È drone spazzino che raccoglie i rifiuti che galleggiano in acqua e, prima che finiscano nell’oceano aperto, li riporta in riva dove vengono smaltiti dagli operatori. Il dispositivo si chiama Waste Shark, cioè squalo spazzatura, e le sue sembianze ricordano lo squalo balena che nuota con le fauci aperte per nutrirsi di plancton e piccoli pesci.
Proprio come il gigante dei mari, anche questo dispositivo galleggia sull’acqua con “la bocca aperta” per catturare i rifiuti che finiscono nella “pancia” del drone prima di essere rilasciati sulla terra ferma. Realizzato dall’azienda olandese RanMarine, che sviluppa tecnologie per la salvaguardia dell’ambiente marino, il drone è in grado di raccogliere fino a 500 kg di spazzatura al giorno. Non inquina l’ambiente perché non utilizza combustibili fossili per funzionare e la sua batteria, che assicura un’autonomia di circa 10 ore, può essere ricaricata da una power bank a energia solare, così da ridurre ulteriormente l’impatto ambientale. Inoltre, secondo l’azienda, non è dannoso per i pesci, che possono nuotare senza finire intrappolati nella pancia del drone.
Una volta in acqua, il drone può essere telecomandato da un operatore che lo guida nella cattura dei rifiuti oppure può percorrere il tragitto in autonomia grazie a dei sensori e al wifi. Oltre a recuperare la spazzatura, il dispositivo raccoglie dati sullo stato di salute dell’acqua come temperatura e torbidità, i livelli di ossigeno, di azoto e di PH. È progettato per solcare acque interne come porti, canali, fiumi e laghi ecc. ma non può essere utilizzato in mare aperto perché non riesce ad affrontare onde più alte di un metro e mezzo. Secondo Richard Hardiman, fondatore di RanMarine, l'idea è che il drone possa funzionare come un piccolo aspirapolvere pulendo l'acqua costantemente. Ma, aggiunge, "sebbene tutti questi dispositivi siano utili per cercare di ridurre la quantità di rifiuti in mare dobbiamo trovare delle soluzioni per generare meno rifiuti sia a livello industriale che da consumatori". I rifiuti che finiscono per galleggiare a centinaia di chilometri dalla costa sono quasi impossibili da recuperare perché deteriorandosi si frantumano in micro particelle che spesso vengono ingerite dai pesci stessi. Lo squalo mangia spazzatura è solo uno dei tanti strumenti che abbiamo a disposizione per cercare di riparare al danno causato dalle attività umane per salvaguardare i nostri ecosistemi. "Il nostro scopo è sviluppare tecnologie per rendere il nostro mondo un luogo più vivibile – commenta Hardiman – e alleviare la pressione che gli esseri umani stanno esercitando sugli ecosistemi e sulle nostre fragili risorse idriche per questo vogliamo rendere la raccolta dei rifiuti in acqua più efficiente, meno costosa e dannosa rispetto ai metodi attuali."