I disturbi del comportamento alimentare (DCA) o disturbi dell’alimentazione sono patologie caratterizzate da un'alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo. Insorgono prevalentemente durante l’adolescenza e colpiscono soprattutto il sesso femminile. I comportamenti tipici di un disturbo dell’alimentazione sono: la diminuzione dell’introito di cibo, il digiuno, le crisi bulimiche (ingerire una notevole quantità di cibo in un breve lasso di tempo), il vomito per controllare il peso, l’uso di anoressizzanti, lassativi o diuretici allo scopo di controllare il peso, un’intensa attività fisica. Alcune persone possono ricorrere ad uno o più di questi comportamenti, ma ciò non vuol dire necessariamente che esse soffrano di un disturbo dell’alimentazione.
Soffrire di un disturbo dell’alimentazione sconvolge la vita di una persona e ne limita le sue capacità relazionali, lavorative e sociali. Per la persona che soffre di un disturbo dell’alimentazione tutto ruota attorno al cibo e alla paura di ingrassare. Spesso i pensieri sul cibo assillano la persona anche quando non è a tavola, ad esempio a scuola o sul lavoro.
Una caratteristica quasi sempre presente in chi soffre di un disturbo alimentare è l’alterazione dell’immagine corporea che può arrivare ad essere un vero e proprio disturbo. La percezione che la persona ha del proprio aspetto ovvero il modo in cui nella sua mente si è formata l’idea del suo corpo e delle sue forme, sembrano influenzare la sua vita più della sua immagine reale.
Secondo il DSM-5 i disturbi alimentari sono:
È piuttosto difficile capire se un amico o un familiare ha sviluppato un disturbo alimentare. I possibili segnali da tenere in considerazione possono essere:
Può essere difficile chiedere aiuto se si ha la preoccupazione che una persona cara possa avere un disturbo alimentare. Le persone con un disturbo alimentare sono spesso difensive riguardo al loro modo di mangiare ed il loro peso, e possono negare di star male.
È molto raro che riescano a capire da soli di avere un disturbo e che chiedano la consulenza di un terapeuta. Quindi il vostro ruolo sarà determinante per aiutarle.
Le cause dei disturbi alimentari sono riconducibili a fattori predisponenti o di vulnerabilità, che predispongono un terreno fertile per la nascita del disordine e a fattori scatenanti, i quali promuovono un cambiamento che altrimenti non sarebbe avvenuto creando inoltre la condizione per la comparsa di fattori perpetranti, i quali originano un circolo vizioso che sviluppa e mantiene la malattia.
I fattori predisponenti o di vulnerabilità hanno caratteristiche individuali, famigliari e socio-culturali. I primi sono:
Altri fattori predisponenti con caratteristiche individuali sembrano essere la presenza di tratti ossessivi di personalità, il perfezionismo patologico e una bassa autostima, la quale sembra essere rilevante per la nascita dei disturbi alimentari. Per quanto riguarda i fattori predisponenti con caratteristiche famigliari, pur non esistendo una famiglia “tipica” che favorisca l’insorgenza dei disturbi alimentari, diverse ricerche hanno trovato: l’invadenza, l’ostilità, la negazione dei bisogni emotivi, l’eccessivo controllo e l’esagerata preoccupazione genitoriale come elementi che potrebbero favorire l’insorgenza dei disturbi alimentari.
Inoltre, ricerche hanno dimostrato l’influenza famigliare a livello biologico/ereditario nei disturbi alimentari. Infatti il rischio di sviluppare anoressia nervosa o bulimia nervosa è maggiore nei parenti di primo grado di un soggetto che ne soffre, rispetto alla popolazione generale.
