Cosa sta accadendo in queste ore a Lützerath e perché ti riguarda

È iniziato lo sgombero di Lützerath, un piccolo paese tedesco rimasto prima abbandonato e poi occupato dagli attivitisti per evitarne l’abbattimento. Il proprietario infatti è la RWE, colosso energetico, che mira a espandere la vicina miniera di carbone. Il problema più grande? Il via libera è arrivato proprio dai Grünen (i Verdi).
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Giulia Dallagiovanna 12 Gennaio 2023

Lützerath è un piccolo paese della Germania occidentale. Si trova più precisamente in Renania-Vestfalia, tra Aquisgrana e Düsseldorf. E ciò che sta accadendo negli ultimi giorni, in una cittadina di cui probabilmente non avevi mai sentito parlare, riguarda anche te. Sì perché un folto gruppo di attivisti, riuniti nell'iniziativa Lützerath lebt!, ha occupato le case ormai abbandonate da mesi e sta resistendo contro lo sgombero operato dalle forze dell'ordine. Come mai? Lo scopo è impedire che Lützerath venga definitivamente raso al suolo per estendere la miniera di carbone di Garzweiler, una delle più grandi del Paese. Una storia direttamente collegata a quanto accaduto nell'estate del 2018 nella foresta di Hambach. In quel caso, ci fu un lieto fine perché un giudice ritirò le concessioni e fermò i nuovi scavi.

Quella di oggi è una vicenda importante per diverse ragioni. La prima è che l'ampliamento della miniera a cielo aperto impedirebbe alla Germania di rispettare gli Accordi di Parigi, con conseguente peggioramento della crisi climatica a livello europeo e poi globale. La seconda è che il via libera ai lavori di allargamento è stato conferito dal vicecancelliere e ministro dell'Ambiente Robert Habeck, che appartiene al partito dei Grünen, i Verdi. La terza sono le immagini: agenti di polizia in tenuta antisommossa contro attivisti disarmati che oppongono resistenza all'ennesimo tentativo di sfruttamento delle fonti fossili, dietro la falsa promessa di raggiungere un'indipendenza energetica.

Lützerath e la miniera

Ma facciamo un passo indietro per capire meglio come siamo arrivati allo sgombero e alla volontà di distruggere un intero villaggio per spianare la strada alla RWE (Rheinisch-Westfälisches Elektrizitätswerk), multinazionale tedesca dell'energia, già entrata in conflitto diverse volte con i movimenti ambientalisti. Il caso più famoso è proprio quello di Hambach.

Lützerath è un paese composto da una manciata di case e qualche azienda agricola di cui si è cominciato a parlare solo nel 2013, quando la Corte Costituzionale della Repubblica Federale tedesca si è espressa in favore dell'allargamento della miniera di Garzweiler. Stiamo parlando di uno scavo di circa 48 chilometri quadrati che garantisce una produzione di 25 milioni di tonnellate all'anno di lignite, una varietà di carbone di bassa qualità e tra le più inquinanti.

Secondo i calcoli, nel sottosuolo di Lützerath dovrebbero essercene altri 1,3 miliardi di tonnellate, e la RWE, che gestisce la miniera ed è diventata proprietaria del villaggio, conta di prelevare almeno altri 280 milioni nei prossimi sette anni.

In questa corsa al carbone è tutto il resto a soccombere. Nel 2006 la parte est dell'antica cittadina di Erkelenz, sempre nei pressi di Garzweiler, è stata distrutta per poter ampliare il bacino di estrazione. Nel 2018, poi, è stato raso al suolo il vicino villaggio di Immerath. Nel frattempo, era iniziata l'evacuazione e la ricollocazione degli abitanti di Lützerath, con l'idea di abbattere il paese entro dicembre 2022.

