Cinghiali, gli animalisti contro la Regione Lazio: “Sparare non è la soluzione”

La proliferazione incontrollata di questi ungulati in alcuni territori sta creando non pochi danni all’agricoltura. La Regione Lazio ha introdotto una modifica alla legge regionale che apre alla caccia al cinghiale anche in aree protette. Contrarie le associazioni animaliste e ambientaliste, per cui vanno percorse strade alternative all’abbattimento.
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Federico Turrisi 17 Agosto 2021

Si avventurano sempre più spesso anche nei centri abitati (i romani ne sanno qualcosa), possono essere causa di incidenti stradali, devastano i campi. Inutile nascondersi dietro a un dito: i cinghiali in sovrannumero nel nostro Paese rappresentano un problema, a cui bisogna trovare una soluzione. E qui si apre un dibattito in cui non mancano mai le divisioni. Prendiamo il caso più recente, quello della Regione Lazio.

Come ha ricordato Legambiente Lazio, pochi giorni fa il Consiglio Regionale, nell'approvare il collegato di bilancio, ha inserito una norma per cui anche nei territori delle aree protette, in caso di inerzia degli enti nell’attuazione dei piani di gestione della fauna selvatica per le specie in sovrannumero, la Regione stessa potrà esercitare i poteri sostitutivi e attivare abbattimenti selettivi, affidando ai proprietari dei terreni (come agricoltori, affittuari o conduttori di fondi), muniti di porto d’armi e di regolare licenza venatoria, il compito di sopprimere i capi.

Una mossa che non è piaciuta affatto al Cigno Verde, secondo il quale si rischia di scatenare il "far west" nei santuari naturali e nelle aree protette. "No ai fucili nei parchi. Il cinghiale è una specie in grande sovrannumero, va ridotta drasticamente la sua popolazione senza se e senza ma, e attraverso le regole esistenti: nei parchi vuol dire gabbie per le catture anche finalizzate all’alienazione dell’animale", commenta il presidente di Legambiente Lazio Roberto Scacchi. "La nostra associazione, insieme a Coldiretti, Federparchi e Regione, ha firmato più di due anni fa un protocollo per il contrasto dei cinghiali in sovrannumero nei parchi, contemplando tutte le azioni possibili di contrasto a questo enorme squilibrio biologico, e senza fucili: bisogna lavorare per attuarlo".

Contro le nuove misure introdotte dalla regione Lazio si schiera anche l’Oipa (Organizzazione Internazionale Protezione Animali), che ha annunciato la presentazione di un'istanza al Presidente del Consiglio Mario Draghi e al Ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani affinché il Governo promuova la questione di legittimità costituzionale innanzi alla Consulta per la violazione delle disposizioni previste dalla legge 157/92 "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio". L'impressione è che questa querelle sui metodi per contenere la proliferazione dei cinghiali proseguirà ancora a lungo e si ripresenterà anche altrove.