L’intraprendere una dieta sembra essere un fattore scatenante forte, così come l’affrontare i cambiamenti fisici legati alla pubertà, in particolare dalla ragazza, poiché i mutamenti femminili sono più complessi nella loro elaborazione mentale rispetto a quelli maschili, come l’aumento ponderale, le trasformazioni morfologiche e inoltre la comparsa del menarca. La ragazza quindi può vivere l’adolescenza come minacciosa, sentendo di perdere il controllo su di sé, e a questo si aggiunge il cambiamento che essa affronta nel modo in cui viene guardata.
Inoltre, vi possono essere eventi di vita stressante, tra i quali: il distacco dalla famiglia o la perdita della sua integrità, la rottura di un rapporto amoroso o amicale ed esperienze di lutto. Non raramente i soggetti con disturbi alimentari hanno storie di abusi e traumi.
A seguito di una vulnerabilità di fondo e a questi elementi, la reazione potrebbe essere quella di concentrare la propria attenzione sul peso e sul cibo, per tentare di recuperare il controllo e darsi un valore.
Come può scoprire la persona nel tempo, emozioni negative quali tristezza, ostilità, ansia/paura e soprattutto vergogna possono essere gestite attraverso l’alimentazione. Questo, quindi, tende a perpetrare tale comportamento. Come dimostra una ricerca i soggetti con bulimia nervosa o Disturbo da binge eating imparano a tenere sotto controllo i propri disturbi emotivo/affettivi attraverso l’ingestione di grandi quantità di cibo. Inoltre tali emozioni negative hanno un’influenza anche sulla successiva messa in atto di condotte compensative.
I disturbi alimentari hanno generalmente un esordio in età adolescenziale, ma negli ultimi anni si è data sempre più importanza agli esordi precoci, durante l’infanzia e la prima adolescenza, sia rispetto ai disturbi alimentari poi diagnosticati in età adulta, sia rispetto ai disturbi della nutrizione specifici di quell’età.
L’attenzione per i disturbi alimentari infantili come sottogruppo specifico d’interesse si è concretamente affermata solo negli ultimi due decenni, quando le manifestazioni infantili dei disturbi dell’alimentazione cominciarono a essere considerate come categoria a sè stante rispetto a quelle adulte.
La diagnosi di disturbi alimentari infantili, i cui sintomi possono manifestarsi in diversi stadi dell’infanzia e della prima infanzia, dovrebbe essere presa in considerazione quando un bambino mostra difficoltà significative a seguire regimi di alimentazione regolari, cioè quando la sua alimentazione non è regolata in accordo con le sensazioni fisiologiche di fame o sazietà. Poiché un infante non è in grado da solo di provvedere al suo fabbisogno alimentare, ma un normale consumo nutrizionale dipende dall’integrazione riuscita tra una serie di funzioni fisiche e relazioni interpersonali con il caregiver durante lo sviluppo iniziale, l’interruzione in una o più di queste aree può portare ad un problema di alimentazione.
Il trattamento dei disturbi alimentari dipende dallo specifico disturbo e dai suoi sintomi. Tipicamente include una combinazione tra terapia comportamentale, educazione alimentare, monitoraggio medico ed alcune volte assunzione di medicinali.
Durante la terapia si tiene conto anche di eventuali problemi di salute generale causati da un disturbo alimentare, che possono essere gravi o addirittura pericolosi per la vita se ignorati a lungo.
Questo approccio terapeutico multidisciplinare aiuta la gestione dei sintomi, a ritornare ad un peso salutare e mantenere la propria salute sia fisica che mentale.
La terapia psicologica è la componente più importante del trattamento dei disturbi alimentari. Questa può durare da pochi mesi ad alcuni anni, e aiuta i pazienti a ristabilire degli schemi di assunzione del cibo regolari per raggiungere un peso salutare, supporta il paziente per l’identificazione ed il monitoraggio delle proprie abitudini errate e fornisce gli strumenti idonei per cambiarle verso altre più salutari. Inoltre insegna a gestire lo stress e i problemi, così da migliorare le proprie relazioni sociali ed in generale il proprio umore.