Il segreto nascosto all’interno del Colosso dell’Appennino, la statua metà uomo metà montagna

Il Colosso dell’Appennino è forse tra le opere meno famose del Giambologna, ma la monumentale statua, voluta da Francesco I de’ Medici per adornare una delle sue ville, meriterebbe molta più notorietà. Si trova al parco mediceo del Pratolino, a pochi km da Firenze, dove veglia sulla natura incontaminata da quasi 500 anni.
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Video Storie 5 Maggio 2021

Questa statua metà uomo metà montagna nasconde al suo interno un segreto. L’uomo, per molti un antico titano, sembra essere appena uscito dallo stagno a cui fa la guardia o di essersi appena separato dal vicino Appennino Tosco Emiliano. È infatti ricoperto di alghe, licheni, detriti e sedimenti calcarei e con una mano schiaccia la testa di un mostro, un serpente da cui sgorga l’acqua. Si trova al parco mediceo di Pratolino, in provincia di Firenze, per volere di Francesco I de’ Medici che aveva commissionato la sua costruzione al fiammingo Jean de Boulogne detto Giambologna. Per via delle sue grandi dimensioni, l’opera venne chiamata il Colosso dell’Appennino.

La statua alta 14 metri è stata eretta in muratura e pietra nel 1580 e al suo interno ci sono ampi spazi che ospitano grotte e stanze segrete. Se si aggira il monumento, infatti, è possibile intravedere un varco che porta al suo interno e conduce, attraversando il ventre, fino alla testa del Colosso. Lì, secondo il progetto iniziale, gli occhi erano delle finestre da cui entrava la luce mentre dalle narici sarebbe dovuto uscire il fumo del camino presente nella stanza.

Giambologna era già famoso per aver scolpito il Nettuno bolognese e il Ratto delle Sabine della Loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria a Firenze ma, purtroppo, il Colosso dell’Appennino non ha avuto la fortuna che meritava. Infatti, un detto popolare recita “Giambologna fece l’Appennino, ma si pentì d’averlo fatto a Pratolino” perché un’opera di questa portata avrebbe fatto di certo più clamore al centro di Firenze. Ma nel 1568, anno in cui Francesco I De Medici lo acquistò, il parco del Pratolino era il più ampio delle tenute medicee. Progettato da Bernardo Buontalenti con i suoi 20 ettari, le statue, le fontane e le piante secolari, il parco faceva da cornice a una delle ville più sfarzose del Rinascimento italiano, costruita su ordine di Francesco I per la seconda moglie Bianca Cappello.

Oggi la villa non esiste più perché dopo la loro morte, abbandonata all’incuria, venne distrutta. Nel 1872 il parco fu venduto al principe russo Paolo II Demidoff, che dà il nome a una delle paggerie ancora in piedi, ciò che resta della meravigliosa villa . Solo 100 anni dopo, nel 1981, il parco venne acquistato dallo stato italiano e reso pubblico. Anche se molte delle opere d’arte sono andate perse o distrutte e possiamo solo immaginare l’antico splendore di questo parco quasi fiabesco tuttora è un'importante riserva naturale che ospita querce, cedri e ippocastani tanto da diventare nel 2013 patrimonio mondiale dell’Unesco. A quasi 500 anni dalla sua costruzione, il Colosso dell’Appennino veglia ancora sul parco come a voler proteggere, quasi di nascosto, questo luogo incantato.