
Non stupisce che il libro “Sogni d’oro per bambini e mamme” (Edizioni Piemme), ennesimo dispensario di consigli sul come far dormire tutta la notte i bambini, abbia già venduto oltre 300mila copie in Giappone. Lo dico da mamma che, dopo ancora due anni di vita del secondogenito, difficilmente riesco a fare sette ore di sonno di fila e comprerei qualsiasi libro mi risolvesse l'attuale situazione.
L’ultima chance che forse ho ancora è cambiare il rituale della buonanotte, come consiglia Etsuko Shimizu, autrice di quello che ormai si può considerare un best seller per le mamme in costante debito di sonno.
Secondo l’autrice, i problemi del bambino che non dorme di notte sono legati all’orologio biologico e al rituale della nanna. La prima cosa da fare quindi dovrebbe essere sistemare questo benedetto orologio biologico, cercando di anticipare l’ora della nanna e accettando una sveglia al canto del gallo (ma se questo garantisce che si dormirà tutta notte, ben venga). Sul rituale della nanna la questione sembra essere più complessa perché sono proprio le abitudini serali, secondo l’autrice, che possono influenzare negativamente la qualità del sonno e quindi creare dei problemi. Secondo la Shimizu le principali soluzioni da adottare sarebbero quelle che seguono.
Se hai un bimbo che di notte piange regolarmente ogni 40-60 minuti, prima di preoccuparti inutilmente, osservalo per qualche minuto per capire se ha davvero bisogno di qualcosa. Magari ha solo sete, ha perso il ciuccio con cui dorme o addirittura sta solo sognando. In questo caso meglio non intervenire (e augurarsi che si giri dall’altra parte e ripiombi in un sonno profondo). Efficacia di questo metodo a casa mia, pari al nulla. Ma procediamo.
Non ti passi per la mente di mettere a letto il tuo pargolo tardi per stancarlo a tal punto da mandarlo in letargo per 12 ore filate. Ritardare l’ora della nanna, infatti, sembra influire negativamente sulla qualità del sonno, rendendolo più leggero. Ti tocca anticipare quindi tutto: bagnetto, cena e biberon della buonanotte. Fino a che non arriva l’estate, e mettere a letto il tuo bambino con il sole che ancora non è tramontato, ti sembrerà la cosa più innaturale che ci sia (almeno nel mio caso).
Qui ti tocca essere una mamma svizzera. Se mantieni ritmi sempre uguali nell’arco della giornata, aiuterai il tuo bimbo a sincronizzarsi con il ciclo giorno/notte degli adulti. Quello che può crearti problemi è sbagliare gli orari dei sonnellini che nei primi mesi di vita dovrebbero essere distribuiti regolarmente tra mattino, pomeriggio e sera. Sembra facile, se non fosse che capita inevitabilemnte che ci sia il giorno in cui il pargolo decide di essere stanchissmo e di crollare all’ora di cena, sballandoti completamente il rituale della buonanotte in programma da lì a due ore.
Tanti neonati si svegliano di notte cercando il seno della mamma che li allatta. È un modo per cercare una rassicurazione affettiva, ma anche un'abitudine che, se vuoi tornare a dormire, devi eliminare al più presto. La Shimizu consiglia di trovare un sostituto della mamma, ma non nel senso che vorrei io, ossia una tata fissa h24, ma nella forma di un peluche morbido che rassicuri il bambino nella culla. Ho sommerso il mio secondogenito di più di un doudou (un pupazzetto formato da una copertina con una testa al centro o ad un’estremità): ne ha almeno quattro, gli ha battezzati tutti con i nomi dei membri della famiglia, ma ancora si sveglia la notte.
Per far capire al bambino che andare a dormire non è la fine del mondo (anzi, per noi genitori è una benedizione a fine giornata), bisogna rendere il rituale della buonanotte piacevole e conciliante. L’autrice del libro consiglia di prendersi in braccio il pupo e di girare per casa salutando i vari oggetti disseminati nella casa.
Ora, per migliorare il rituale della buonanotte le ho provate tutte, ma ancora non ci siamo messi ad augurare la buonanotte a giocattoli, peluche, mobili e stanze, prima di andare a dormire (anche perché poi mi verrebbe la frenesia del riordino e dovrei dare retta a un’altra giapponese), ma non mi resta che provare anche questa. E incrociare le dita.