Chi massacra le tartarughe di Roma? Quattro carcasse squartate trovate nel Parco Calimera, si cerca il killer

L’associazione Earth ha lanciato un appello per trovare i colpevoli delle brutali uccisioni di quattro esemplari di tartaruga Trachemys, specie a cui appartengono le tartarughine in passato spesso presenti nei mercatini e al Luna Park, di cui ora è vietata la vendita, che poi finivano abbandonate dopo che i proprietari ne scoprivano le effettive dimensioni.
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Martina Alfieri 15 Aprile 2022

Gli animalisti parlano di “strage” di tartarughe. Nel Parco Calimera di Torre Angela, a Roma, sono state trovate quattro carcasse di tartaruga Trachemys, specie venduta soprattutto in passato sui banchi delle fiere e dei mercatini, ma di cui al momento è vietata la commercializzazione. I corpi delle povere testuggini avevano la corazza squarciata e divisa in vari pezzi.

Earth, associazione per la tutela giuridica della natura e dei diritti degli animali, ha postato su Facebook le terribili immagini degli animali barbaramente uccisi, lanciando un appello affinché vengano fatti i nomi dei responsabili del gesto. Le tartarughe sono state ritrovate nel parco dai residenti della zona, che hanno subito fatto partire la segnalazione. Nei prossimi giorni la Commissione ambiente del VI Municipio di Roma effettuerà un sopralluogo per cercare di raccogliere più informazioni e fare chiarezza sull’accaduto.

Sarà capitato a tutti di vedere le tartarughine messe in palio come premio al Luna Park o vendute nelle fiere. In moltissimi negli anni si sono ritrovati ad adottare tartarughe Trachemys quand’erano di piccolissime dimensioni, per poi – una volta cresciute – abbandonarle in parchi e laghetti, senza preoccuparsi dell’impatto che questo poteva avere sulla natura circostante e sulle stesse tartarughe.

L’introduzione di specie aliene – cioè non autoctone – all’interno di un ecosistema porta sempre con sé delle conseguenze. In certi casi, la mancanza di responsabilità dell’uomo nell’intervenire sugli equilibri tra le specie porta, anche in Italia, a vere proprie bioinvasioni che minacciano la sopravvivenza della fauna autoctona. Le nuove specie introdotte in un ecosistema diverso da quello di appartenenza, infatti, potrebbero non avere predatori naturali, portando a livelli critici la presenza della biodiversità locale di cui si nutrono: per questo motivo, in Italia è stato istituito nel 2020 un vero e proprio piano per la gestione delle Trachemys.