Chi è Ibrahima, l’angelo delle incubatrici vecchie dismesse dagli ospedali e rimesse in funzione per salvare i neonati

Ibrahima Dieng è un uomo di 46 anni, nato in Senegal, che recupera incubatrici dismesse in Italia per aiutare neonati prematuri nel suo Paese: un messaggio universale di amore e speranza che parte dal Senegal, passa per l’Italia e giunge alle comunità meno fortunate.
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Roberto Russo 27 Marzo 2024

Nelle strade di Dakar, il suo nome è diventato leggenda: Ibrahima Dieng, noto affettuosamente come Ibra, è conosciuto come l'angelo delle incubatrici. La sua storia è un arcobaleno di speranza, solidarietà e determinazione, che si snoda tra l'Africa e l'Europa, tra il Senegal e l'Italia.

A 46 anni, Ibrahima ha già vissuto molte vite in una sola. Nato in Senegal, ha trovato il suo cammino verso l'Italia nel 2001, attraverso un viaggio segnato da sfide e ostacoli. Giunto a Pisa come migrante, ha affrontato la dura realtà della clandestinità, vendendo accendini per le strade e percorrendo chilometri senza sosta. Ma in mezzo alle difficoltà, ha trovato un raggio di luce: Carlo Papini, un uomo di cuore che gli ha offerto una mano generosa e un'opportunità preziosa.

Da quel momento, la vita di Ibrahima ha preso una svolta incredibile. Ha trovato lavoro e sostegno in Italia, ha ottenuto la cittadinanza e ha messo su famiglia: con la moglie ha sei figli. Ma la sua gratitudine verso il paese che lo ha accolto, non gli ha fatto dimenticare le sue radici e la sua gente nel Senegal.

Un impegno per gli altri

La sua missione è nata dal desiderio di restituire. Con il cuore rivolto alla sua terra d'origine, ha visto un problema urgente: la mancanza di incubatrici negli ospedali senegalesi. Così, con una determinazione indomita e un cuore generoso, ha iniziato a raccogliere apparecchiature dismesse dagli ospedali italiani. Defibrillatori, ecografi, poltrone da dentista: nulla è stato trascurato nella sua missione di speranza.

Il lavoro di Ibrahima non si limita a raccogliere queste attrezzature. Con l'aiuto di volontari e grazie alla sua conoscenza dei due mondi che abbraccia, le porta in Senegal e le fa riparare e revisionare. Poi, con amore e dedizione, le installa negli ospedali dove sono più necessarie. È così che le incubatrici dismesse in Italia trovano nuova vita e significato tra i neonati prematuri del Senegal.

Il suo lavoro ha già salvato decine di vite umane e offre una speranza che altrimenti sarebbe stata labile se non addirittura persa. Ogni bambino che respira grazie a una di queste incubatrici è una testimonianza vivente del potere della gentilezza e della solidarietà umana.

L'altruismo è la chiave per il futuro

Ma l'impatto di Ibrahima va oltre il numero di vite salvate. La sua storia è un faro di speranza e ispirazione, un monito contro l'indifferenza e l'egoismo. Ci ricorda che, non importa quanto difficile possa sembrare il nostro cammino, c'è sempre spazio per fare del bene nel mondo.

In un'epoca segnata da divisioni e conflitti, Ibrahima Dieng ci insegna che la vera grandezza risiede nell'aiutare gli altri, nel tendere una mano a chi è nel bisogno, nel diffondere amore e speranza ovunque sia possibile. La sua umiltà e la sua determinazione sono un esempio per tutti noi, un richiamo a essere migliori, a fare di più, a dare di più.

Così, mentre l'angelo delle incubatrici continua la sua missione di speranza, noi tutti possiamo imparare da lui e portare avanti il suo messaggio di amore e solidarietà, affinché il mondo possa diventare un luogo migliore per tutti, un neonato alla volta.

Fonte | Humanitas