Conosciamo il Raja yoga, la pratica per raggiungere l’unione di corpo, mente e spirito

Se non indicato espressamente, le informazioni riportate in questa pagina sono da intendersi come non riconosciute da uno studio medico-scientifico.
È il cosiddetto yoga regale, quello che si concentra sull’energia mentale, sulla consapevolezza e sulla realizzazione di sé. Il Raja Yoga è tutto questo, il contrapposto dello Hatha yoga (più fisico), il metodo eccelso per staccarsi dal materiale, dal proprio ego e dal quotidiano.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Gaia Cortese 29 Gennaio 2021

Considerato lo yoga eccelso in India, il Raja yoga (dove raja significa “regale”) si contrappone al più conosciuto Hatha yoga. Se infatti quest’ultimo si concentra sul corpo fisico, sulle asana e sulla respirazione, il Raja yoga si focalizza sulla mente, sullo sviluppo dell’energia mentale e sulla consapevolezza di se stessi.

I principi dello Raja yoga sono esposti negli Yoga Sutra, un’opera che viene attribuita al filosofo indiano Patañjali: si tratta di 196 sutra, vale a dire brevi frasi concepite per essere memorizzate con facilità e per tramandare il sapere tra le persone.

Lo scopo del Raja yoga è la realizzazione di sé dopo aver intrapreso un percorso che permetta di liberarsi dai propri desideri come fonte di sofferenza, o dai problemi quotidiani che distraggono dal vero scopo della vita terrena, ossia la ricerca della propria interiorità.

Già vivere mostrando gratitudine per ciò che si ha, e non continuando a desiderare ciò che non si ha, è un passo importante verso la consapevolezza e verso una certa predisposizione volta a raggiungere l’unione di corpo, mente e spirito.

Cos’è

Lo scopo dello Raja yoga è il raggiungimento di uno stato di totale beatitudine, dove corpo, mente e spirito possono dirsi uniti, tant’è che viene definito anche come lo yoga dell’unione. Tale pace è ostacolata da tutta una serie di schemi mentali che possono ostacolarti ogni giorno dalla vera conoscenza del tuo io interiore. Praticare il Raja Yoga significa iniziare a lavorare sulla mente, sulla consapevolezza e sulla propria energia mentale.

Benefici

Nella pratica del Raja yoga si attribuisce grande importanza all'attività della mente e allo sviluppo della concentrazione, ma tra i benefici di una partica costante c'è anche lo sviluppo della flessibilità mentale e della capacità di resistenza.

Come praticarlo

Il Raja yoga propone innanzitutto il metodo della meditazione e dell'introspezione, ma utilizza anche altre forme di yoga nella pratica.

La meditazione

Meditare può aiutarti a rilassare la mente e a mettere ordine nei pensieri. Praticare per esempio Hatha yoga e meditazione può aiutarti a trovare lo stato di calma necessario e il distacco da tutto quello che hai intorno. Solo curando mente e corpo, puoi pensare di poter raggiungere e comprendere il tuo mondo interiore, quello di cui parla tanto il Raja yoga.

Gli 8 stadi del Raja yoga

Tuttavia, ogni volta che sentirai parlare di Raja yoga, è probabile che tu senta parlare anche degli 8 stadi, attraverso i quali l’uomo può imparare a disciplinare la propria mente e a unirla con il corpo e lo spirito, con lo scopo di raggiungere il concetto di “unico”.

Gli 8 Stadi del Raja Yoga sono:

Yama (astinenze): sono la base morale dello yoga, il presupposto necessario per un reale progresso negli stadi successivi. Gli Yama sono 5 e possono essere interpretati come l’inizio del percorso del praticante e riguardano soprattutto il comportamento verso gli altri: Ahimsa (non violenza), Satya (verità), Asteya (non rubare), Brahmacharya (auto ritenzione), Aparigraha (non avarizia).

Niyama (osservanze): sono i comportamenti da seguire per chi è impegnato nel percorso dello yoga. Riguardano il comportamento verso se stessi e comprendono precetti di purificazione, norme igieniche e corretti atteggiamenti mentale. Gli Niyama sono 5: Saucha (purezza), Santosha (contentezza), Tapas (austerità), Svadhyaya (studio individuale), Ishvaraparanidhana (abbandono verso Dio).

Asana (posizioni): sono le posture dello yoga, che aiutano il corpo e lo rafforzano, migliorandone equilibrio ed elasticità. Sono il punto di partenza per conoscere lo yoga e per approfondirne la pratica con Pranayama e Dhyana.

Pranayama (controllo del prana): costituisce l’insieme delle tecniche di controllo della forza vitale (prana), attraverso degli esercizi respiratori.

Pratyahara (controllo dei sensi): consiste nella ritrazione della mente dagli oggetti sensibili. Si riferisce all’idea di tirare i sensi via da eventuali oggetti del desiderio, tirandoli verso l’interno e sviluppando un forte senso di interiorizzazione. 

Dharana (concentrazione): costituisce il primo livello di concentrazione. Patanjali descrive la concentrazione come la capacità di “legare la coscienza in un unico posto”. Dharana può essere praticata verso un oggetto su cui portare l’attenzione e determina l’assorbimento delle energie mentali in un unico punto.

Dhyana (meditazione): significa osservare la realtà per quello che è, senza pregiudizi e condizionamenti. Significa percepire gli aspetti qualitativi dell’oggetto della meditazione, al di là della forma. È lo stato di profonda pace che si raggiunge quando la mente si calma pur rimanendo vigile.

Samadhi (estasi, beatitudine): è lo stadio supremo dello yoga, in cui ci si connette con l’Assoluto. È quello stato di totale coerenza con se stessi e la vita che l’essere umano può raggiungere dopo aver trasformato tutto ciò che lo limita. Si verifica quando la mente si focalizza sul proprio oggetto di meditazione e diventa un tutt’uno con esso. Ecco quindi che si ha l'unione ricercata e la realizzazione dello yoga.