Il digiuno intermittente fa bene oppure no? Facciamo chiarezza con il nutrizionista Gabrielli

Da tempo si parla dei benefici del digiuno, dalla perdita di peso alla prevenzione contro malattie cardiovascolari e neurodegenerative fino a un miglioramento della salute che si tradurrebbe in un prolungamento della vita. Ad oggi però ci sono anche diversi pareri discordanti, basati sul fatto che tutti i dati oggi disponibili derivano da studi effettuati su animali e non su umani. Abbiamo provato a fare un po’ di chiarezza con il dottor Simone Gabrielli, biologo nutrizionista.
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Kevin Ben Alì Zinati 28 Marzo 2024
* ultima modifica il 29/03/2024
In collaborazione con il Dott. Simone Gabrielli Biologo nutrizionista

Depura, riduce il colesterolo e gli stati infiammatori, libera l’organismo dal glucosio in eccesso, stimola il sistema immunitario e contribuisce a perdere peso. E aiuterebbe a vivere a lungo, più di 100 anni secondo alcuni.

Da tempo si parla dei benefici del digiuno, del trascorrere cioè un periodo limitato di tempo distribuito in un mese o anche nella stessa giornata in cui non si mangia oppure si riduce drasticamente l’apporto delle calorie che si consumano.

Diversi esperti si sono schierati a favore di regimi alimentari basati sul digiuno perché vari studi scientifici ne hanno confermato i benefici. “Il principio di base è che durante il digiuno le cellule lavorano in modo tale da correggere eventuali errori e quindi prolungare la propria vita, che si traduce in un miglioramento della salute e prevenzione di malattie" ci ha spiegato il dottor Simone Gabrielli, biologo nutrizionista.

Il professor Valter Longo, per esempio, ne ha fatto il proprio cavallo di battaglia al punto da strutturarne anche una variante, la cosiddetta dieta mima digiuno, recentemente celebrata dal New York Times.

Più volte, però, sono state sollevate critiche su schemi così stringenti e duri. Più volte ci si è interrogati sulla loro sicurezza.

Di recente, uno studio americano ancora in fase preliminare (quindi non ancora pubblicato su una rivista scientifica) ma presentato alla conferenza dell’American Heart Association di Chicago, ha per esempio messo in allarme per una potenziale associazione tra il digiuno intermittente, un’altra variante di questa dieta, con un maggior rischio maggiore di morte per malattie cardiovascolari.

Il professor Valter Longo, oggi responsabile laboratorio Longevità & Cancro dell'IFOM di Milano e anche del Longevity Institute della University of Southern California – Davis School of Gerontology di Los Angeles, è convinto che l’alimentazione sia il segreto per vivere sani e molto a lungo e la sua idea si basa, in particolare, sui benefici offerti da quello che lui stesso ha ribattezzato la dieta del “mima digiuno” o “finto digiuno”.

Si tratta, in sostanza, di un protocollo alimentare che impone a chi lo segue di sostituire la propria alimentazione normale con prodotti vegetali biologici e di ridurre l’apporto calorico a circa 1100 kcal il primo giorno e 700-800 per i restanti giorni.

Così facendo si cerca di ingannare la mente e il corpo imitando un digiuno e favorendo la perdita di peso per i cinque giorni previsti dalla dieta, che andrebbe poi ripetuta una volta al mese per almeno tre mesi. In questa finestra temporale devi dunque rinunciare a zuccheri semplici, carboidrati e amidi.

In termini di salute, la dieta mima digiuno sarebbe collegata a grossi benefici come la perdita di grasso viscerale, un miglioramento dei parametri biologici fino a una forte azione preventiva contro malattie croniche come il diabete, l’obesità e anche patologie cardiovascolari e neurodegenerative.

