Europee 2024, “Che Clima Che Fa” negli Stati Uniti d’Europa, Soldo: “L’UE sia più forte e detti la linea al mondo su ambiente e diritti”

In Italia le elezioni europee si terranno l’8 e il 9 giugno 2024. Insieme a Soldo abbiamo approfondito la visione degli Stati Uniti d’Europa su Green Deal e cambiamenti climatici.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Rubrica a cura di Francesco Castagna
5 Giugno 2024

Dopo aver raggiunto l'accordo tra +Europa e Italia Viva, gli Stati Uniti d'Europa hanno cominciato la loro campagna elettorale puntando sui temi che l'uno e l'altro partito hanno sostenuto da sempre. La nuova formazione politica ha come obiettivo quello di creare maggiore consapevolezza nei confronti dell'Unione europea e la realizzazione di un'istituzione con maggiori poteri e più forte.

Per parlare dei punti green del programma di Stati Uniti d'Europa abbiamo contattato Antonella Soldo, presidente del comitato nazionale di Radicali e candidata nella circoscrizione Nord Est

Soldo, abbiamo preparato dei cartelli che rappresentano le due proteste che hanno caratterizzato le proteste dell'ultimo anno. Da una parte quella dei trattori, dall'altra quella di Ultima Generazione. Crediamo che siano entrambe frutto di un'incapacità da parte della politica di parlare alla società civile. Ci può dire con quale empatizza di più e un aspetto positivo e negativo di entrambe? 

Empatizzo con la battaglia di Ultima Generazione principalmente per un motivo, perché è stata quella più criminalizzata. Mentre le istanze degli agricoltori sono state raccontate e accolte in modo più ampio ed è stata riconosciuta la legittimità, come era giusto che fosse, nei confronti di questi attivisti che cercano di portare l'attenzione pubblica verso le urgenze del cambiamento climatico, nell'invertire la rotta del nostro Paese e dell'Europa sui cambiamenti urgenti, vengono criminalizzati.

Ho incontrato a Padova una ragazza minorenne che è stata oggetto di una perquisizione a casa per aver tentato, quindi nemmeno riuscito, di fare una protesta in un museo con dei gessetti. Qui abbiamo visto proprio due pesi e due misure. Nei confronti di questi ragazzi è stata attuata una criminalizzazione profonda, al punto che il Parlamento è intervenuto con una nuova norma: il reato di blocco stradale. Quando poi il blocco stradale lo hanno fatto i trattori allora c'è stato un momento di grave imbarazzo. Per quanto riguarda l'agricoltura, sicuramente è uno dei settori più importanti per l'Europa e per il nostro Paese, al punto che un terzo del bilancio dell'Unione Europea va in fondi per l'agricoltura, quindi non è un settore proprio bistrattato. Ci sono però degli aggiustamenti da fare, e mi riferisco al fatto che è l'unico settore esonerato dalla cosiddetta carbon tax.

Noi sappiamo che dobbiamo ridurre le emissioni entro il 2050 per arrivare a essere il primo continente al mondo a emissioni zero. Questo lo dobbiamo realizzare facendo un po' di sforzi tutti quanti, anche gli individui e i consumatori singoli sono interessati dalla carbon tax nel trasporto privato. L'unico settore totalmente esonerato è questo, ma bisognerebbe fare qualcosa soprattutto sugli allevamenti intensivi, che riguardavo il 69% delle emissioni di tutto il settore dell'agricoltura.

È un tema tabù, sul quale c'è una grandissima levata di scudi che parte dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e arriva a tutta l'ala della destra estrema nel nostro Paese, ma anche in Europa. Al congresso di Vox, dove ha partecipato anche la Presidente Giorgia Meloni, le sue parole ci danno il segno di quale è l'indirizzo. Nel suo discorso il Green Deal viene presentato come una follia, però se noi usiamo questi termini allarmistici e se a farlo in primis è una Presidente del Consiglio nei confronti delle persone, è normale che crei allarmi.

