In Alaska i fiumi diventano arancioni e la causa è il riscaldamento globale: cosa c’entra lo scioglimento del permafrost

Cosa sta succedendo ai corsi d’acqua di diverse zone del mondo?
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Francesco Castagna 17 Gennaio 2024

C'è un posto nel mondo dove i fiumi stanno diventando arancioni, ma non c'è stata nessuna azione di disobbedienza civile degli ambientalisti. È l'Alaska, una delle zone più selvagge degli Stati Uniti d'America, dove già da luglio sono state rilevate dagli scienziati tracce di sostanze che hanno alterato la natura dei corsi d'acqua.

Secondo la rivista scientifica "Scientific American", "L'ossigeno disciolto era estremamente basso e il pH era di 6,4, circa 100 volte più acido del fiume alcalino in cui scorreva il torrente". Tradotto: "La conducibilità elettrica, un indicatore di metalli o minerali disciolti, era più vicina a quella delle acque reflue industriali che a quella di un normale torrente di montagna". Quell'acqua non era potabile. Il fiume Salmon, uno dei corsi d'acqua famosi per aver mantenuto per molto tempo le sue caratteristiche naturali, ora si sta arrugginendo: i torrenti che affluiscono nel fiume sono pieni di di minerali di ferro ossidati e, in molti casi, di acido.

Lo stesso fenomeno si sta verificando in diversi corsi d'acqua negli ultimi dieci anni: i torrenti di tutta la Brooks Range – almeno 75 negli ultimi 5-10 anni-, spiegano i ricercatori, e probabilmente anche in Russia e in Canada stanno presentando le stesse caratteristiche del fiume Salmon. Per gli esperti non c'è dubbio: si tratta di uno degli effetti dei cambiamenti climatici in corso, dovuti al riscaldamento globale di origine antropica, ovvero dalle azioni dell'uomo. I corsi d'acqua si stanno riscaldando in maniera rilevante e, secondo i ricercatori, "il calore potrebbe aver già iniziato a scongelare il 40% del permafrost del parco, lo strato di terra appena sotto il suolo che normalmente rimane congelato tutto l'anno". La parte più remota e incontaminata degli Stati Uniti d'America sta cominciando a subire gli effetti del riscaldamento globale a distanza.

Ciò che non è ancora chiaro ai ricercatori è come il disgelo del permafrost stia facendo diventare arancioni i fiumi. Le ipotesi sono diverse, tra le più accreditate c'è la tesi per cui l'acido dei minerali stia lisciviando il ferro dalla roccia, ora esposta all'acqua per la prima volta dopo millenni; altri invece pensano che "i batteri stiano mobilitando il ferro dal suolo nelle zone umide in fase di disgelo". Ma intervenire sul permafrost dei fiumi non è un'operazione facile e sostenibile, né dal punto di vista ambientale, né economicamente parlando. L'unica ipotesi che potrebbe profilarsi, se la situazione non dovesse rientrare, è che la natura agisca da sola auto-proteggendosi. Tutto il permafrost quindi dovrà scongelarsi e il ferro arrugginirsi. Solo così questi fiumi saranno in grado di ripristinare il loro stato di salute, anche se potrebbero volerci decenni.

Contenuto validato dal Comitato Scientifico di Ohga
Il Comitato Scientifico di Ohga è composto da medici, specialisti ed esperti con funzione di validazione dei contenuti del giornale che trattano argomenti medico-scientifici. Si occupa di assicurare la qualità, l’accuratezza, l’affidabilità e l’aggiornamento di tali contenuti attraverso le proprie valutazioni e apposite verifiche.