
Ad avere l'idea di questo panificio solare è stato l'ingegnere-artigiano Arnaud Crétot, dopo aver iniziato a collaborare con Solar Fire, un'azienda che da anni sviluppa attrezzature in grado di avere un impatto positivo sui cambiamenti climatici, ponendosi come obiettivo anche quello di rendersi utile nei paesi più poveri del pianeta. Arnaud è rimasto colpito dal loro progetto Lytefire, il forno che funziona a energia solare, costruito solo con materiali a basso impatto ecologico, il cui funzionamento è molto semplice: il meccanismo si attiva grazie a tanti specchi messi insieme imitando il sistema di installazione di una parabola, in grado di riflettere i raggi del sole in direzione della parte inferiore del forno, dove attraverso una piccola finestra viene intrappolato il calore all’interno, fino ad un massimo di 450 gradi.
Ogni anno un singolo forno di un panificio consuma in media 74.300 KW, emettendo grandi quantità di CO2. Sostituirlo con un Lytefire potrebbe prevenire la produzione di circa 16.431 KG di CO2 l’anno. Questo significa che se artigiani e imprenditori iniziassero a utilizzare questi concentratori solari, si limiterebbero grandi problemi ambientali, tra cui la deforestazione.
Solar Fire, inoltre, ha dato vita a GoSol, un progetto dedicato allo sviluppo sostenibile, che, insieme alle ONG, alimenta diversi panifici solari in Paesi sottosviluppati come il Kenya e l’Uganda, perché, se per il mondo occidentale accedere a fonti di energia verde è semplice, molti sono i Paesi in cui produrre beni di prima necessità come il pane è ancora una sfida.