Tutti i cambiamenti creano paura nelle persone. Fare un'inversione di rotta rispetto a come ci siamo comportati finora con l'ambiente e con l'emissioni è normale che comporta della paura, dello spavento e delle grandi resistenze. Chi ci governa ha il dovere di spiegare cosa è meglio per i cittadini, e questo lo decide la scienza innanzitutto, noi non possiamo avere un approccio anti-scientifico su questi temi. Se le emissioni di gas serra creano surriscaldamento globale, chi ci governa deve spiegare alle persone che è necessario che tutti ci impegniamo affinché questa tendenza venga invertita. Il bene del Pianeta è quello dell'essere umano, non c'è un contrasto tra uomo e natura. Il primo è un essere naturale non può vivere senza il suo ambiente originario.

Non si tratta di creare un conflitto come la Presidente del Consiglio ha provato a far passare, affermando "c'è chi dice che l'uomo è nemico della Natura". No, non lo è, però se inquina, se emette CO2 e se non si comporta responsabilmente nei confronti della natura può avere un effetto deleterio e devastante.

Sulle strategie sostenibili presenti nel vostro programma voi esprimete "la necessità di portare avanti una politica che tuteli industria e che non abbracci la filosofia della decrescita". Quali sono i partiti che in Italia puntano su questo tipo di approccio e cosa gli contestate?

Il punto è che bisogna puntare un po' alla crescita responsabile, le due cose non sono in contraddizione. Noi possiamo mettere insieme le risorse dell'Unione Europea per fare dei passi in avanti sulla ricerca. Qui si parla moltissimo del conflitto con le grandi potenze nel mondo, su quale sia il ruolo dell'Europa che vede avanzare la Cina, la Russia e gli Stati Uniti. La sfida è quella di arrivare primi ad avere dei brevetti che possano farci fare un passo in avanti e produrre di più nel rispetto dell'ambiente. Non c'è anche qui un conflitto tra crescita e tutela dell'ambiente e riduzione delle emissioni, c'è una grande responsabilità, che però parte dal fare investimenti comuni, soprattutto sulla ricerca scientifica.

In questo modo noi possiamo arrivare prima delle grandi potenze mondiali e porre anche delle regole, senza sottostare a quelle di chi pensa di crescere sfruttando i lavoratori e l'ambiente.

Siccome ha parlato di ricerca scientifica, produzione e commercio, una delle vostre battaglie riguarda il sostegno alla produzione di carne coltivata. Se doveste entrare in Parlamento europeo, come vi muovereste per contrastare l'azione del Governo Meloni e di Coldiretti? 

La questione della carne coltivata è sicuramente l'esempio più emblematico e recente di come la politica possa essere ostaggio di un pensiero antiscientifico e di grandi lobby, in questo caso di Coldiretti, è inutile girarci intorno. Questa lobby è così potente che questo dibattito è stato così viziato che possiamo notarlo già solo dall'utilizzo delle parole: la carne  "sintetica", nel momento in cui utilizzi questa parola crei paura nelle persone perché pensano che è qualcosa di artificiale dannoso per l'organismo e l'ambiente. Non è così, la carne coltivata non è dannosa per l'ambiente, per le persone, anzi è un'alternativa valida agli allevamenti intensivi. Qui si tratta proprio di fare una scelta coraggiosa, una decisione chiara, di dire che intanto non possiamo vietare la ricerca scientifica sempre a prescindere.

Lo schema è sempre lo stesso, creare una paura, creare un nemico, e porsi come garanti per dire "votate noi perché vi difendiamo da questa cosa che è pericolosissima". Non è pericolosissima, è utile, va fatta e oltre all'accanimento delle forze di destra nei confronti di questo tema, ha pesato nel nostro Paese anche la non opposizione delle cosiddette forze progressiste perché era un tema scomodo. È però un argomento che riguarda la ricerca scientifica in Italia e in Europa e anche la possibilità di creare nuovi posti di lavoro in un settore che si estenderà altrove, invece. Possiamo scegliere se andare a rimorchio o decidere di essere i primi e quindi regolare e dettare le regole in un sistema che sia equo.
Ciò che non lo è invece è cosa stiamo facendo sugli allevamenti intensivi. Qui bisogna fare una scelta di responsabilità, non è indispensabile essere vegetariani o vegani per dire che il consumo di carne deve essere responsabile e che gli allevamenti intensivi sono dannosi per gli animali, per l'ambiente e anche per la salute degli individui.

