Il disturbo bipolare, quando si oscilla da un’emozione all’altra

Il disturbo bipolare è una malattia psichiatrica a gravità variabile che insorge in età giovanile ed è contraddistinta dalla presenza di stati emotivi opposti chiamati episodi maniacali e depressivi. In base ai diversi quadri clinici si hanno due tipi di disturbo bipolare: disturbo bipolare di tipo 1 e di tipo 2.
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Dott.ssa Roberta Kayed Medico chirurgo
23 Aprile 2020 * ultima modifica il 23/04/2020

Il disturbo bipolare è una malattia psichiatrica che, come si può intuire dal nome, contiene al suo interno due stati emotivi opposti, appunto “due poli opposti”. Questi stati emotivi sono:

  • Episodi depressivi: momenti di intensa tristezza e mancanza di speranza.
  • Episodi maniacali: momenti in cui l’umore è eccessivamente alto e sproporzionato.

È evidente che provare questi stati emotivi, a maggior ragione se gli episodi capitano più volte nella vita, compromette fortemente le capacità di vivere la vita di tutti i giorni, in particolare:

  • Pensare
  • Prendersi cura di sé
  • Dormire
  • Relazionarsi
  • Lavorare

Cos’è

Possiamo dire che il termine “bipolare” sia ormai entrato a far parte del linguaggio comunemente usato per indicare chi non mostra un equilibrio dei propri stati affettivi di tristezza ed euforia. È importante capire però che il termine ha un significato preciso e indica una condizione che non è un semplice periodo in cui ci si sente “un po’ giù” o “troppo felici”.

Il disturbo bipolare può essere di due tipi: disturbo bipolare tipo 1 e tipo 2 e si differenziano in base alla gravità della cosiddetta mania. Il disturbo di tipo 1 è quella forma resa purtroppo “famosa” dalla presenza di uno o più episodi maniacali, mentre il tipo 2 presenta degli episodi più lievi (o ipomaniacali).

  • Episodio maniacale: è un periodo di almeno 7 giorni in cui l’umore è insolitamente alto e fuori controllo. Può sfociare in irritabilità, aggressività e causare purtroppo dei comportamenti pericolosi che richiedono il ricovero in ospedale.
  • Episodio depressivo: si può associare all’episodio maniacale (prima o dopo) ed è un periodo, di solito di oltre 2 settimane, di intensa tristezza e sconforto. Non parliamo di una “semplice” tristezza poiché i sentimenti possono essere così debilitanti da impedire di fare le cose che la maggior parte di noi dà per scontate (scendere dal letto la mattina, prendere anche le più piccole decisioni). Nei casi molto gravi, chi soffre di depressione può autoaccusarsi e incolparsi per tutto, portandolo a pensare al suicidio.
  • Disturbo bipolare di tipo 1. è la presenza di almeno un episodio maniacale in tutta la vita (che può essere preceduto o seguito da un episodio depressivo) e, nei casi gravi, sintomi tipici della psicosi (allucinazioni e deliri) nei casi gravi.
  • Disturbo bipolare di tipo 2. è la presenza di almeno un episodio di depressione maggiore, almeno un episodio di ipomania e assenza dell’episodio maniacale.

Il decorso

Solitamente il primo episodio compare verso i 18-25 anni anche se può essere difficile riconoscere quando il comportamento di un adolescente, o comunque di un giovane, sia francamente patologico (pensiamo a quanta turbolenza ci sia nel pieno dello sviluppo emotivo tipico di questa età).

È frequente che il primo episodio sia quello depressivo e che a questo poi segua l’episodio maniacale. Una volta risolto, possono presentarsi le oscillazioni ricorrenti dell’umore nel lungo periodo.

La gravità comunque varia: fortunatamente è possibile avere un periodo anche di anni senza i sintomi e in questo intervallo (o comunque fra un episodio e l’altro) molte persone riescono a tornare alla normalità.

Le cause

Come per altre malattie psichiatriche non esistono delle cause vere e proprie, cioè delle condizioni che quando sono presenti provocano al 100% la malattia.

Esistono però i cosiddetti fattori di rischio che possono aumentare la probabilità di sviluppare il disturbo.

  • Familiarità. La storia familiare è il fattore di rischio più importante: la probabilità di sviluppare la malattia è 10 volte più alta nei parenti dei pazienti. Il rischio aumenta con il grado di parentela (quindi maggiore per i fratelli o i figli).
  • Struttura cerebrale. Gli studi hanno dimostrato nei pazienti delle differenze nell’attivazione di alcune aree del cervello.
  • Fattori ambientali sociali ed economici. Sembra che il disturbo sia più frequente nei paesi ad alto reddito, nelle persone separate, divorziate o vedove. Gli eventi traumatici della vita giocano quindi un ruolo rilevante nell’insorgenza della malattia (come stress intensi, lutti, separazioni e tracolli finanziari) e potrebbero essere delle possibili cause scatenanti.

