Cop26 di Glasgow, proseguono le manifestazioni degli ambientalisti: “Alziamo i cartelli per la giustizia climatica”

Si chiama “Raise the Banners for Climate Justice” l’iniziativa organizzata da Exticntion Rebellion per accogliere, diciamo così, l’arrivo dei capi di Stato e di Governo nella città scozzese che ospita il cruciale vertice sul clima. Gli attivisti e le attiviste fanno sentire la loro voce: “Occorrono subito azioni concrete per combattere la crisi climatica”.
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Federico Turrisi 1 Novembre 2021

Comincia ad entrare nel vivo la Cop26 di Glasgow. I leader e i delegati dei quasi 200 Paesi del mondo che aderiscono all'Unfccc, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, stanno arrivando nella città scozzese, che per questo importante appuntamento è a dir poco blindata (sono più di 10 mila gli agenti di polizia impegnati sul fronte della sicurezza). Oggi sono attesi gli interventi del premier britannico Boris Johnson, di quello italiano Mario Draghi e del primo ministro delle Barbados (in rappresentanza dei Paesi insulari che rischiano di rimanere sommersi dall'innalzamento del livello del mare), oltre a quello del Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e del principe di Galles Carlo (in sostituzione della regina Elisabetta, a cui i medici hanno consigliato due settimane di riposo).

Insomma, i riflettori del mondo sono puntati su Glasgow. E quale occasione migliore per i movimenti ambientalisti per attirare l'attenzione sui temi legati all'emergenza climatica e sull'urgenza di intervenire per arginarla? Dopo la processione dei "pellegrini per il clima" dell'altro ieri, per la giornata di oggi Extinction Rebellion, insieme ad altri gruppi, ha lanciato un invito rivolto a tutti ad alzare cartelli per la giustizia climatica. In inglese, "Raise the Banners for Climate Justice". Ed è proprio questo il nome della campagna che mira a denunciare l'inazione della politica mondiale sul clima. In sostanza, un modo per fare sentire la propria voce ai grandi del pianeta.

Il messaggio è chiaro: i Paesi che storicamente hanno contribuito di più al riscaldamento globale devono assumersi le loro responsabilità. Come ha ricordato anche Vanessa Nakate, attivista di Fridays for Future Uganda, durante la Youth4Climate tenutasi a Milano poco più di un mese fa, l'Africa è il continente che emette meno CO2, fatta eccezione per l'Antartide, eppure è quello che sta subendo le conseguenze dei cambiamenti climatici in maniera più drammatica. Insomma, le fasce più vulnerabili della popolazione mondiale stanno pagando il prezzo più alto. E intanto alle fonti fossili sono arrivati solo nel 2020 5,9 trilioni di dollari di sussidi.

Gli attivisti e le attiviste di Extinction Rebellion, e non solo, non hanno mai smesso di sottolineare questa incongruenza. Ma adesso bisogna agire; il tempo per invertire la rotta è sempre più ridotto. Chi pensa che sia solo una questione di ambiente si sbaglia di grosso. Trovare un accordo alla Cop26 significa garantire un futuro dignitoso alle prossime generazioni: stiamo parlando di sicurezza alimentare, di giustizia sociale, di migrazioni epocali, di guerre.