Costringere gli animali in quelle condizioni significa dargli gli antibiotici, bisogna dargli altre medicine che poi noi ingeriamo indirettamente creando un circolo vizioso. Da qualche parte bisogna iniziare a fermarlo.

Parliamo di una sua battaglia personale, ovvero quella per rendere la cannabis legale. Riusciamo a spiegare in che modo questa sostanza non solo può essere utilizzata a scopo ricreativo o medico, ma anche per accelerare alcuni processi sulla sostenibilità? 

La canapa è una pianta dalle mille risorse anche per l'ambiente, ricordiamo che l'Italia era il secondo esportatore al mondo dopo la Russia, prima che iniziasse il proibizionismo. L'uso che veniva fatto di questa pianta era soprattutto nel tessile e nell'alimentare. Oggi noi sappiamo che la canapa serve moltissimo a bonificare i terreni dai metalli pesanti. Può avere quindi un ruolo concreto e fortissimo anche negli obiettivi del Green Deal sulla riqualificazione ambientale, ad esempio. In più ha delle applicazioni molto importanti nella bioedilizia: è un materiale leggero, sostenibile e che aiuta moltissimo a trattenere il calore e l'umidità. Anche su questo lo schema è sempre lo stesso, proibire e creare paura, non vedendo tutte le possibilità che invece una regolamentazione potrebbe dare.

Soldo, nel programma di Stati Uniti d'Europa c'è scritto che siete intenzionati a portare avanti la politica economica del precedente governo guidato da Mario Draghi. Sappiamo che l'ex capo di Governo ha stretto accordi a livello internazionale sull'estrazione di gas per sopperire all'abbandono degli patti commerciali con la Russia. L'IPCC ha già detto che questa pratica è insostenibile per gli obiettivi al 2050 e non in linea con una giusta transizione energetica. Lei cosa ne pensa? 

In realtà il programma fa riferimento alle indicazioni di Draghi soprattutto per quanto riguarda la necessità di aumentare il bilancio dell'Unione europea. Oggi noi abbiamo un bilancio che è la somma dell'1% dei PIL di tutti gli Stati membri, sono noccioline con le quali non è possibile fare gli investimenti che servono nella ricerca scientifica e nell'industria. L'obiettivo è quello di aumentare il bilancio dell'Unione europea portandolo al 5% del PIL degli Stati membri.

Con queste risorse cosa potremmo fare? Investire in tecnologie più avanzate, creare delle reti di trasporto più efficienti come una rete ad alta velocità europea che porti il trasporto dalla gomma sul ferro. Potremmo mettere in campo tutte quelle azioni sulle auto elettriche e non andare a rincorrere la Cina che è già avanti e che ora arriva a vendercele. Potremmo far arrivare ovunque le pompe di calore e distaccarci dalla necessità, a cui oggi siamo purtroppo ancora legati, delle fonti fonti fossili.

Sulle fonti rinnovabili, la lista di Calenda vi ha contestato di avere posizioni diverse all'interno della stessa lista. C'è chi è a favore di questo Green Deal, c'è chi invece vorrebbe correggerlo. Sul nucleare la posizione degli Stati Uniti d'Europa qual è?

Noi possiamo raggiungere un'indipendenza come Europa se creiamo un buon mix di fonti rinnovabili, e se riportiamo anche il tema del nucleare all'attenzione del nostro Paese e dell'Europa. Ovviamente il percorso va accompagnato per evitare spauracchi e che un pensiero antiscientifico prevalga. Personalmente io sono a favore del nucleare, perché penso che sia indispensabile per portarci a quella indipendenza di cui abbiamo bisogno dalle fonti fossili, e quindi anche da altri Paesi illiberali. Io lego il nucleare alla questione della democrazia, oggi le fonti fossili in mano a governi illiberali sono un ricatto e anche questa fonte (nucleare Ndr) deve essere legato a un avanzamento dello stato di diritto. C'è stata tanta paura anche nel nostro Paese, noi abbiamo avuto due referendum sulla scia di due incidenti, quello di Chernobyl alla scienza non ha insegnato nulla, quello che non dovevano fare lì si sapeva prima che accadesse. Sapevamo anche che però questa fonte, in mano a Stati illiberali, poteva creare numerosi problemi. Quello di Fukushima non ha creato nemmeno un danno, ma è riuscito a diffondere tanta paura.