La RWE progetta di estrarre altri 280 milioni di tonnellate di lignite, un carbone di scarsa qualità e altamente inquinante

Nel progetto ufficiale è contenuta anche la creazione di un lago sui terreni dove al momento sorgono le case. Non solo, ma viene indicata la data ufficiale di decarbonizzazione per l'intera regione della Renania-Vestfalia: 2030. Sulla scadenza, però, Greenpeace Deutschland è scettica: "Il percorso di eliminazione graduale del carbone presentato non mantiene ciò che promette: la decisione non permette il risparmio di CO2 e consente a quasi tutte le centrali elettriche di funzionare fino al 2030".

L'ultimo abitante e l'inizio della resistenza

Tra tutti, c'è un abitante in particolare che non si è arreso. Un agricoltore di nome Heukamp si è rifiutato di cedere i propri terreni alla RWE e ha dato battaglia alla compagnia per vie legali. Il tribunale di Aquisgrana e poi quello di Münster hanno dato ragione alla multinazionale e costretto anche Heukamp a lasciare la propria casa nell'ottobre 2022.

La sua protesta, però, non è andata sprecata. Dalla vicina foresta di Hambach, la resistenza si è spostata a Lützerath, soprannominato Lützi.

L'occupazione

"Lützi bleibt!", Lützi resta, è lo slogan attorno al quale diversi movimenti ambientalisti e attivisti da tutta la Germania si sono riuniti nel tentativo di fermare l'abbattimento del villaggio e l'incremento di estrazione di carbone. Assieme alle proteste e alle manifestazioni rimaste inascoltate, due anni fa è iniziata l'occupazione pacifica degli edifici ormai abbandonati e del resto dell'area. Riproponendo uno schema simile a quello di Hambach, sono state costruite delle case sugli alberi che, oltre a fornire riparo alle persone impegnate sul campo, fungano da difesa contro un eventuale abbattimento.

Fridays for Future, Greenpeace Germania, Letze Generation (Ultima generazione), Scientist Rebellion e le altre realtà tedesche, oggi, sono l'ultima difesa degli Accordi di Parigi. All'interno del paese ci sono ancora circa un migliaio di attivisti, ma secondo Extinction Rebellion sono 3.500 le persone che in questi giorni hanno preso parte alle proteste in loco. Tantissime altre quelle scese in piazza nelle principali città.

Nei giorni scorsi, la polizia ha transennato l'area e il 10 gennaio è iniziato ufficialmente lo sgombero che si prevede di portare a termine entro il 14 gennaio. I manifestanti resistono come possono. Alcuni hanno dovuto rinunciare e lasciare le proprie postazioni, altri invece si sono incatenati ad alberi e abitazioni. Intanto dall'account Instagram chiedono a quante più persone possibili di supportarli e raggiungerli o, in alternativa, di inviare loro sacchi a pelo, coperte e altri beni di prima necessità.

Il fallimento dei Grünen

Il partito dei Grünen, ovvero i Verdi, appartengono oggi alla coalizione di governo assieme alla SPD (il Partito socialdemocratico) e al FDP (i liberaldemocratici). Secondo i valori fondanti del gruppo, ci si aspetterebbe una difesa a spada tratta dell'ambiente. Invece è arrivato un via libera all'ampliamento di una miniera di lignite, sfruttando la scusa della guerra in Ucraina e della necessità di una maggiore indipendenza energetica dal gas russo.

Ma i combustibili fossili sono i principali emettitori di gas a effetto serra, carbone su tutti, e l'incremento dell'estrazione promesso dalla RWE, denuncia Greenpeace, non è compabile con la soglia di 1,5 gradi di aumento della temperatura oltre la quale si mette a rischio la stessa sopravvivenza della specie umana sulla Terra.

Logiche di profitto e geopolitica da un lato, difesa del Pianeta e di chi ci abita dall'altro. Ma a Luützerath, e non solo, le istituzioni che promettono transizione ecologica, decarbonizzazione e rispetto degli Accordi di Parigi giocano nella prima squadra.