
Un esercito di tiktoker, non per per pubblicizzare prodotti, nemmeno per eseguire l'ennesimo trend di tendenza e nemmeno per cucinare l'ennesima ricetta andata virale, ma per comunicare informazioni scientifiche sulla salute mentale.
A reclutarli è stata niente poco di meno dell'Università di Harvard, che ha deciso di tentare questa strategia innovativa per affrontare un'emergenza sempre più allarmante: il benessere psicologico dei giovanissimi è a rischio. Non si tratta di emotività o fragilità: stando ai dati dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), il suicidio è la seconda causa di morte tra gli adolescenti.
Così, mentre in Italia di salute mentale si parla solo quando un personaggio pubblico decide di farsi portavoce del problema, come ha fatto Fedez con la sua petizione per salvare il "bonus psicologo", negli Stati Uniti la più antica e tra le più prestigiose università del Paese mette in pratica un ragionamento sorprendentemente semplice, sebbene tutt'altro che scontato: se dobbiamo parlare ai giovani, facciamo che siano altri giovani a rivolgersi a loro. Non solo, usiamo gli strumenti e le modalità a loro più familiari, in una parola: i social e sopratutto TikTok.
Il patto è chiaro: i tiktoker che accettano l'invito di Harvard hanno l'onere e l'onere di diffondere – gratuitamente – i risultati dei lavori scientifici condotti dai ricercatori di Harvard sulle tematiche relative alla salute e al benessere psicologici, soprattuto per quanto riguarda questi ambiti: difficoltà di accesso alle cure, traumi intergenerazionali, il rapporto mente-corpo, ecoansia e gli effetti del razzismo sulla salute mentale.
Tra i Tiktoker invitati da Havard a far pare ti questa "mission" ci sono ragazzi e ragazze (ma anche professionisti), che già prima parlavano dai loro profili di diversi aspetti legati alla salute mentale, ciascuno nella chiave a lui o lei più congeniale. Tra loro ci sono Kate Speer, sostenitrice della salute mentale e creato di TikTok, con il suo cane da guardia, Waffle. Rachel Havekost, influencer e barista part-time di Seattle che ironizza sul fatto che andare in terapia da 19 è probabilmente la sua competenza migliore. Poi ci sono anche i professionisti della salute mentale, che fanno divulgazione sulla piattaforma social, come Trey Tucker, un terapeuta del Tennessee, e molti altri.
Si tratta "solo" di un esperimento, ma a fare la differenza è la consapevolezza dell'enorme potenziale che i social potrebbero avere, se usati attraverso i linguaggi propri dei loro utenti, ma con la "guida scientifica" di ricercatori e professionisti della materia trattata.