Tornando al punto, i Governi responsabili le paure non le devono cavalcare, le devono governare e spiegare. Il nucleare è necessario e se ne parlerà, le nuove generazioni sono tutte favorevoli perché hanno studiato e sono le generazioni più formate nella storia della Repubblica italiana. Dovremmo ascoltarle su questi temi.

…e per quanto riguarda le scorie? 

Anche lì, noi abbiamo avuto vari Governi che non sono stati in grado di spiegare ai cittadini che lo stoccaggio delle scorie delle centrali che avevamo prima che fossero chiuse è sicuro. È tutelato, è controllato e non dà alcun problema averle accanto. Bisogna fidarsi della scienza e dei Governi, questo sicuramente è il tema, quello della fiducia.

Noi abbiamo una popolazione non solo giovanile, ma anche quelli più adulti, che è molto sfiduciata nei confronti della politica. Si è rotto questo trust profondo per cui la gente non si fida di quello che gli viene garantito, è comprensibile. Dovremmo spiegare però che le scorie devono essere stoccate, non è possibile che diversi governi non siano stati in grado di dire che non accade nulla e di stare tranquilli. Nessuno si è premurato di fare un lavoro di consapevolezza, andando nei siti, nelle scuole e in mezzo alla società civile per rassicurare le persone.

La società civile ha diritto di avere paura, è un sentimento umano, ma va accolto e curato.

…e per le tempistiche? Molti affermano che l'Italia non è pronta per il nucleare di 4a generazione per raggiungere gli obiettivi al 2050. È vero?

Da qualche parte bisogna cominciare perché per il nucleare è normale che ci voglia del tempo. È un lavoro impegnativo che richiede tecnologia, personale, noi abbiamo smesso per decenni di formare ingegneri nucleari nel nostro Paese. Bisogna recuperare tantissimo ritardo, però bisogna cominciare, è vero che magari non saranno operativi entro gli obiettivi del 2050, ma potranno permetterci di mantenerli quegli obiettivi. Anche qui, affidiamoci alla scienza, se ci dice intanto di partire con la terza generazione, allora consideriamolo. Poi quando avremo la possibilità di sviluppare il nucleare da quarta generazione, allora ci servirà per mantenere gli obiettivi raggiunti.

Mi dice un pregio e un difetto della comunicazione del Governo sui temi ambientali? 

Il Governo è forte perché, nel momento in cui la Presidente Meloni a reti spiegate con il suo potere e credibilità data dalla sua posizione dice che il Green Deal è una follia, quella roba lì ha un impatto devastante sull'opinione pubblica. Mia nonna che accende la TV e vede la Presidente del Consiglio con le bandiere italiane alle sue spalle pensa che sia vera. Si crea un problema enorme di consapevolezza nelle persone. Il punto è che questa retorica alla fine viene smascherata, quindi chi ha la possibilità di conoscere questi temi farebbe bene a rivolgersi alle persone che si occupano della materia come faccio io. Ovviamente i dossier del Green Deal sono difficili da spiegare, bisognerebbe trovare parole semplici per spiegare cose complesse ma indispensabili e che hanno un impatto sulla vita di tutti.

Soldo, proviamo a metterci in gioco, abbiamo davanti a noi un elettore scettico nei confronti del cambiamento climatico e dell'Unione europea. Come lo convinciamo?

Intanto gli direi di guardare fuori dalla finestra. Mi è capitato in queste settimane di partecipare a dibattiti con esponenti di tutti i partiti. Molto spesso ho trovato esponenti di partiti della maggioranza di Governo che dicevano che il cambiamento climatico è sempre esistito, sin dai tempi di Giulio Cesare. È una semplificazione e una brutalizzazione di un problema. È. vero che i cambiamenti climatici sono sempre esistiti, ma non così di frequente, non così gravi come quelli che stiamo attraversando oggi.

Queste persone dovrebbero osservare il mondo, io spesso sono stata rimasta bloccata in autostrada per raggiungere Ravenna per via di una fortissima grandinata che poi ha portato a un'alluvione e a danni ingenti ad agricoltura, persone, strade. Non si può far finta di nulla, sono sotto gli occhi di tutti gli effetti del cambiamento climatico, non è un'opinione.

