Cos’è un’handbike, come funziona e chi la può usare

Tornare ad andare in bicicletta anche dopo aver perso l’uso degli arti inferiori è possibile grazie alla handbike, una speciale bicicletta a tre ruote che consente non solo di tornare in sella a una bici, ma anche di competere con altri appassionati di questa disciplina sportiva paralimpica. Ecco come funziona un’handbike e chi la può usare: non solo persone con disabilità.
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Gaia Cortese 24 Giugno 2020

Tutti gli sport per essere conosciuti hanno bisogno di un campione, di un’impresa da raccontare. È successo per tante discipline sportive considerate "minori" finché non hanno svegliato in chi ci si approcciava (anche da spettatore) orgoglio, spirito di competizione, passione sportiva. Ci siamo così appassionati alla vela seguendo le imprese oceaniche di Giovanni Soldini, abbiamo iniziato a seguire la scherma ammirando la tenacia di Bebe Vio, ci siamo ricreduti sulle potenzialità sportive delle donne nel calcio vedendo la Nazionale arrivare ai quarti di finale nei Mondiali dello scorso anno.

L’handbike non fa eccezione. Abbiamo imparato a conoscere questa disciplina sportiva con Alex Zanardi, probabilmente il più grande atleta italiano di handbike, ma ci sono moltissimi atleti che come lui si sono innamorati di questo mezzo di trasporto, si allenano, disputano gare e si godono tutta la bellezza dell’andare in bicicletta sfruttando la forza delle loro braccia.

Handbike e disabilità

In sella ad una handbike è facile trovare persone che hanno subito un incidente stradale o che sono cadute accidentalmente e che in seguito a una lesione del midollo spinale, non possono più sfruttare i muscoli delle gambe. Molti praticanti di handbike hanno subito l’amputazione totale o parziale degli arti inferiori, mentre altri, a causa di malattie neurologiche o neurodegenerative hanno un controllo parziale dell’equilibrio e della forza della gambe.

Non solo per disabili

Va tuttavia detto che l’handbike non è solo uno sport per disabili, anzi. Questa particolare bicicletta può essere utilizzata sia da persone con disabilità sia da persone normodotate. Per quanto, infatti, l’idea progettuale di questa bicicletta nasce dal desiderio di rimontare in bici pur avendo perso la funzionalità totale o parziale degli arti inferiori, l’handbike può essere considerata un’ottima alternativa alla bicicletta, solo che in questo caso si usa solo la forza delle braccia.

Come funziona

L’handbike è formata da un telaio con un sedile su cui si può stare seduti o sdraiati. Al telaio sono fissate tre ruote: una anteriore e due posteriori. La ruota anteriore è collegata allo sterzo e dà la direzione al mezzo, oltre ad essere responsabile della forza motrice in quanto è collegata alle pedivelle attraverso la catena. Le due ruote posteriori hanno invece il compito di dare stabilità ed equilibrio al mezzo, sia in movimento che in sosta.

I freni sulla handbike funzionano grazie alle leve tradizionali, ma solo sulla ruota anteriore. Questo perché se i freni fossero posti sulle ruote posteriori, il rischio di sbandare in frenata sarebbe elevato. Rispetto alle biciclette tradizionali, invece, i rapporti di trasmissione sono montati al contrario: la ruota motrice è quella anteriore, pertanto sulla handbike il pacco pignoni diventa la corona anteriore e viceversa.

Handbike come disciplina sportiva

La handbike è ormai una disciplina sportiva in tutto e per tutto. La prima federazione europea è stata fondata in Belgio nel 2001, ma per arrivare ai giochi olimpici, sono dovuti passare tre anni (Atene 2004). Gli atleti di handbike possono avere tipologie e gradi di disabilità diversi, pertanto gareggiano in categorie differenti.

Al momento la competizione più riconosciuta sul territorio è il Giro d’Italia in handbike, organizzato ogni anno da un’associazione sportiva dilettantistica nata nel 2010 che prende il nome per l'appunto di Comitato Organizzatore del Giro d’Italia di Handbike. L’obiettivo dell’associazione è quello di dare vita ad una serie di gare a livello nazionale, in modo da permettere agli atleti di concorrere a una classifica finale che consenta loro di indossare la mitica maglietta rosa, proprio come nel tradizionale Giro d’Italia.