L’umore è una personale disposizione dell’animo, in grado di determinare particolari risposte/reazioni emotive che possono essere più o meno stabili: diciamo di essere di buono o cattivo umore in relazione a questa o quella cosa, persona o situazione.
I cambiamenti d’umore sono quindi fisiologici, in relazione agli eventi che affrontiamo nella nostra quotidianità e più in generale nell’arco della nostra vita. L’umore quindi, inteso come stato mutevole dell’animo, fluttua da una condizione all’altra, a seconda dell’emozione che prevale in un dato momento.
Talvolta però questi cambiamenti e alterazioni possono concretizzarsi in veri e propri disturbi dell’umore, che condizionano la vita di chi ne è soggetto. L’umore, quindi, è pertanto determinante per il benessere mentale e fisico dell’individuo.
I disturbi d'umore comprendono un insieme di condizioni caratterizzate da una persistente o ricorrente serie di sintomi psico-fisici, eccessivamente elevati o ridotti.
I disturbi d'umore più frequenti sono la depressione (eccessivo abbassamento del tono dell'umore) e il disturbo bipolare (momenti di depressione si alternano a mania, ossia a un'euforia patologica).
La tristezza può essere considerata una risposta universale dell'uomo a delusioni e a situazioni avverse (es. abbandono dell'ambiente familiare, morte di una persona cara ecc.), così come l'euforia è legata al successo e al raggiungimento di obiettivi. Tuttavia, se queste reazioni emotive sono eccessivamente intense e durano troppo a lungo, oppure insorgono in assenza di un evento scatenante, devono essere considerate anormali.
La soglia clinica oltre la quale è plausibile parlare di veri e propri disturbi dell’umore, sia in senso depressivo (in cui si riscontra un appiattimento dell’umore verso il basso caratterizzato da uno stato di insoddisfazione e pessimismo), sia in senso ipomaniacale o maniacale (stato opposto alla depressione durante il quale l'umore è costantemente elevato/euforico e a cui spesso si associa iperattività fisica e mentale), dipende dal numero e dall’intensità dei sintomi manifestati.
Per quanto riguarda i disturbi depressivi è osservata una netta prevalenza del disturbo nelle donne (circa il doppio rispetto agli uomini). Anche se alcuni studi osservano come questa tendenza scompaia con l’avanzare dell’età. In età geriatrica, quindi per persone che hanno superato i 65 anni, la depressione senile sembra infatti colpire indistintamente uomini e donne. Per quel che riguarda invece il disturbo bipolare non c’è differenza tra sesso maschile e femminile e la probabilità di sviluppare il bipolarismo nell’arco della vita si aggira intorno all’1%.
I maggiori fattori di rischio per una depressione non bipolare sono:
Per quanto riguarda la depressione bipolare, invece, è fattore di rischio principale quello di avere una storia familiare di disturbo bipolare. Inoltre, questo tipo di disturbo sembra essere direttamente proporzionale allo stato socio-economico.
Il DSM 5 è il manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali ed è considerato il manuale di riferimento per la psichiatria a livello mondiale. Nel DSM 5 i disturbi dell’umore sono stati suddivisi in due categorie distinte:
Nonostante siano entrambi disturbi dell’umore, il DSM-5 preferisce dividerli in due categorie distinte per le differenze peculiari di queste due particolari categorie di disturbi. Esistono infatti due capitoli differenti, uno destinato ai disturbi bipolari e correlati e l’altro per i disturbi depressivi.
I disturbi depressivi sono caratterizzati da umore depresso con:
Questi sintomi di disturbo dell’umore possono presentarsi come episodi acuti (della durata di almeno due settimane per parlare di disturbo depressivo maggiore) o come lunghi periodi di umore tendenzialmente depresso ma senza che gli altri sintomi depressivi siano particolarmente marcati o numerosi (con una durata di almeno due anni per diagnosticare un disturbo distimico).
Questi disturbi condividono una caratteristica che li distingue dai disturbi bipolari: l’assenza di episodi maniacali, misti o ipomaniacali, sia presenti che passati.
I disturbi dell’umore di tipo bipolare sono invece caratterizzati dall’alternarsi di episodi depressivi a fasi con umore marcatamente euforico o irritabile, associato a:
Tra i disturbi dell’umore, il disturbo bipolare II si differenzia dal bipolare I per la presenza di sintomi ipomaniacali, quindi meno gravi ed intensi, con una ridotta compromissione sul piano sociale e lavorativo del soggetto. Infine, il disturbo ciclotimico è caratterizzato dalla presenza, per almeno due anni, di una rapida e continua alternanza di sintomi depressivi ed ipomaniacali di moderata intensità.
Le cause dei disturbi dell’umore non sono ancora completamente note, ciò che è certo è l’importanza nell’esordio e nell’evoluzione di tali disturbi di:
Come per altri disturbi psichiatrici non è ancora stata individuata un’unica causa per i Disturbi dell’umore. Sicuramente sono stati individuati due fattori principali: un fattore di carattere biologico, per cui alcuni hanno una maggiore predisposizione genetica verso questa categoria di disturbi; un fattore psicologico, per cui talune esperienze (particolarmente quelle infantili) possono portare ad una maggiore vulnerabilità alla malattia. La vulnerabilità biologica e quella psicologica interagiscono tra di loro e non necessariamente portano allo sviluppo del disturbo. Incidono notevolmente sul manifestarsi del disturbo, da una parte eventuali fattori scatenanti (eventi stressanti positivi o negativi, come la nascita di un figlio o la perdita del lavoro, gravi perdite o tensioni importanti); mentre dall’altra relazioni buone e supportive.
Gli specialisti che si occupano dei disturbi dell'umore sono lo psichiatra e lo psicologo. Il trattamento deve iniziare fin dagli esordi del disturbo e i risultati migliori si ottengono combinando terapia farmacologica con psicoterapia individuale o di gruppo.
Nonostante i disturbi dell’umore siano disturbi particolarmente invalidanti e creino grave sofferenza a chi ne è affetto negli anni si sono sviluppate numerose cure efficaci. Nello specifico le classi di farmaci utilizzate nella cura dei disturbi dell’umore sono i farmaci antidepressivi, i neurolettici e gli stabilizzatori. Gli sviluppi costanti della terapia farmacologica hanno portato a sviluppare molecole sempre più efficaci nel trattamento dei diversi disturbi dell’umore. Non solo, si sono sempre più ridotti gli effetti collaterali dei farmaci aumentando così la disponibilità dei pazienti alla cura farmacologica.
In generale le depressioni unipolari tendono ad essere curate attraverso la terapia farmacologica e la psicoterapia. Entrambe queste forme di cura hanno mostrato una buona efficacia nel trattamento della depressione. Soprattutto se combinate insieme.
Per quel che riguarda la cura del disturbo bipolare vengono utilizzati farmaci antidepressivi, neurolettici e stabilizzatori dell’umore. La terapia si modula in base all’alternanza delle fasi bipolari, introducendo a seconda dei casi antidepressivi e antipsicotici che vengono aggiunti all’azione dello stabilizzatore dell’umore.
È importante sottolineare che, per impostare una corretta terapia farmacologica, è necessario affidarsi ad un medico psichiatria. La numerosità delle molecole e i diversi meccanismi di azione dei farmaci necessitano infatti di uno specialista, per impostare una terapia che sia specifica per ogni singolo paziente.