Dal coccodrillo arrostito alle ricette vegetali, Lorenzo Biagiarelli ci spiega perché ha “mangiato troppa carne”

Lo scrittore e food blogger Lorenzo Biagiarelli dopo una vita da mangiatore di carne ha detto basta e si è indirizzato verso un’alimentazione quanto più possibile plant-based. La proposta di assaggiare una zuppa di cane gli ha fatto pensare che fosse “ripugnante”, così come, in effetti, uccidere qualsiasi animale, solo che per un processo mentale non pensiamo a questo aspetto. A Ohga ha raccontato le sue riflessioni.
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Evelyn Novello 18 Dicembre 2023
Intervista a Lorenzo Biagiarelli Autore e food blogger

Lorenzo Biagiarelli ha sempre amato la carne. Nei suoi viaggi in giro per il mondo l'ha assaggiata in mille modi e di mille tipi, dal coccodrillo al canguro, dalle larve al lama. Ma a un certo punto, la svolta. L'incontro con una zuppa di cane, che in Cina è ancora non solo legale ma anche considerata una tradizione, per molti, da preservare, gli ha fatto pensare a quanto sia ripugnante mangiare alcuni animali, e, più in generale, qualsiasi animale. Da questa riflessione ne è nato il libro "Ho mangiato troppa carne", in cui Lorenzo riflette sul consumo di animali, sulla dieta carnivora e sul business della zootecnia, fattori che hanno condizionato per forza di cose la tradizione culinaria italiana per come la conosciamo oggi. A Ohga spiega la sua presa di coscienza e i lati positivi delle alternative vegetali.

Gli animali più strani in giro per il mondo

Il viaggio di Lorenzo alla scoperta della carne ha toccato i Paesi più disparati. "In Perù ho assaggiato sia il lama che la cavia, una sorta di criceto – ci ha spiegato – In Colombia va di gran moda mangiare il mojojoy, la larva del punteruolo, un parassita della palma che viene arrostito, e devo dire che non era male".

Tra gli altri piatti citati da Lorenzo, il coccodrillo e il canguro in Australia. La balena in Giappone e in Cina lo scorpione fritto. Tutti piatti che ora il blogger si pente di aver mangiato, "ovviamente vorrei non averli mai mangiati come vorrei non aver mai mangiato tutta la carne nella mia vita. Quelli che noi consideriamo appropriati lo sono semplicemente da un punto di vista culturale". Sì, perché quando ha rifiutato di mangiare una zuppa di cane in Cina definendo il piatto ripugnante si è chiesto perché lo pensasse solo di certi animali. E perché in generale ogni cultura considera giusto o sbagliato uccidere solo alcune specie viventi.

Il cane no, ma gli altri animali?

La carne non può essere etica secondo Biagiarelli. Quando lui stesso si convinceva che lo fosse, trovava solo giustificazioni. "Avevo una serie di foglie di fico che sostanzialmente mi permettevano di cibarmi di animali ma senza pensarlo – ci confessa. – Chiunque mangia carne riesce a rimuovere il pensiero dall'animale morto e di come abbia vissuto. Dal punto di vista etico, qualsiasi quantità di carne è "troppa carne" e così dal punto di vista ambientale perché tutti i trasporti in Italia non emettono tanto PM2.5 quanto la zootecnica. Ma anche dal punto di vista medico, abbiamo dei consumi che sono almeno doppi rispetto alle linee guida suggerite dal Crea e che vanno a oltre il quadruplo quando si parla di insaccati di carni trasformate".

Certo, se pensiamo ai tipici prodotti italiani ti possono venire in mente il prosciutto, il cotechino, i salami, ma anche l'arrosto sulla tavola natalizia. Ma quindi, dobbiamo rinunciare alle tradizioni della cucina del Bel Paese? In realtà, secondo Biagiarelli dovremmo solo ritornare alle origini. "Se pensi alla cucina contadina, era prevalentemente vegetale perché la carne era un cibo dei ricchi e così la fantomatica dieta mediterranea è fatta prevalentemente di legumi, olio, verdura e frutta. Siamo abituati a consumare certi piatti ma se anche solo il bistrot sotto casa, oltre a sei piatti di pasta con la carne ne avesse anche solo uno vegano, sarebbe un tassello che può invogliare la gente a cambiare".

Un altro punto a sfavore dell'alimentazione plant-based potrebbe essere il costo del cibo, spesso più elevato di quello animale. Ma ne siamo sicuri? "Questo avviene solo perché questi prodotti hanno l'Iva al 22% e non al 4 – ci spiega Lorenzo – ma se tutti consumassero prodotti plant-based nella stessa quantità con cui consumano carne si andrebbe gradualmente a ridurre anche il prezzo perché diventerebbero beni di prima necessità. E poi, se già oggi inserisci più legumi che costano 2€ al chilo e hanno una resa di tre quattro volte tanto, il bilancio familiare resta lo stesso se non addirittura inferiore".

Il "nuovo" non è una minaccia ma una risorsa

Lorenzo ha vinto la sua dipendenza dalla carne da sei mesi. Il sapore è buono, ne siamo tutti convinti, ma poi subentra un discorso etico con cui dovremmo fare i conti. "Alla fine tutti pensano che uccidere un animale sia sbagliato ma poi lo facciamo lo stesso, indirettamente, quindi la gola non è una ragione sufficiente per continuare questo consumo – precisa Lorenzo. – Puoi trovare i principi nutritivi della carne nei legumi, in tantissimi ortaggi, basta solo considerare tutto ciò che non è tradizionale non come una minaccia alla nostra alimentazione ma come una risorsa. All'inizio consideravamo velenosa anche la patata, poi abbiamo inserito nella nostra tradizione un'infinità di ricette che fino alla fine del Settecento non esistevano". 

Insomma, per cambiare alimentazione abituiamoci a forme e sapori diversi, in nome del rispetto dell'ambiente e degli animali.