La storia di Aynaz, da sposa bambina ad attivista per i diritti umani

A soli 13 anni è diventata una sposa bambina e per essere una donna libera ha dovuto lasciare il suo Paese. Aynaz non ha dimenticato il suo passato: adesso è un’attivista per i diritti delle donne e delle bambine condannate a quel destino e a cui ogni giorno viene calpestata la loro dignità di essere umano.
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Video Storie 8 Marzo 2021

Aynaz Cyrus a soli 13 anni è diventata una sposa bambina e per salvarsi ha dovuto abbandonare il proprio Paese. Il padre, di Aynaz Cyrus, era un’autorità islamica, mentre la madre era un’insegnante del Corano. Entrambi profondamente religiosi, si vergognavano del suo comportamento “ribelle”. In Iran, dove dal 1979 vige la Shari'a, la legge islamica basata sul Corano, secondo cui una donna è penalmente responsabile dall’età di nove anni, quando diventa adulta a tutti gli effetti. “Ho subito le conseguenze dell’essere adulta” – commenta Aynaz – “prima dei miei 14 anni, sono stata arrestata più di 12 volte, ho ricevuto più di 100 frustate e sono stata stuprata non so quante volte”.

Immaginate di vivere in un Paese dove la donna conta la metà di un uomo e tutte le cose che normalmente si fanno da adolescenti diventano un crimine. Aynaz è stata punita per aver messo lo smalto, per una ciocca di capelli fuori dall’hijab e addirittura per aver cantato in pubblico ed essere andata a una festa dove c’erano dei ragazzi. “Quando stavo per compiere 14 anni” – ricorda Aynaz – “mio padre era imbarazzato dal fatto che stessi portando così tanta vergogna alla mia famiglia così ha deciso che era tempo per me di diventare il problema di qualcun altro. Ha deciso di farmi sposare e sono diventata una sposa bambina prima dei miei 14 anni”. Il padre l’ha venduta in cambio di 50 dollari americani e il valore di un mese di oppio per il suo uso personale.

Aynaz ha subito abusi da parte del marito, che la picchiava e la stuprava se non obbediva. Purtroppo la legge non era dalla sua parte ed era inutile chiedere aiuto: sapeva di non avere altra via d’uscita se non la fuga. All’età di 15 anni, sua nonna è riuscita a farla scappare in Turchia dove Aynaz ha ottenuto lo status di rifugiato. Solo nel 2002 ha potuto ricominciare la sua vita quando è arrivata negli Stati Uniti. Oggi è finalmente una donna libera, ma non ha mai smesso di pensare a chi è condannata a quel destino.

Infatti, secondo l’ultimo rapporto “Contro la mia volontà” redatto dal Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, il matrimonio infantile attraversa paesi, culture, religioni ed etnie ed è spesso legato a fattori come la povertà e un basso livello di istruzione. Nei paesi in via di sviluppo, ci sono 33 mila nuove spose bambine ogni giorno. Ad oggi se ne contano 650 milioni totali e tra dieci anni la cifra potrebbe arrivare a 800 milioni. Il matrimonio precoce si configura così come una violazione fondamentale di diritti umani dove le ragazze vengono private della loro istruzione, salute e prospettive a lungo termine (UNFPA).

Adesso Aynaz è un’attivista per i diritti delle donne e delle bambine nei Paesi islamici. Attraverso la sua organizzazione, Live Up To Freedom, e i suoi canali social, promuove i principi di libertà e uguaglianza perché non può dimenticare il suo passato. Aynaz condivide la sua storia e quella di milioni di vittime come lei, a cui ogni giorno viene calpestata la loro dignità di essere umano.