Come può l'Europa unire e non dividere, come sosteneva la frase di Einaudi che avete posto all'inizio del vostro programma? Come può incidere dal punto di vista ambientale? 

L'Unione europea può incidere dettando la linea. Mentre Giorgia Meloni racconta che il Green Deal massacra le aziende italiane, noi dobbiamo raccontare e spiegare che un'Europa unita costituisce un mercato grosso, potente e che può avere un potere di contrattazione enorme nel mondo. Può andare a contrattare le materie prime, può andare a contrattare i costi delle importazioni e delle esportazioni, può proteggersi con dei dazi e può andare alle Cop con una voce unica. Se ognuno continua a difendere il proprio orticello è normale che non potrà mai competere con le potenze mondiali. Se invece di questo mercato unico ne facciamo una forza, allora stiamo tutti meglio e dettiamo le regole senza sottostare a quelle di chi non rispetta ambiente e lavoratori, facendo capire che tutto questo non è incompatibile con la crescita.

Abbiamo preparato un altro cartello con delle spighe di grano e la bandiera ucraina. Sappiamo che lungo questo territorio esistono i cosiddetti corridoi del grano per esportare questo alimento al resto del mondo. Proviamo a spiegare il tema della sicurezza alimentare a un cittadino europeo?

Anche su questo è stato fatto tanto allarmismo perché è stato detto che il grano dell'Ucraina mina quello italiano e quindi ci sarebbe concorrenza sleale con conseguente abbassamento dei prezzi. Se noi ragionassimo in ottica europea non lo chiameremmo grano ucraino, ma europeo, e avremmo la possibilità di capire che quel territorio va difeso dalle minacce di una potenza illiberale che tortura, uccide e viola i diritti dei propri cittadini. Immaginiamo cosa potrebbe fare e cosa fa con quelli dei Paesi con cui è in guerra. Anche qui, dovremmo provare a ragionare in chiave europea e dire che va difeso il territorio e va difeso anche il mercato unico della produzione dell'agricoltura. Bisognerebbe dire che i fondi europei dell'agricoltura devono arrivare anche all'Ucraina e che questo può portare ricchezza anche all'Italia.

Quali sono le tre cose che porterebbe all'attenzione dell'Unione europea dal punto di vista ambientale?

Sicuramente la questione dei trasporti su ferro e il miglioramento della rete ferroviaria. La seconda questione è quella di mettere in connessione tutta la rete energetica, facendo una rete unica elettrica dell'Unione europea, in modo tale da dare più forza e stabilità. In ultimo, la questione degli allevamenti intensivi che è un grande tabù e quindi va inserita nel dibattito europeo. Ne aggiungo una, che abbiamo già detto, la questione della carne coltivata.

Soldo, secondo i dati la maggior parte dei migranti che arrivano in Europa sono climatici. In Italia ci sono otto Centri per i Rifugiati, cosa direbbe a un migrante climatico? Come rassicurerebbe la comunità locale e cosa farebbe a livello istituzionale?

Quei posti li conosco, li ho visitati e proprio per questo penso che vadano chiusi. I CPR sono uno scandalo che umilia la nostra posizione in Europa e nel mondo, perché violano gli standard che ci siamo dati a livello costituzionale. Nel programma di Stati Uniti d'Europa c'è la quesitone migratoria, che va affrontata per quella che è: non un'emergenza, ma un fenomeno strutturale. Le persone si spostano per mille motivi, e purtroppo ormai anche per cause climatiche, quindi va affrontata con un diverso approccio. Sicuramente vanno gestite le responsabilità anche con gli altri Paesi europei, ma va creato un sistema di controllo. Noi prevediamo un'Agenzia europea sull'immigrazione, sembra assurdo che non esista ancora un ente del genere, bisogna creare canali legali e sicuri per includere, non integrare. L'integrazione presuppone sempre una cancellazione di una parte culturale delle persone. Tutti i dati ci dimostrano che i migranti che arrivano nel nostro Paese sono una ricchezza, creano PIL banalmente, se non ci interessano i diritti umani, cosa che invece dovrebbe accadere perché l'UE nasce su principi democratici.

Questo articolo fa parte della rubrica
Il mio interesse per il giornalismo nasce dalla voglia di approfondire tutto ciò che oggi giorno accade sempre più velocemente. Unisco altro…