I rischi delle radiazioni: dobbiamo preoccuparci per l’incidente nucleare in Russia?

Definirla una seconda Chernobyl è sicuramente azzardato, anche se dalla Russia, oggi come allora, le informazioni giungono frammentate e non sempre degne di fiducia. In base a quello che si conosce, e che si suppone, l’incidente nucleare avvenuto l’8 agosto non è certo una buona notizia, ma i livelli di radiazioni registrati non sono ancora pericolosi per la salute dell’essere umano.
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Giulia Dallagiovanna 20 Agosto 2019

È successo di nuovo, in Russia. Si dice "incidente nucleare" e la mente corre subito a Chernobyl, alle migliaia di persone morte, ai rischi gravissimi che si sono corsi, a un'area inquinata da 36 anni e destinata a rimanere inaccessibile probabilmente per secoli. Ma cos'è accaduto realmente lo scorso 8 agosto nel poligono militare di Nyonoksa, in una regione a nord ovest del Paese? E quali pericoli esistono davvero per l'ambiente e per la salute dell'essere umano?

Di preciso, ancora, non si sa. E non è possibile stabilirlo con certezza perché le informazioni che arrivano da Mosca sono frammentarie, sporadiche e in contrasto con quanto invece trapela per vie ufficiose. Possiamo però cercare di ragionare sulle conseguenze delle radiazioni emesse nell'atmosfera in seguito all'esplosione, partendo dai pochi dati dei quali si è entrati in possesso. Prima di tutto però, non allarmarti. Anche se il Cremlino opera una vera e propria censura su tutte le notizie che riguardano l'episodio, anche in Europa esistono diverse stazioni di monitoraggio che sono in grado di determinare se le correnti stanno trasportando una quantità di polvere radioattiva che risulta pericolosa per gli esseri viventi. Perciò, al momento, puoi stare abbastanza tranquillo.

Cos'è successo in Russia

Era giovedì 8 agosto quando nel poligono militare di Nyonoksa, nella regione dell'Arkangelsk, a circa 500 chilometri dal confine con la Finlandia, è avvenuto un incidente nucleare. Per diversi giorni le autorità russe hanno taciuto sull'argomento, lasciando alla stampa internazionale il compito di cercare di capire cosa fosse accaduto. Forse non te lo ricordi, perché eri già sotto l'ombrellone e il tuo unico pensiero era evitare un'insolazione, ma si è parlato addirittura di una seconda Chernobyl. Probabilmente tanto allarmismo è stato un po' avventato, ma dei morti ci sono stati e dei contaminati pure.

Il lunedì successivo sono stati celebrati i funerali di cinque persone che lavoravano all'interno della base navale militare. I feriti sono invece probabilmente 15, di cui sembra che tre siano stati trasportati all'ospedale regionale di Arkhangelsk, avvolti in teli di plastica. Il Moscow Times, un quotidiano indipendente in lingua inglese, ha parlato con alcuni medici che lavorano nella struttura. Gli interlocutori sono rimasti anonimi, ma hanno rivelato dettagli molto importanti, e un po' inquietanti, su quello che starebbe accadendo.

Innanzitutto, nessuno era stato informato che i feriti erano radioattivi, perciò il personale sanitario ha ricevuto i normali dispositivi di sicurezza, come i camici di piombo, solo in seguito. Il ministero della Salute russo ha infatti poi ammesso di aver dovuto esaminare i 91 operatori, tra medici, chirurghi e infermieri, che erano entrati in contatto con i pazienti. E pare che proprio un dottore sia stato contaminato da cesio 137. Questo isotopo radioattivo è infatti stato rinvenuto nel suo tessuto muscolare. L'agenzia di stampa russa Interfax ha invece riportato che "nessuno ha mostrato un eccesso dei livelli accettabili di radioattività".

I livelli di radiazioni registrati sono di 16 volte superiori alla norma

E in effetti, va detto che anche la Bbc aveva spiegato che i dati registrati nelle quattro stazioni di monitoraggio di Severodvinsk, a 50 chilometri dal luogo dell'incidente, mostravano livelli di radiazioni anche di 16 volte superiori alla norma, ma che non potevano ancora essere considerati pericolosi per l'uomo. Tuttavia, anche per quanto riguarda le rilevazioni, sono sorti dubbi. Innanzitutto, l'Europa ha scoperto quello che stava accadendo perché le centraline di Vienna e quella a infrasound (cioè in grado di registrare le onde ultrabasse),  situata in Norvegia, hanno segnalato l'aumento delle radiazioni. Allo stesso tempo, le due stazioni di Kirov e Dubna, molto vicine alla base militare, hanno smesso di funzionare. Un fatto che secondo Daryl Kimball, direttore esecutivo della Arms Control Association, un'associazione che promuove il controllo degli armamenti, appare come una coincidenza piuttosto strana.