 I sintomi

 Il sintomo principale della malattia è l’episodio maniacale, cioè almeno 7 giorni di:

  • Umore persistentemente alto o irritabile. La persona non è semplicemente di “buon umore”, ma euforica e “al settimo cielo” in maniera esagerata e inopportuna. Mostra un illimitato entusiasmo per le interazioni sociali e lavorative. L’autostima è esageratamente alta, priva di qualsiasi critica e può raggiungere proporzioni deliranti. Nulla sembra essere al di fuori dalla propria portata e la persona può impegnarsi in progetti bizzarri, spesso senza alcuna conoscenza o talento a riguardo (come invenzioni irrealizzabili). In questi casi ci possono essere delle somiglianze con la psicosi e più precisamente con il delirio di grandezza (ad esempio la persona è convinta di avere una relazione particolare con qualcuno di famoso). Spesso l’umore predominante è irritabile e altalenante fra euforia e irritabilità.
  • Aumento dell’energia e delle attività quotidiane (lavorativa, sessuale ecc.)

Inoltre, durante l’episodio si può avere:

  • Diminuito bisogno di dormire. La persona si può sentire già riposata e piena di energie dopo pochissime ore di sonno (spesso questa fase preannuncia il periodo maniacale). Ci si può dedicare ad attività inconsuete di notte o nei casi gravi non dormire per giorni interi.
  • Difficoltà nell’esprimersi. La persona parla come un fiume, in maniera pressante e difficilmente può essere interrotta. Può gesticolare in maniera eccessiva o teatrale, con un tono di voce esagerato (se l’umore è irritabile può lamentarsi, diventare ostile o fare delle “sfuriate”). Non si rende conto dell’interlocutore e spesso può essere intrusiva e inopportuna. Nei casi gravi ci può essere una grossa difficoltà a esprimersi a causa della velocità con la quale i pensieri si presentano e questo può portare a un flusso continuo di parole con cambi repentini di argomento (chiamata fuga delle idee). L’attenzione è facilmente catturata da minimi stimoli (come un rumore, la camicia dell’interlocutore) e questo contribuisce alla difficoltà nel sostenere una conversazione logica.
  • Aumento delle attività quotidiane (sociali, religiose, lavorative, scolastiche o sessuali). La persona è irrequieta, s’imbarca in diversi progetti, anche simultaneamente (a dispetto di qualsiasi logica o conoscenza), si comporta in modo inappropriato, esprime fantasie sessuali inopportune o condotte pericolose (come gioco d’azzardo, acquisti incontrollati, investimenti finanziari ad alto rischio). Spesso sperimenta un aumento della socialità, ignorando la natura intrusiva del proprio comportamento (ad esempio contatta amici o sconosciuti e riallaccia delle vecchie conoscenze, scrive ai media o a personaggi pubblici).

Possono esserci anche degli episodi ipomaniacali o depressivi maggiori.

  • Episodio ipomaniacale. Come per l’episodio maniacale, è un umore elevato o irritabile con un aumento delle attività e delle energie, ma dura di meno (almeno 4 giorni) e senza i sintomi psicotici.
  • Episodio depressivo maggiore. Almeno 2 settimane di umore estremamente basso che compromette la vita di tutti. Possono esserci variazioni importanti del peso senza causa apparente, disturbi del sonno, agitazione o rallentamento psicomotorio, mancanza di energia, svalutazione e colpa, ridotta capacità di concentrarsi, pensieri di morte e idee di suicidio.

Le complicanze

È superfluo sottolineare come tutto questo comporti una marcata compromissione della vita di tutti i giorni (lavorativa, affettiva, scolastica e sociale).

Durante l’episodio maniacale la persona non si rende conto di avere bisogno di una cura, può diventare ostile e, se delirante, può diventare fisicamente pericolosa o rischia il suicidio, la complicanza senz’altro più grave (con un rischio purtroppo di 15 volte più alto alla normalità).

 La diagnosi

Il riconoscimento dei sintomi, la diagnosi e la terapia precoce sono molto importanti per evitare il peggioramento nel tempo.

Per la diagnosi è necessaria la presenza di almeno un episodio maniacale (o ipomaniacale) nell’arco della vita e sarà il medico ad attuare un’attenta valutazione del paziente e dei sintomi (non esistono degli esami di laboratorio o strumentali per la diagnosi, ma alcuni test possono escludere la presenza di malattie fisiche o l’abuso di sostanze che possono mimare i sintomi).

Una volta escluse altre condizioni, il colloquio e alcuni questionari potranno escludere altre malattie psichiatriche che potrebbero accompagnare e confondere il quadro.

 La cura

 La terapia personalizzata comprende l’utilizzo di farmaci, psicoterapia e l’adozione di uno stile di vita incentrato sul benessere personale: insieme sono indispensabili per restituire al paziente la sua vita.

  • Farmaci: stabilizzatori dell’umore, antipsicotici (per gli episodi di psicosi), antidepressivi (per gli episodi depressivi), sedativi e ipnotici (nei disturbi del sonno).
  • Psicoterapia: terapia cognitivo-comportamentale o terapia familiare.
  • Tecniche di gestione dello stress e rilassamento

 

Fonti| DSM V – Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali; Mayo ClinicNAMI – National Alliance of Mental Illness NIH – National Institute of Mental Health

Medico-Chirurgo, specializzanda in Anestesia-Rianimazione, Terapia intensiva e del dolore, ha lavorato per diversi anni negli ambulatori di Medicina Generale. Nella pratica altro…
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