Elettrico non è per forza green: l’impatto ambientale delle batterie, dalla produzione allo smaltimento

Non le vediamo mai, ma ci abbiamo a che fare continuamente. Fanno funzionare i nostri Device e le auto del futuro e se si scaricano andiamo nel panico. Le batterie sono il motore di tantissime nostre attività e la base della transizione ecologica che sta investendo la mobilità. Tuttavia, anche le batterie elettriche nascondono un impatto ambientale che rischia di ostacolare questa rivoluzione green di cui sono protagoniste.
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Rubrica a cura di Sara Del Dot
9 Dicembre 2019

Sono dentro i nostri cellulari, nei tablet, nei computer e in quasi tutto ciò che può essere attaccato a una presa elettrica nelle nostre case. Ma anche fuori. Le batterie, infatti, oltre ad alimentare i nostri elettrodomestici si occupano anche di far funzionare auto ecologiche, bici elettriche, autobus, camion e tutti quei mezzi di trasporto che negli ultimi anni sono stati indicati come caposaldo della transizione green, le paladine della mobilità sostenibile, principale motore dell’energia pulita.

In questo contesto è facile intuire come il ruolo delle batterie, in particolare quelle agli ioni di litio, sia diventato sempre più centrale all’interno del processo di decarbonizzazione. Eppure non è tutto oro ciò che è green. Certo, batterie e auto elettriche ci consentiranno di spostarci senza emettere sostanze altamente nocive per i nostri polmoni e per il Pianeta, tuttavia qualcosa da migliorare, soprattutto nei processi di estrazione delle materie prime come litio e cobalto e della loro lavorazione che comporta diversi passaggi e un largo uso di energia (spesso derivante da fonti fossili), c’è, e sarebbe fondamentale occuparsene al più presto.

Anche perché, dal 2016 al 2018, quindi in soli due anni, la richiesta di litio è letteralmente raddoppiata e quindi le attività di estrazione si sono espanse e intensificate. Solo per fare un esempio, le emissioni di CO2 derivanti dai processi di estrazione delle materie prime e della loro lavorazione sono quantificabili in circa 75-100 chilogrammi per chilowattora. Ma capiamo insieme di cosa stiamo parlando.

Estrazione: l’impatto sociale

L’estrazione delle materie prime per la realizzazione delle batterie può avvenire in diversi modi e non tutti considerabili etici, sotto diversi punti di vista. Un esempio clamoroso portato da poco sotto i riflettori di tutto il mondo è l’impegno dello sfruttamento di manodopera minorile per l’estrazione del cobalto, minerale impiegato per la realizzazione delle batterie al litio, dalle miniere della Repubblica democratica del Congo, cui anno fa anche Le Iene avevano dedicato un servizio. Questi processi di estrazione finalizzati alla corretto funzionamento dei nostri telefoni e computer, senza i quali ci sentiremmo perduti, implicano diverse gravi violazioni dei diritti umani, tra cui l’obbligo di lavorare per ore in piccole gallerie per raccogliere a mano il cobalto, a fronte di un pagamento esiguo e zero tutele e sicurezza. La situazione è stata denunciata più volte da Amnesty International, che ha richiesto entro 5 anni l’introduzione di una batteria 100% etica.

Estrazione: l’impatto ambientale

Oltre l’80% del litio nel mondo si trova in Sud America, tra Bolivia, Argentina e Cile. Una quantità enorme di una sostanza presente in abbondanza sul nostro Pianeta e che quindi, presumibilmente, non porterà a una “guerra del litio” in futuro. Solitamente, il litio si trova sotto i laghi salati. Il lago Salar de Atacama, ad esempio, contiene uno dei maggiori giacimenti di litio al mondo.

Tuttavia, i problemi legati alla sua estrazione ci sono e sono molto gravi. Per estrarre questa sostanza così richiesta, infatti, viene fatto un buco nelle saline e si pompa salamoia in superficie. In seguito, viene lasciata evaporare per qualche mese, nel corso dei quali si crea una miscela di sostanze, tra cui il litio, che viene poi filtrata e messa a evaporare ancora. Il procedimento viene ripetuto ancora, finché la miscela non è stata filtrata a sufficienza per poter estrarre il litio. In questo procedimento, oltre ad essere utilizzata un’enorme quantità d’acqua, circa 500mila galloni per ogni tonnellata di litio, il rischio di contaminazione delle acque attraverso fuoriuscite di sostanze tossiche come acido cloridrico, usate per la trasformazione del litio, è molto alto. Quando la contaminazione avviene, muoiono sia i pesci che gli altri animali che si abbeverano ai corsi d’acqua. In più, diventa impossibile utilizzare quell’acqua per irrigare le coltivazioni compromettendo anche le fonti di economia e sopravvivenza delle popolazioni che abitano quei luoghi. In Cile, le attività di estrazione hanno consumato il 65% delle risorse idriche disponibili.

Produzione

Anche per la produzione delle batterie vengono impiegate molte risorse, tra cui energia spesso derivata da fonti fossili e sostanze chimiche. Il 40% dell’impronta ambientale delle batterie, infatti, deriva principalmente dai loro processi produttivi. Per questo sarebbe importante riuscire a imporre un ciclo produttivo di questo genere di prodotti impostato su un modello di economia circolare, a partire da una eco-progettazione che preveda l’impiego esclusivo di energie rinnovabili.

Smaltimento

Il grande problema delle batterie al litio è che sono molto difficili da riciclare. Il rifiuto che deriva da questi strumenti, infatti, contiene materiali tossici e dannosi per l’ambiente, quindi le batterie non possono assolutamente né essere abbandonate in discarica né venire disperse nell’ambiente. Nell’Unione europea, oggi viene riciclato solo il 5% delle batterie, nonostante una direttiva imponga il riciclo al 100%. Inoltre, la stessa Unione Europea stima che il 57% delle batterie non vengano nemmeno raccolte, ma siano disperse nell’ambiente provocando danni enormi. Il limite principale deriva probabilmente dalla difficoltà di estrarre tutti i materiali separatamente e recuperarli. Negli ultimi anni, comunque, sono diverse le tecnologie che stanno entrando in gioco per permettere di avviare a riciclo le batterie. L'avvio di questi rifiuti a seconda vita, infatti, potrebbe diminuire notevolmente l’impatto della CO2 rendendo materiali già estratti disponibili per la produzione di nuove batterie, consentendo un enorme risparmio di energia, la stessa energia che altrimenti verrebbe impiegata per produrre materiale nuovo.

Fonti

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Sono nata e cresciuta a Trento, a due passi dalle montagne. Tra mille altre cose, ho fatto lunghe passeggiate nel bosco altro…