Capelli per assorbire le perdite di petrolio in mare: l’idea di un parrucchiere approvata dalla NASA

È stato un parrucchiere statunitense, Phillip McCrory, a presentare l’idea geniale alla Nasa dopo aver visto le immagini drammatiche in tv di una grossa perdita di petrolio al largo dell’Alaska nel 1989.
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Video Storie 7 Giugno 2022

Questo tappeto in grado di assorbire il petrolio è stato cucito con capelli donati da tutto il mondo per recuperare le fuoriuscite accidentali di greggio dalle strade e dagli oceani. È stato un parrucchiere statunitense, Phillip McCrory, a presentare l’idea geniale alla NASA dopo aver visto le immagini drammatiche in tv dell'incidente della petroliera Exxon Valdez, al largo dell'Alaska, il 24 marzo 1989.

“Ho visto una lontra la cui pelliccia era ricoperta di petrolio. Ho pensato: se la pelliccia animale può intrappolare e trattenere il petrolio versato, perché non possono i capelli umani?" Questa la domanda che Phillip, l'inventore del tappeto di capelli, si è posto guardando quelle immagini. I capelli con le cuticole aperte, come sappiamo, trattengono bene il sebo, il polline e altre sostanze inquinanti, per questo spesso, dopo una giornata in mezzo allo smog cittadino, i capelli risultano oleosi e appesantiti. Così Phillip ha deciso di sottoporre alla Nasa il primo prototipo di tappeto di capelli ammassandoli dentro un paio di vecchi collant della moglie. I capelli, come aveva ipotizzato, hanno raccolto tutto l’olio del motore esausto che aveva versato in una bacinella.

Oggi, a occuparsi della realizzazione dei tappeti insieme a Phillip è l’associazione statunitense Matter of Trust che raccoglie i capelli donati dai parrucchieri e dai privati provenienti da 17 stati diversi, li controlla per eliminare sporcizia o eventuali forcine dimenticate e poi li suddivide in base alla lunghezza. Per formare il tappetino, vengono posizionati più strati di capelli gli uni sugli altri e poi vengono cuciti insieme. Solitamente, per raccogliere sversamenti di petrolio, vengono utilizzati tappetini assorbenti di polipropilene, cioè una plastica non biodegradabile che vede come principale ingrediente il petrolio stesso. I capelli, invece, sono una fonte rinnovabile e sostenibile che potrebbe essere sfruttata maggiormente. Secondo l’associazione, infatti, 500 grammi di capelli sono in grado di assorbire quasi 6 litri di petrolio mentre anche solo 1 litro di grezzo può contaminare 3 milioni di litri di acqua potabile. Inoltre, i capelli, a differenza di altri materiali utilizzati per assorbire gli sversamenti di petrolio, non assorbono la sostanza oleosa ma la trattengono in superficie, permettendo il recupero del petrolio versato.

Negli anni, Matter of Trust e Phillip hanno realizzato più di 40 mila tappetini di capelli acquistati prevalentemente dai dipartimenti governativi, come l'aeronautica militare degli Stati Uniti  che li ha impiegati in diversi disastri ambientali, come lo sversamento della petroliera Deepwater Horizon nel 2010 che ha rilasciato nelle acque del Golfo del Messico circa 500 milioni di litri di petrolio nel giro di quasi 100 giorni. Attualmente i tappeti di capelli non sono riutilizzabili più di una volta e dopo il loro impiego possono essere smaltiti da un inceneritore per produrre energia o possono essere trasformati in compost grazie al lavoro di funghi e batteri. Poiché l’idea non è coperta da brevetto, altri gruppi hanno iniziato a produrre i propri tappetini. "Chiunque può fare un tappetino per capelli e sono felice che il movimento stia crescendo – commenta Lisa Gautier, fondatrice di Matter of Trust – perché crea posti di lavoro ecologici, pulisce l'acqua, riduce i rifiuti nelle discariche e promuove risorse rinnovabili."