L’ultima ad approvare un disegno di legge per la legalizzazione della “riduzione organica naturale” è stata la California diventando il quinto stato degli USA a permettere ai propri cittadini di optare per il compostaggio del proprio corpo offrendo così un’alternativa più ecologica e sostenibile alla tumulazione e alla cremazione.
Questa pratica funeraria consiste nel disporre i defunti in un recipiente d’acciaio e ricoprire i loro corpi con materiali organici come erba medica, legno e paglia. Dopodichè i corpi vengono conservati dentro a delle “navicelle” per circa 30 giorni, fino alla totale decomposizione che avviene grazie all’immissione di ossigeno all’interno dei cubicoli e all’attività incessante dei microrganismi. Grazie a questa attività si crea circa un metro cubo di terriccio privo di agenti patogeni e residui di farmaci e può essere quindi riconsegnato alla famiglia in totale sicurezza per essere disperso in una foresta o in un giardino.
La pratica, è bene chiarire, non è poi così rivoluzionaria come potrebbe apparire visto che viene già utilizzata da decenni da molti allevatori per la gestione dei resti del bestiame. Da qui nasce, infatti, l’idea della trasformazione in compost anche del corpo umano. Per questo motivo negli Stati Uniti sono nate delle pompe funebri “speciali” che si occupano in modo specifico della decomposizione dei corpi. La Recompose è diventata la prima azienda funeraria di questo tipo nel 2021. Fondata da Katrina Spade che, durante gli anni dell’università, lavorò a una tesi sulla gestione dei cadaveri in aree urbane super affollate con lo scopo di proporre soluzioni più sostenibili rispetto a quelle utilizzate fino ad allora. Secondo Spade, il compostaggio umano è un processo più ecologico rispetto alla cremazione: basta considerare che con la cremazione di un solo corpo finiscono nell’aria 400 kg di CO2, oltre ad altre sostanze inquinanti come polvere, monossido di carbonio e metalli pesanti. Inoltre si abbatterebbero le emissioni causate dalla produzione di bare in legno e metallo e si eviterebbe di inquinare il terreno a causa dei liquidi chimici derivanti dall'imbalsamazione, una pratica poco diffusa in Italia, ma estremamente comune negli Stati Uniti.
La riduzione organica naturale, anche se a molti potrebbe sembrare una pratica macabra, in realtà potrebbe risolvere il problema del sovraffollamento dei cimiteri, questione annosa anche per quelli italiani. In Italia, però, queste sepolture ecologiche non sono ad oggi permesse. Secondo le norme cimiteriali, che, però, non vengono aggiornate dal 2001, nel nostro paese è concessa solo la tumulazione e la cremazione del corpo con la dispersione o l’interramento delle ceneri dove permesso dalla legge. Nonostante ciò, le sepolture verdi alimentano sempre più curiosità nei cittadini di tutto il mondo, non solo a causa di una maggiore sensibilità ambientale che non esisteva fino a vent’anni fa ma anche per il desiderio di un ritorno alla natura e una connessione più diretta con la nostra Terra.