Benedetta e la sua vita normale (anche con la sindrome di Down): quando l’unica malattia è il pregiudizio

Benedetta Menghini ha 30 anni e vive a Roma. Lavora in un asilo nido e quando ha un po’ di tempo libero frequenta un corso di murales e pratica judo. Vota, ma non le interessa molto la politica, anche perché ha la sensazione che nessun partito faccia davvero qualcosa di concreto, almeno per i disabili. Ah sì, Benedetta ha la sindrome di Down.
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Giulia Dallagiovanna 5 Aprile 2019
* ultima modifica il 22/09/2020

L'unica malattia è il pregiudizio. Lo ribadisce l'associazione Aipd (Associazione Italiana Persone Down) con il Down Tour 2019, partito lo scorso 21 marzo, che toccherà 37 città italiane, da Trento a Catania. Potresti quindi incontrare in una piazza un camper blu a bordo del quale ci saranno due persone affette da sindrome di Down e due accompagnatori. L'equipaggio cambierà ogni volta, un po' come se si passassero una staffetta, ma il messaggio rimarrà lo stesso: una corretta informazione distrugge il pregiudizio.

E allora proviamo a fare proprio questo, cancellare lo stigma sociale imposto per tanti anni alle persone con sindrome di Down. Innanzitutto, non sono degli eterni ragazzi: lavorano, votano, partecipano alla vita della comunità in base all'età che hanno. Proprio come hai fatto anche tu.

Credits: foto di Associazione italiana persone Down, Benedetta Menghini durante una tappa del Down Tour 2019

Ma a capire ancora meglio questo concetto ci aiuta Benedetta Menghini, 30enne romana con sindrome di Down. "Lavoro in un asilo nido – racconta Ohga – Accolgo i bambini quando arrivano e poi aiuto le educatrici durante i giochi e per la distribuzione del pranzo. Mi piace, ma è sicuramente impegnativo: non puoi distrarti un secondo, devi avere mille occhi, altrimenti possono farsi male".

I genitori naturalmente sono apprensivi e chi si prende cura dei loro figli ne avverte tutta la responsabilità. Anche se in un istituto di questo tipo non ci si limita a badare ai più piccoli. La giornata può essere ben più complessa: "Inizio alle 8:30. Devo aprire la porta ai genitori che arrivano e accoglierli, oltre a rispondere al telefono se suona. Nel frattempo, però, c'è il carrello con la frutta da preparare e la lavatrice da mettere in funzione. Laviamo le lenzuola, tovaglioli e tovaglie e gli asciugamani – spiega – Poi aiuto le educatrici e le maestre con i giochi per i bambini. Di solito, stacco alle 13:30".

Nel suo tempo libero, poi, Benedetta coltiva le sue passioni: "Ho seguito un corso di murales tenuto da alcuni esperti presso l'Aipd, perché mi piace dipingere. Ne abbiamo anche realizzato uno su una parete a Centocelle. E poi da circa un anno faccio anche judo, sono arrivata alla cintura arancione".

Se fino a qui non hai trovato molta differenza rispetto alla tua giornata, tenuto conto del fatto che magari non hai un gran talento artistico o che forse sei troppo pigro per iscriverti a un qualunque tipo di attività sportiva, ora si arriva un punto cruciale: il diritto di voto. "È importante che le persone affette da sindrome di Down votino – spiega Anna Contardi, coordinatrice nazione di Aipd e presidente di EDSA (European Down Syndrome Association) – sia perché affermano cosi la consapevolezza di essere cittadini adulti, sia perché la politica ha il compito di ascoltare anche e soprattutto la voce delle persone più deboli e che di solito vengono un po' emarginate".

Ma quindi chi convive con la Trisomia 21 di solito non prende parte al processo elettorale? No, anche perché spesso non sanno di poterlo fare e non ne sono informati nemmeno i loro famigliari. Oppure perché il linguaggio della politica, che non è di facile comprensione per nessuno, in certi casi può risultare ancora più complesso. "Abbiamo provato a far capire questo concetto ai politici – commenta Contardi – abbiamo consegnato loro un anagramma che rappresentava l'articolo 48 della Costituzione, quello che sancisce il diritto di voto, e gli abbiamo chiesto di spiegarci cosa ci fosse scritto. È la comprensione del linguaggio quella che ti permette di accedere alla partecipazione alla vita del tuo Paese".

Per questa ragione, nel 2013 l'Associazione Italiana Persone Down aveva lanciato una campagna di sensibilizzazione, "Il mio voto conta!", e da poco è uscito un libro dal titolo Informarsi, capire, votare, per l'educazione alla politica e al diritto di voto. "È scritto in modo da essere comprensibile per tutti – specifica Contardi – con un linguaggio semplice per permettere anche a chi ha scarse competenze in quest'ambito di avvicinarsi ad alcuni temi molto importanti".

Credits: foto di Associazione italiana persone Down, le tappe del Down Tour 2019

E infatti anche Benedetta Menghini vota, e la sua considerazione sulla politica non è molto diversa da quella che potresti fare tu: "Ho votato e voto perché sono una cittadina e voglio portare la mia idea, anche se secondo me alla fine non è cambiato molto. Non seguo attentamente la politica, perché mi sembra che nessuno partito faccia davvero qualcosa di concreto, almeno per i disabili. Ad esempio, tutti gli autobus dovrebbero avere le pedane per facilitare la salita e invece mi sono accorta che a Roma, o in Italia, non sempre si trova".

Se dopo aver letto le parole di Benedetta Menghini hai pensato che non ti sembrano molto distanti da quelle che potresti dire anche tu, allora forse avrai capito che davvero l'unica malattia, qui, era il pregiudizio. E che sei guarito.

Credits: foto di copertina di Associazione italiana persone Down

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