Già, si parla di armi nucleari. Missili, per la precisione. Di nuovo, non vi sono conferme ufficiali, ma l'ipotesi che va per la maggiore è quella del fallimento di un test che ha impiegato un missile da crociera Ssc-X9 "Skyfall" o "Burevestnik", come lo chiama l'esercito russo e come lo aveva citato proprio il presidente Vladimir Putin lo scorso anno. Un ulteriore indizio di quanto avvenuto sarebbe l'impiego della nave rompighiaccio Serebrjanka per recuperare il relitto radioattivo.

Questo, in breve, è quanto si conosce e quanto si sospetta dell'incidente nucleare avvenuto 11 giorni fa. Ma quanto sono pericolose le radiazioni nel concreto? E quanti danni possono davvero fare al Pianeta e all'uomo? Proviamo a capirlo insieme.

I tipi di radiazioni

Radiazione è una parola che ti farà piuttosto paura, ma in realtà per la fisica è semplicemente la diffusione di particelle o di onde. E tu ci entri in contatto tutti i giorni. I raggi ultravioletti del sole, ad esempio, contro i quali ti proteggi ricorrendo a una crema apposita, ma che di certo non ti spaventano più del necessario. Oppure quelle emesse dal forno a microonde con il quale hai appena riscaldato il tuo pranzo. In questo caso la distinzione è tra naturali e artificiali, ma i tipi di radiazioni tra i quali di solito si fa una differenza sono quelle ionizzanti e non ionizzanti.

  • Radiazioni non ionizzanti: sono a bassa energia, come appunto quelle emesse dal forno a microonde o le onde radio. Insomma particelle con le quali hai a che fare tutti i giorni, senza nemmeno accorgertene.
  • Radiazioni ionizzanti: sono quelle che alterano gli atomi. L'energia sprigionata in questo caso è sufficiente per rimuovere gli elettroni dall'orbita del nucleo. Quello che rimane è un atomo a sola carica positiva e non più bilanciato com'era in precedenza. Questa particella si chiama appunto ione. Senza entrare troppo nel dettaglio, ti basti sapere che sono queste le radiazioni che comprendono anche i raggi X, utilizzati sia per le radiografie o per le Tac, che per la cura di alcuni tumori. Ma è anche la categoria alla quale appartengono i materiali radioattivi, quelli utilizzati nelle centrali nucleari o per costruire i missili.

All'interno delle radiazioni ionizzanti, c'è poi un'ulteriore distinzione che deve essere effettuata, in base alla portata. Non tutte infatti sono pericolose allo stesso modo: per difendersi da alcune di queste è addirittura sufficiente un foglio di carta. Quelle più comuni sono:

  • Radiazioni alfa: sono particelle veloci e molto cariche, che quando vanno a sbattere contro degli elettroni perdono la propria energia. Più sono cariche, più lenta sarà la loro progressione e più semplice sarà frenarle. Come tutte le radiazioni, sono in grado di penetrare nella materia, pelle umana compresa. Queste però progrediscono di norma solo per pochi centimetri nell'aria e 0,1 millimetri nel corpo umano. Non sono dunque pericolose ed è sufficiente un pezzo di carta per bloccarle. Se però vengono inalate, allora possono provocare avvelenamento da radiazioni: è il problema, ad esempio, rappresentato dal gas radon.
  • Radiazioni beta: simili alle radiazioni alfa, possono però effettuare un viaggio di qualche centimetro, o anche di un metro, nell'aria e pochi millimetri nel corpo umano. Possono venire fermate da una superficie in alluminio o lamiera, oppure deviate da un campo magnetico, come una calamita. Di nuovo, risultano pericolose per l'uomo solo se non vengono bloccate in tempo.
  • Radiazioni gamma: le radiazioni gamma vengono diffuse e, a un certo punto, assorbite. Il problema è che non vengono bloccate tutte assieme, come avviene nel caso delle radiazioni alfa e beta, ma in modo casuale. Non si può quindi determinare la loro portata massima e nemmeno fermarle, ma solo ridurre l'intensità attraverso le schermature appropriate, come il piombo, a spessori crescenti. Nelle centrali nucleari, vengono invece contenute attraverso acqua, cemento e ferro. Queste particelle hanno dunque una capacità di penetrazione decisamente superiore rispetto alla precedenti e possono risultare molto pericolose per l'uomo.

