Il giro d’Italia secondo Myra: 6 mila chilometri in bici raccogliendo la plastica gettata a terra

Olandese di nascita ma italiana d’adozione, Myra Stals è partita da Torino con un obiettivo molto chiaro in testa: percorrere in poco più di tre mesi, da nord a sud e ritorno, tutto lo Stivale per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema dell’inquinamento da plastica e per raccogliere fondi per il Banco Alimentare.
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Federico Turrisi 22 Luglio 2020

Ognuno di noi può in qualche modo dare il proprio contributo (e convincere gli altri a dare il loro) nella lotta contro l'inquinamento legato all'abbandono dei rifiuti di plastica: scegliendo il più possibile uno stile di vita "zero waste" magari, oppure pulendo la spiaggia dove prendi il sole o i giardini pubblici dove porti a spasso il cane. Myra Stals, olandese di 35 anni, dal 2012 in Italia, ha scelto di usare la bicicletta per lanciare il suo messaggio ecologista.

È lei l'anima del progetto Cycle 2 Recycle, con cui intende sensibilizzare più persone possibili su un problema sotto gli occhi di tutti: perché purtroppo in giro ci sono troppi rifiuti di plastica, che poi finiscono in mare facendo i danni che ormai conosciamo. Basterebbe cancellare il concetto di usa e getta e prendersi cura dell'ambiente che ci circonda.

Per questo Myra ha deciso di passare l'estate in sella alla sua bici. All'inizio di luglio è partita da Torino e all'inizio di questa settimana ha già raggiunto Roma. Il suo intento è quello di tornare a Torino, non prima però di aver percorso da nord a sud e viceversa l'Italia. Che cosa c'è nel mezzo? Dislivelli a non finire, paesaggi spettacolari come solo il nostro Paese è in grado di offrire e moltissimi rifiuti di plastica. Al momento, dopo aver percorso quasi 1000 chilometri, ne ha raccolti già più di 21 chilogrammi. L'iniziativa comprende inoltre una raccolta fondi per il Banco Alimentare, associazione che si occupa di recuperare le eccedenze alimentari per redistribuirle a chi ne ha più bisogno.

Non sei nuova a queste pedalate plastic free, se così possiamo definirle, giusto?

Questa è la seconda volta. Il primo giro con la bici cargo l’ho fatto l’anno scorso. Sono partita da Torino e sono arrivata fino alla valle della Mosella, fino a Francoforte, per poi tornare indietro. Alla fine ho percorso circa 2 mila chilometri e attraversato sei paesi diversi: Italia, Svizzera, Germania, Francia, Austria e Liechtenstein.

Quest’anno il percorso è ancora più ambizioso: oltre 6 mila chilometri…

Sì, partendo sempre da Torino proseguo lungo tutta la via Francigena fino a Roma, e poi fino a Santa Maria di Leuca, in Puglia. Dopo di che mi dirigerò verso la Sicilia e da lì risalirò l'Italia, tornando infine a Torino. Penso di impiegarci all'incirca 100 giorni.

Come sei attrezzata per questo viaggio?

Per raccogliere i rifiuti di plastica che trovo in giro utilizzo una lunga pinza. Il cassone dove ripongo i rifiuti è fatto di legno e plastica riciclata. Per quanto riguarda la mia compagna di viaggio, è lunga quasi due metri e mezzo e pesa all'incirca 30 chili senza bagagli. Di solito i ciclisti danno un nome alla loro bici. Io non gliel’ho ancora dato, ma entro la fine del viaggio magari qualcosa spunterà fuori.

Qual è la tipologia di rifiuti che trovi più di frequente?

Sono ancora all’inizio del mio viaggio, ma posso dire che c’è veramente di tutto. Tantissime bottiglie di plastica; sono l’80-90% di quello che raccolgo, è incredibile. Mi è capitato perfino di trovare sul ciglio di una strada un pezzo di una motocicletta. Purtroppo non riesco a raccogliere tutto, perché lungo il tragitto si incontrano davvero troppi rifiuti.

Domanda d’obbligo: ma chi te lo fa fare? Che cosa ti spinge a percorrere migliaia di chilometri in bicicletta raccogliendo la plastica abbandonata per terra?

Fin da piccola ho avuto sempre una certa sensibilità verso il tema ambientale. Il problema dei rifiuti di plastica è talmente grande da farci sentire quasi impotenti e non posso certo pretendere di cambiare da sola il mondo. Però sentivo proprio il bisogno di fare qualcosa, non riuscivo più a stare ferma. Sono disposta anche a soffrire, perché valicare l’Appennino è stata una faticaccia, lo posso assicurare. Ma in fondo unisco l’utile al dilettevole, visto che mi piace pedalare e mi vedo benissimo l’Italia. Con questa traversata spero che il mio messaggio raggiunga più persone possibili. Se anche solo una persona cambia le proprie abitudini e si dimostra più attenta nella vita di tutti i giorni, allora per me vale la pena farlo.

Qual è la reazione delle persone quando ti incontrano sulla strada?

Sono molto incuriosite, probabilmente pensano che io sia pazza. Quando me lo dicono, lo prendo come un complimento. Così spero di fare la differenza nel mio piccolo.

Su Ohga abbiamo spesso parlato di ciclisti che raccolgono la plastica, come Raffaele Fanini e Mirko Moretti: che possa diventare una nuova moda quella delle “pedalate ecologiche”?

Noto che quando pubblico foto su Facebook e Instagram a volte ci sono persone che commentano dicendo “anch’io avrei bisogno di una bici cargo, perché anch’io vado in giri in bici e non so mai dove mettere i rifiuti di plastica che trovo per strada". Effettivamente in Italia le bici cargo non sono molto diffuse, tant’è che mi guardano spesso come se fossi un’aliena. Non sono ancora così numerose le iniziative di questo tipo, però sì forse qualcosa si sta muovendo.

Credits photo | Cycle 2 Recycle