: la regola è “la mano libera palpa la mammella del lato opposto”. Per cui con la mano sinistra cominciate a palpare delicatamente la mammella destra, e viceversa una volta terminato da un lato. La posizione della mano che palpa è sempre la stessa: con le dita unite e tese, “a piatto”, cioè parallele alla pelle, che si muovono facendo dei movimenti circolari e lenti in modo da ricercare eventuali masse.
  • Lo stesso movimento, ma da sdraiate: sul letto, rialzate la spalla destra mettendoci sotto un cuscino o un asciugamano e mettete la mano dello stesso lato sotto la testa: in questo modo il seno destro si appiattisce sul petto e si può cominciare l’autopalpazione con le dita tese della mano libera (in questo caso la sinistra). Con i soliti movimenti circolari e la mano “a piatto” procedete alla palpazione di tutte le zone del seno. Per facilitare l’esame ed evitare di tralasciare delle aree, potete scegliere di muovere la mano in senso orario come se il seno fosse un orologio, oppure procedere dall’alto verso il basso, a linee verticali, come se si stesse tagliando un prato, oppure ancora incominciare dal capezzolo con piccoli cerchietti per poi ampliarli a tutto il seno. L’importante è assicurarsi di aver toccato tutte le zone: dalla clavicola alla parte superiore dell’addome, da un lato all’altro. Bisogna palpare anche la zona che si trova tra il seno e l’ascella e la zona della scollatura fra i sue seni. Una volta terminato con il seno di un lato potete cambiare il lato e il cuscino.
  • Stringete con delicatezza il capezzolo: anche aiutandovi con un fazzolettino, questo vi aiuterà a identificare le eventuali fuoriuscite di liquido dal capezzolo, il loro colore (trasparente, lattescente, giallognolo o rosso) e la loro natura (siero o sangue).

Tutti i passi e le manovre che abbiamo appena descritto devono essere eseguiti sempre allo stesso modo affinché l’esame risulti simmetrico fra un seno e l’altro, e fatto con gli stessi criteri.

In tutte le posizioni ecco a cosa prestare attenzione:

  • Rossori o eruzioni cutanee
  • Indolenzimento
  • Alterazione del contorno del seno, capezzolo o ascelle: gonfiori, sporgenze, infossamenti della pelle, pelle “a buccia d’arancia”, retrazione del capezzolo, un cambiamento della sua posizione o forma.
  • Alterazione della consistenza: masse, indurimenti, ispessimenti anomali.
  • Fuoriuscite di liquido o sangue dal capezzolo.

Quando preoccuparsi

Non sempre i rilievi anomali che si scovano all’autoesame sono pericolosi, anzi, spesso si rivelano essere benigni o legati alle fluttuazioni ormonali.

Anche al fine di tranquillizzarsi però, ogni volta che si notano delle differenze di aspetto, forma e consistenza, o che è presente qualsiasi massa, nodulo o secrezione dal capezzolo, è importante rivolgersi al medico per approfondire, caso per caso, la situazione ed eventualmente procedere con gli esami diagnostici (ecografia mammaria o mammografia, ad esempio).

Fonti|Breastcancer.org Fondazione Umberto Veronesi

Medico-Chirurgo, specializzanda in Anestesia-Rianimazione, Terapia intensiva e del dolore, ha lavorato per diversi anni negli ambulatori di Medicina Generale. Nella pratica altro…
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