Tutti questi raggi vengono utilizzati nei meccanismi di fissione per produrre calore. In una centrale nucleare, il calore viene poi trasformato in energia. In un missile invece il mix di temperature elevate, onda d'urto e materiale radioattivo, ha un effetto distruttivo nei confronti degli edifici e, ancora di più, degli esseri umani.

Radiazioni ionizzanti: i rischi per l'ambiente

Il problema principale delle radiazioni è che modificano il Dna. Di conseguenza, il loro effetto risulta pericoloso per qualsiasi essere vivente sia in possesso di acido desossiribonucleico. In pratica, tutti. Predire quali siano le conseguenze però non è semplice, proprio perché non si tratta di virus o batteri dei quali è possibile studiare il comportamento, ma di onde che alterano il patrimonio genetico delle cellule fino a renderlo incompatibile con la vita. Per capire meglio i rischi è quindi necessario guardare quali effetti sono stati prodotti da incidenti nucleari già avvenuti, come quello di Chernobyl nel 1986, o di Fukushima nel 2011.

La centrale nucleare di Chernobyl come appare oggi: l’arco di contenimento è stato ultimato nel 2017 ed è previsto che duri 100 anni

Il professor Timothy A. Mousseau, del dipartimento di Biologia dell'Università del Sud Carolina, da anni fa proprio questo. In un articolo pubblicato su The Conversation ha spiegato come le radiazioni abbiano radicalmente modificato la fauna nelle zone attorno a queste due grandi centrali distrutte. Uccelli e mammiferi con la vista danneggiata e che presentavano diverse malformazioni, tra cui una testa più piccola del normale. Molti esemplari hanno riportato problemi di infertilità, mentre in altri sono stati riscontrati spermatozoi con il patrimonio genetico alterato. Più in generale, vi sono specie animali il cui numero è drasticamente diminuito, mentre altre, è vero, hanno conosciuto un discreto aumento, probabilmente per la scomparsa dei loro predatori naturali.

Nel 2015 infatti uno studio pubblicato su Current Biology a opera di un team di ricerca bielorusso ha affermato che a Chernobyl le radiazioni avevano fatto meno danni di deforestazione e caccia e che gli animali erano stati in grado di adattarsi e tornare a proliferare. A marzo 2019 una nuova ricerca da parte dell'Università della Georgia ha confermato, con tanto di documentazione fotografica, che la vita era tornata a fiorire entro i confini dell'area contaminata e che, anzi, avevano fatto la loro comparsa nuove specie mai rintracciate prima in quella zona.

Affermare però che le radiazioni siano un toccasana per la fauna è quanto meno ingenuo. Ben più probabile è che alcune specie siano state in grado di sviluppare un Dna in grado di gestire la presenza di queste onde nell'aria, nel suolo e nell'acqua. Altre invece sono state costrette a soccombere. Uno stravolgimento dell'habitat dunque, con cui la natura ha provato a fare i conti.

E lo stesso discorso vale anche per le piante. Vicino a Chernobyl c'era un bosco di conifere che ora viene chiamato "la foresta rossa". Le radiazioni infatti fecero assumere un colorito rossiccio agli alberi, poco prima di farli morire. Ma l'elemento che risentì maggiormente della contaminazione fu sicuramente il suolo, per colpa di materiali pesantemente radioattivi come, appunto, il cesio 137. Più in generale, le particelle inquinanti sono in grado di penetrare nell'acqua e nell'aria e di venire dunque trasportate per migliaia di chilometri dalle correnti o di arrivare nel terreno nelle falde acquifere. E quando finisce questo pericolo? Praticamente mai. Nella cittadina bielorussa, l'area rimarrà off limits per almeno altri 100 anni.

Radiazioni ionizzanti: i rischi per la salute

I rischi per la salute provocati dalla radiazioni sono diversi e dipendono essenzialmente da due fattori: quante ne ha assorbite il tuo corpo e com'è in grado di reagire. In generale, l'energia molto elevata di queste particelle entra in contatto con il tuo organismo in modo molto violento. Questa sorta di urto provoca lo strappo di alcuni elettroni agli atomi, generando, in poche parole, un gran disordine. Gli atomi iniziano a diventare instabili e intanto ci sono degli elettroni che girano a vuoto, per gli affari loro. Reagendo con altri atomi, possono prodursi nuove cellule, dal Dna alterato: i radicali liberi.

