E-mail, video in streaming, Bitcoin: le emissioni che provengono da Internet

Non solo attività industriali e plastica. A danneggiare l’ambiente, in particolare l’aria che respiriamo sono anche attività che potresti considerare assolutamente innocue come effettuare un pagamento, guardare un video su YouTube o inviare una semplice email.
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Rubrica a cura di Sara Del Dot
16 Settembre 2019

Le serie tv rappresentano una vera e propria passione per milioni di persone in tutto il mondo. Persone che si sono appassionate ad alcuni personaggi e trame al punto da divorare tre stagioni in altrettanti giorni, arrivando a perdere il senso del tempo, dello spazio e anche (pensa un po’) dell’inquinamento. Proprio così, perché forse, mentre guardi senza sosta una puntata dopo l’altra, ignori completamente il fatto che questa attività di “chilling” potrebbe essere facilmente trasformata in “polluting”. Così accade anche per le e-mail, lo strumento digitale più diffuso al mondo per inviare comunicazioni, soprattutto lavorative. Anche questi messaggi, che per noi corrispondono soltanto a un piccolo e rapido click, possono essere letali per l’ambiente. Senza parlare poi delle criptovalute, nate per semplificarci la vita e ora nemiche del Pianeta quasi più delle automobili.

Avresti mai immaginato che gesti apparentemente innocui e soprattutto dagli effetti invisibili potessero inquinare così tanto? Bene, pensa che le attività che svolgiamo su Internet sono responsabili di circa il 4% complessivo delle emissioni di gas serra nel mondo. Oggi nella rubrica I nemici del Pianeta cercheremo di capirci qualcosa in più.

Emissioni da Internet

Posta elettronica

Sopratutto chi lavora in ufficio, ne invia decine ogni giorno. Le e-mail rappresentano infatti uno degli strumenti di messaggistica e invio di comunicazioni più diffuso in assoluto in tutto il mondo. Eppure, sebbene per inviarne una sola sia sufficiente un click sul mouse, il loro impatto ambientale è inaspettatamente alto. Secondo i risultati di alcuni studi diffusi negli ultimi anni, otto e-mail inquinano esattamente quanto percorrere un chilometro in automobile. Sto parlando di una sola email da 1 megabyte in grado di emettere fino a 19 grammi di CO2. E prova a fare il calcolo considerando le 200 miliardi di messaggi digitali che vengono inviati ogni giorno nel mondo. Ad esempio, è stato calcolato che 100 dipendenti di un’azienda che inviano in media 33 email ogni giorno per 220 giorni all’anno, arrivano a produrre fino a 13,6 tonnellate di anidride carbonica, l’equivalente di 13 viaggi andata e ritorno da Parigi a New York.

Il tutto può essere aggravato dalle modalità di invio di questi messaggi. Infatti, la situazione diventa ancora più insostenibile se all’interno della mail viene inserito un allegato che rende il messaggio più pesante, o ancora se le varie cartelle digitali vengono tenute ferme e piene di comunicazioni ormai datate o superflue. Questo perché i server devono lavorare di più per mantenere in equilibrio tutta la situazione e quindi consumano energia elettrica producendo di conseguenza emissioni.

Video e serie tv

Guardare i video in streaming e in alta definizione può essere davvero distruttivo per l’ambiente. Ed è curioso affermarlo proprio in questo momento storico, in cui quasi tutti seguono con religiosa costanza almeno una serie tv e milioni di persone condividono un account Netflix per risparmiare sull’abbonamento video. Tuttavia, come ho già accennato, guardare video in streaming assorbe il 60% dell’energia utilizzata dalla Rete ed è causa dell’emissione di almeno 300 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno. Ne è prova schiacciante il fatto che solo nel 2018, l’energia consumata per vedere video online ha generato 306 milioni di tonnellate di CO2, la quantità di gas serra emessa dalla Spagna. Di questi, solo l’utilizzo di Netflix e Amazon Prime Video provoca le stesse emissioni di CO2 emesse dallo Stato del Cile, mentre la fruizione di video porno copre lo 0,02% delle emissioni del mondo, l’equivalente di tutte le famiglie francesi.

Bitcoin

Le consideriamo la moneta del futuro, eppure sembra che i Bitcoin non portino soltanto vantaggi. Anzi, a livello di inquinamento sembrano presentare un’impronta ecologica di un certo spessore. Che, per inteso, potrebbe equivalere all’intera Kansas City. O anche alla Giordania o Sri Lanka, senza nemmeno considerare tutte le altre criptovalute in circolazione, che sono oltre 1500.

Come emissioni, infatti, i Bitcoin, possono agevolmente arrivare a una quantità annua tra 22 e 22,9 megatoni. Un consumo altissimo, così come altissime sono le emissioni sprigionate in atmosfera. Ma esiste una soluzione? Sicuramente parte della responsabilità potrebbe anche essere assunta da noi utenti. Tuttavia, avendo a che fare con un pericolo invisibile e di cui in pochi hanno reale consapevolezza, è dalle grandi aziende che dovrebbe provenire la vera transizione sostenibile. E alcune ci stanno già pensando. Sono diverse infatti le multinazionali che hanno intrapreso un percorso più ecologico, servendo i propri parchi di service con energie provenienti da fonti rinnovabili. Un modo per sottolineare che la possibilità per invertire la rotta e limitare queste emissioni invisibili indipendentemente dal nostro comportamento, c’è e andrebbe perseguito.

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Sono nata e cresciuta a Trento, a due passi dalle montagne. Tra mille altre cose, ho fatto lunghe passeggiate nel bosco altro…