Chiude il mattatoio illegale degli orrori in Cambogia: in 25 anni ucciso quasi un milione di cani

In seguito al lavoro investigativo e alle denunce di alcune associazioni animaliste, ha cessato le attività il macello illegale di Kampong Cham, in Cambogia. Qui negli anni hanno trovato la morte decine di migliaia di cani randagi, ma anche cani di proprietà sottratti alle loro famiglie per essere destinati poi all’uso alimentare.
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Federico Turrisi 12 Marzo 2021

Un'autentica "fabbrica della morte", attiva dal 1995, dove, secondo le associazioni animaliste, sono stati uccisi quasi un milione di cani, sia randagi sia (ed è ancora più inquietante) rapiti. Questo era il macello illegale di Kampong Cham, in Cambogia, a un centinaio di chilometri a nord della capitale Phnom Penh, che è stato finalmente chiuso lo scorso 4 marzo dopo l'ennesima denuncia di ong come Four Paws International, Paw Petrol Cambodia e Animal Rescue Cambodia. Già il 21 febbraio era stato bloccato dagli animalisti un furgone contenente 61 cani diretto proprio al mattatoio di Kampong Cham.

Nonostante la provincia di Siem Reap (dove si trovava il mattatoio) sia stata la prima in Cambogia a vietare la macellazione e il commercio di cani nel luglio del 2020, le attività illegali proseguivano imperterrite a Kampong Cham. A finire in gabbia non erano solo cani randagi, ma anche animali domestici che venivano rapiti da persone senza scrupoli. Le stesse organizzazioni animaliste hanno trovato nel trasporto intercettato lo scorso febbraio cani muniti di collare e diverse famiglie avevano denunciato la sparizione dei propri amici a quattro zampe.

Inoltre, le condizioni in cui venivano tenuti nella struttura prima di essere soppressi erano raccapriccianti: gli attivisti hanno trovato cani ridotti a pelle e ossa, disidratati e impauriti, oltre a reclusi dentro piccolissime gabbie metalliche arrugginite. Non è dato sapere quanti di questi macelli clandestini siano ancora presenti sul territorio cambogiano. Ma questo era il peggiore di tutti, a detta degli animalisti che hanno condotto instancabilmente negli anni diverse campagne per dire basta al commercio di cani e gatti nel sud-est asiatico.