
Il fico d’india è uno dei simboli delle regioni del Sud Italia, in realtà questo frutto, e soprattutto la sua pianta, non sono originari dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e non hanno nulla a che vedere con l’India, nonostante il nome sia evocativo. Nasce in Messico e poi si è diffuso in Europa, in Africa ma anche in alcune zone dell’Asia grazie ai conquistatori spagnoli.
Fico d’india è il nome della pianta che dà origine agli omonimi frutti. Si tratto di un cactus, noto anche come Opuntia ficus-indica, che fa parte della famiglia delle Cactaceae. È caratterizzato da foglie larghe, spesse e piatte e con spine acuminati. Fa dei fiori bellissimi e colorati che si trasformano in frutti commestibili a forma di bulbo, chiamati anche tonni,.
Ma come mai sono stati soprannominati proprio fichi d’India se sono originari del Messico? Si dice che la scelta del nome dipenda da Cristoforo Colombo. Nel 1492, approdato nelle Americhe era convinto di essere in India. E quando portò questi frutti alla corte reale vennero chiamati così. In realtà, gli Aztechi li avevano già battezzati nopali.
I frutti possono avere intense sfumature di colore, virando dal giallo al rosso, e creando tra loro contrasti cromatici molto suggestivi. A seconda del periodo in cui nascono, può variare la forma. Quelli più tondeggianti sono considerati le primizie, mentre quelli allungati sono i tardivi. Il peso, invece, è compreso tra i 150 e i 400 grammi.
Dei fichi d’india, in realtà, non si mangia solo il frutto, ma anche i petali dei fiori e le pale. Qui, però, puoi trovare i valori nutrizionali per 100 grammi di frutto. Considera che il frutto più piccolo supera i 150 grammi.
Sono numerose le proprietà dei fichi d’india, tanto da essere considerati un superfood. Nella medicina popolare messicana, la polpa e il succo di cactus sono usati per trattare ferite della pelle, gonfiore allo stomaco, problemi digestivi e infezioni del tratto urinario. Quello che è molto interessante, leggendo i valori nutrizionali, sono l'alto contenuto di potassio, calcio e fosforo. E l'importante apporto di vitamine del gruppo C ed A. Inoltre, se vuoi combattere l'intestino pigro questo prodotto contiene un ottimo apporto di fibre e l'impatto calorico è moderato.
I fichi d’india sono considerati un frutto sicuro. Ci sono però persone che non tollerano questo prodotto e che possono accusare sintomi come nausea, lieve diarrea e gonfiore. Inoltre, se ne mangi troppo, potresti rischiare il blocco intestinale. Attenzione anche alla glicemia: potrebbe abbassare i livelli di zucchero nel sangue nelle persone con diabete. Massima allerta se soffri di ipoglicemia o se stai già assumendo farmaci per il controllo della stessa.
Per mangiare i fichi d’india bisogna prima di tutto raccoglierli e sbucciarli e non è un’operazione così intuitiva perché sono ricoperti da spine. Devi usare dei guanti e poi infilare i frutti sotto l’acqua corrente: ciò aiuterà a lavarli ma anche a rendere le spinte un po’ meno “aggressive”. Incidi la buccia nel senso della lunghezza e spelala verticalmente, rimuovendo prima le due estremità. Li puoi poi tagliare a fettine e mangiarli così, totalmente al naturale. Possono essere indicati in una macedonia, per fare delle marmellate o dei succhi di frutta, e si abbinano bene anche ai piatti di carne.