
Un altro reattore nucleare italiano va in pensione. La storica struttura atomica del Joint Research Centre della Commissione europea di Ispra, in provincia di Varese è pronto a staccare la spina dopo oltre 60 anni di attività.
Nella giornata di ieri, l’Amministratore Delegato di Sogin, la società pubblica che si occupa del nucleare italiano e il Direttore del Nuclear decommissioning & waste management del JRC hanno firmato un accordo di collaborazione per lo sviluppo e l’attuazione di una strategia comune nelle attività di smantellamento nucleare e di gestione dei rifiuti radioattivi.
Ti fermo subito: costruito a cavallo tra il 1957 e il 1958, quello del JRC di Ispra era un reattore nucleare finalizzato esclusivamente alla ricerca e non invece alla produzione di energia elettrica come successo conte altre 4 centrali italiane, già mandate in decommissioning da tempo.
Nei laboratori varesini si è fatta ricerca sulla fisica del nocciolo, su nuovi materiali per la costruzione dei reattori commerciali e finalizzati alla produzione energetica, sui flussi neutronici e sulle loro interazioni con la materia vivente.
L’accordo avrà una durata di cinque anni e prevede 3 obiettivi:
Tutti passi che rientrano nello scenario di un potenziale ritorno dell’Italia al nucleare civile: “Con la firma di oggi – ha infatti spiegato Gian Luca Artizzu, Amministratore Delegato di Sogin – instauriamo un rapporto con il JRC di Ispra con il quale intendiamo portare avanti progetti comuni per favorire l’innovazione e, nel contempo, essere sempre più performanti nel decommissioning e nella gestione dei rifiuti radioattivi, settori industriali rilevanti per il ritorno al nucleare in un’ottica di sviluppo sostenibile del Paese”.
Ma che cosa vuol dire, in concreto, mandare in pensione un reattore nucleare? Il decommissioning, come viene definito in gergo tecnico, consiste nella cessazione di tutte le attività di un impianto e nel suo smantellamento.
Gli edifici verranno sottoposti a processi di decontaminazione e il materiale radioattivo e smaltito insieme a tutti gli altri rifiuti e materiali nucleari che, come ti ho già spiegato, verranno stoccati in appositi depositi temporanei, in attesa che il nostro Paese finalizzi la costruzione del famoso deposito nazionale.
Alcun di essi, come il ferro, il rame o il calcestruzzo subiranno un processo diverso perché verranno allontanati dal sito per essere poi avviati al recupero e al riciclo.
Una volta che le attività di decontaminazione saranno concluse, le strutture dell’impianto sono saranno state demolite e i rifiuti radioattivi saranno cementati all'interno di fusti metallici e stoccati nei depositi temporanei, il processo di decommissioning raggiungerà la fase di “green field”.
In questa fase, quando la sicurezza del sito e quindi l’assenza di vincoli di natura radiologica verranno confermati, le strutture del JRC avranno nuova vita. Significa che potranno tornare a disposizione per nuovi e successivi riutilizzi.
Fonte | Sogin