In condizioni normali, i radicali liberi ti fanno invecchiare, perdere i capelli, rovinare la pelle. A mano a mano che l'età avanza, sarà più facile che ne nascano all'interno del tuo corpo. Ma se il loro numero aumenta di colpo in modo esponenziale i pericoli sono enormi. Possono ad esempio generare nuove sostanze che, a loro volta, alterano la riproduzione e il corretto funzionamento delle tue cellule. In base a quale radiazione ti ha colpito e al tempo di esposizione, questo meccanismo può durare pochi attimi, oppure anni e procedere in modo lento oppure molto veloce. Se la dose di particelle contaminate è molto alta, si muore subito. Se invece è bassa ma vi si rimane in contatto per diverso tempo, aumenta il rischio di tumori, leucemie e altre malattie gravi. Se, infine, è molto bassa e dura pochi secondi, come nel caso di una radiografia o una tac, allora non ci saranno problemi.

La valutazione dei rischi dipende da due fattori: quante radiazioni hai assorbito e come reagisce il tuo corpo

Più nel dettaglio, le radiazioni intaccano il funzionamento del midollo osseo e la sua capacità di produrre globuli bianchi, rossi e piastrine. Di conseguenza, aumentano le possibilità di soffrire di anemie, emorragie, leucemie. Oltre a risultare più facilmente esposti al rischio di contrarre infezioni. Anche la fertilità ne risente: può diminuire fino a scomparire la produzione di spermatozoi, oppure formarsi un tumore alle ovaie. Altri tumori e malfunzionamenti riguardano invece la tiroide, lo stomaco, il colon e l'esofago. L'avvelenamento da radiazioni interessa invece l'apparato intestinale e si presenta con sintomi come nausea, diarrea e ulcere. Infine, possono subentrare problemi alla vista e alla respirazione.

Ma i danni si ripercuotono anche sulle future generazioni. Le radiazioni infatti rimangono nel tuo corpo e possono essere trasmesse a chi entra in contatto con te, come è accaduto ai medici russi di cui ti parlavo prima, oppure modificare il tuo patrimonio genetico e quello dei tuoi futuri figli. E dunque malformazioni, come cranio più piccolo, alterazione degli arti e riduzione dell'altezza. Ma anche possibili ritardi mentali e problemi psicologici legati alla situazione. Infine, anche le future generazioni conosceranno un aumento del rischio di tumori e leucemie.

Quantificare le probabilità non è però così immediato. Di nuovo, bisogna guardare a quello che è già successo. Nel 2013 l'Organizzazione mondiale della sanità valutò che in seguito al disastro di Fukushima, le persone che vivevano nella zona a maggiore concentrazione di radiazioni erano più esposti allo sviluppo di alcuni tipi di tumore. In particolare:

  • il 4% in più rispetto alla norma di soffrire di una qualsiasi forma di cancro solido, cioè caratterizzato dalla presenza di una massa maligna, per le donne che erano bambine al tempo dell'incidente
  • il 6% delle possibilità in più di avere un tumore al seno, sempre per le donne esposte da piccole
  • il 7% di rischio in più di soffrire di leucemia per gli uomini entrati in contatto con le radiazioni da bambini
  • Il 70% in più di sviluppare un cancro alla tiroide per le donne, soprattutto per quelle che erano bambine quando è avvenuto l'episodio
La centrale nucleare di Fukushima, distrutta a causa di uno tzunami nel 2011 e oggi in fase di smantellamento

A questi calcoli bisogna poi aggiungere un dato importante: un incidente nucleare non è un semplice incendio e il pericolo non finisce una volta che il fuoco si è spento. L'inquinamento radioattivo permane fino a quando le scorie non hanno perso la loro radioattività e ogni materiale ha un suo personale tempo di decadimento. Per il cesio 137, ad esempio, si parla di 30 anni. Mentre per il plutonio 239 si può arrivare a oltre 24mila e per l'uranio 238 si toccano i 4,5 miliardi.

Tornando al recente incidente avvenuto in Russia, comunque, è probabile che le conseguenze per la salute non saranno così gravi. I livelli di radiazioni misurati sono elevati, ma non ancora preoccupanti per l'essere umano, soprattutto per chi vive ben lontano dalla base militare di Nyonoksa. Parlare di una nuova Chernobyl appare dunque eccessivo, ma la speranza è che i dati finora in nostro possesso si rivelino corretti e che le cifre non siano in realtà superiori a quelle comunicate dalla centralina di Severodvinsk.

Fonti| Ispettorato federale svizzero della Sicurezza nazionale; Focus