Quando senti parlare di digiuno intermittente invece devi pensare a una dieta che alterna periodi in cui si mangia a periodi in cui si digiuna seguendo però schemi differenti e tarati sul tempo di “astinenza” dal cibo: alcune prevedono giorni, altre solo 8 ore. Se ti ricordi, è la stessa dieta con cui Matteo Renzi ha perso 6kg.

Lo scopo è quello di ridurre l’attività metabolica che si accende con l’alimentazione spingendo sul cosiddetto silenzio metabolico per limitare la produzione di insulina e di alcuni ormoni deputati alla trasformazione delle calorie in massa grassa.

Il più famoso e diffuso schema di digiuno intermittente è il cosiddetto «16:8», che va seguito tutti i giorni e prevede di mangiare qualsiasi cosa in un intervallo di tempo di 8 ore. L’idea è quella di concentrare l’assunzione del cibo in otto ore creando una "finestra" in cui il tuo stomaco resta vuoto.

Secondo diversi studi, l’astinenza dal cibo contribuirebbe ad abbassare i livelli di insulina, che ha un ruolo nell’accumulo di grasso corporeo, e ridurrebbe anche le concentrazioni di somatomedina, la cui carenza è associata alla riduzione dell'incidenza di patologie tipiche dell’invecchiamento.

Il punto alla base di molte critiche verso i regimi alimentari basati su una qualche forma di digiuno è che al momento la maggior parte degli studi è stata effettuata su modelli animali.

Ciò significa insomma che la maggior parte degli effetti benefici di cui ti ho parlato sarebbero veri, sì, ma per i topi. "Al momento si hanno tanti studi in vitro e su topi ma pochi dati sulle persone, e quei pochi a nostra disposizione non dimostrano che seguire una dieta con il metodo del digiuno sia meglio che seguire una dieta equilibrata senza digiunare, escludendo il digiuno che già facciamo quando dormiamo" ha continuato il dottor Gabrielli.

Tradotto, il pensiero del dottor nutrizionista è quello di andare quando ci si avvicina a questi regimi alimentari. Cautela nell'assecondarli, perché chi scegliesse di seguirli dovrebbe comunque sempre rifarsi a uno dei principi cardine dell'alimentazione, ovvero l'equilibrio. "È sbagliato, infatti, fissare un massimo di calorie standard che vadano bene per tutti, come si fa nel digiuno intermittente. Ognuno ha il proprio fabbisogno energetico e bisogna stare attenti a non ridurre troppo le calorie per non incorrere in deficit nutrizionali".

La cautela tuttavia serve anche nel condannarli come schemi alimentari assolutamente e sicuramente dannosi. Per questo, lo stesso principio va applicato, dunque, anche i risultati del recente studio americano.

L’indagine si è effettivamente concentrata sui dati sanitari di oltre 20mila persone, giungendo alla conclusione che un regime alimentare in cui si consuma cibo solo in otto ore al giorno – quindi il digiuno intermittente sarebbe connesso a un aumento del rischio di morte per malattie cardiovascolari. Dunque esattamente l’effetto opposto.

“Questo studio sembra dimostrare un aumento di morte per problemi cardiovascolari. In realtà non possiamo sapere se il digiuno sia effettivamente la causa di questi decessi”. Non a caso, ha ribadito, i dati non hanno ancora passato la peer review e dunque non sono ancora stati validati da altri esperti.

“Il digiuno intermittente in genere è un metodo per portare le persone a mangiare meno. Alla fine i benefici descritti sono dovuti proprio alla riduzione calorica. Non bisogna vederlo come qualcosa di miracoloso che aumenta la nostra longevità: è solo una strategia su come impostare una dieta che deve comunque essere equilibrata per la singola persona” ha concluso il nutrizionista.

Che ha poi ribadito un concetto che deve sempre rappresentare la tua bussola quando si decide di mettere mano alla propria alimentazione per raggiungere un obiettivo prefissato, estetico o di salute: affidarsi sempre a un professionista, quindi evitare il fai-da-te.

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